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Incontro con gli autori

Gianni Zanata, autore del libro “Non sto tanto male”


Di Silvia Sanna

Incontriamo Gianni Zanata, autore del libro “Non sto tanto male” recensito nello scorso numero: un rocker prestato alla scrittura o un cantastorie prestato al giornalismo. Fatto sta, che Zanata è un artista poliedrico, che fa tanto e lo fa bene.
Se Celentano lo potesse definire, direbbe senz’altro che la scrittura, la simpatia e l’estro di Gianni Zanata sono decisamente rock.

“Non sto tanto male" ha un ritmo incalzante, direi rock: il tuo essere musicista influenza la tua scrittura?

Quando avevo sedici anni il mio sogno era diventare un musicista rock. Forse lo è ancora, il mio sogno. Ma sto per varcare una soglia d’età oltre la quale i vegliardi come me non possono più permettersi sogni come questo. Perciò devo sbrigarmi: entro l’anno ti faccio sapere se sono diventato un rocker.
Ad ogni modo, se c’è qualcuno disposto a esaudire i miei desideri, sappia che vorrei tirar su una band con Keith Richards, Jack White, Elvis Costello e Sheryl Crow. Mi sembra un buon ensemble.
Scusa, mi sono perso. Dov’ero rimasto? Ah, sì, ai miei sedici anni.
All’epoca suonavo in piccoli gruppi, pensavo che un giorno me ne sarei andato in giro per il mondo, con la mia chitarra, con le mie canzoni. Le cose sono andate diversamente, ma la chitarra è sempre qui, un amore che continua. Ritmo e musica contano moltissimo.
Penso che scrivere sia un po' come comporre su un pentagramma. Melodia, armonia, ritmo, pause: va dosato tutto, per ottenere una frase che "suoni". E poi mi piace inserire dei riferimenti musicali all'interno dei testi, come tanti link immaginari. Non a caso "Prestami una vita", il primo romanzo che ho pubblicato, ha per protagonista un musicista. Anche in “Non sto tanto male” ci sono molte citazioni di canzoni, e in epigrafe c’è un verso tratto da “Psycho Killer” dei Talking Heads

Qualche retroscena sul tuo rapporto con la tua casa editrice?

Prima di tutto fammi dire una cosa. Con tutto il cuore e con grande sincerità: la Quarup è una casa editrice davvero straordinaria. È l’unica in Italia ad avere pubblicato autori culto della scena underground americana, come Lee Ranaldo, Les Claypool, James Greer, o scrittori europei che hanno un gran seguito nei loro paesi d’origine, come la svizzera Anna Ruchat e il francese Luc Lang.
Per me, avere un titolo nel catalogo Quarup è come avere una medaglia d’oro sul petto.
Qualche retroscena?
Quando abbiamo cominciato a ragionare sulla pubblicazione di “Non sto tanto male”, l’editore è stato tremendamente sincero e cattivo. Mi ha detto che fare un libro con Quarup significava innanzitutto minarsi la salute, iniziare una lotta greco-romana col testo, per fornire al romanzo i muscoli adatti per fare a pugni con qualunque altro suo simile. E poi ha aggiunto che mi sarei dovuto sbattere come un tarantolato per dare visibilità al libro, per garantirgli un’adeguata promozione. E così è stato, in effetti.
C’è stato da soffrire.
Ma è stato un bel soffrire; in fin dei conti. Perché quando il libro è nato, entrambi, io e l’editore, abbiamo urlato di gioia, come può urlare un calciatore che ha appena realizzato un gol in Champions League.
C’è stato un solo momento in cui ho pensato di mandare a quel paese l’editore, al diavolo la pubblicazione, e roba così. È stato un paio di giorni prima che il romanzo andasse in stampa. Pensavo che il peggio fosse passato, le correzioni, l’editing e tutto il resto.
Invece mi chiamano dalla casa editrice e mi dicono: “il titolo non ci piace, tirane fuori un altro. Ti diamo ventiquattro ore di tempo, altrimenti salta tutto”. Il giorno dopo ho inviato loro trenta titoli alternativi, oltre a un voluminoso mazzo di insulti grandi come cipressi. Per fortuna tra quei trenta titoli c’era quello giusto, “Non sto tanto male”, appunto.

Tre libri che consigli?

Risposta rapida, i primi titoli che mi vengono in mente. “Chronicles”, di Bob Dylan; “Il Mambo degli Orsi”, di Joe R. Lansdale; l’intera opera teatrale di Eduardo De Filippo.

Il libro che avresti voluto scrivere.

“Uomini e topi”, di John Steinbeck.


Ecco la recensione di Non sto tanto male di Gianni Zanata di Silvia Sanna


Foto di Paolo Maccioni

Argomenti:   #intervista ,        #romanzo ,        #scrittore ,        #zanata



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