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Arte contemporanea provocatoria

Grégoire Dufaux: “E se Cristo fosse stato gay?”

Una domanda che ha fatto sorridere, infuriare, scuotere la testa e annuire, ma che è fatta per far riflettere

Di Silvia Sanna

L’artista francese Grégoire Dufaux è riuscito a scatenare, con una semplice mostra d’arte contemporanea, un vespaio di polemiche basate principalmente sul nulla. Un Cristo in gesso grezzo, puntellato di chiodi, passerebbe quasi inosservato ad un’utenza ormai abituata a vedere crocifissi e penitenti dentro e fuori dalle chiese.

Ma quel che salta all’occhio nella mostra di Defaux sono il drappo della comunità omosessuale e una scritta: “E se Cristo fosse stato gay?”.

Una domanda che ha fatto sorridere, infuriare, scuotere la testa e annuire. Come se all’interno di quella frase, che riporta una domanda legittima e provocatoria, ci fosse un’offesa, un insulto ad una figura sacra per molti, una blasfemia del tutto gratuita.

In realtà non si tratta di una polemica fine a se stessa, ma uno spunto che induce ad una riflessione ben più profonda: e se Gesù fosse stato gay, cosa sarebbe cambiato?
Oggi ci sarebbero discriminazioni da parte della gente comune e una forte ritrosia della Chiesa nei confronti degli omosessuali, tacciati come sovvertitori della società?

A mio parere l’interrogativo non rappresenta una novità o una differenza sostanziale da molti altri quesiti che si pongono credenti e non: Gesù era biondo?
Era alto?
Aveva dei fratelli di sangue?

Se si riuscisse a evitare di classificare, etichettare e additare tutto ciò che non è considerato “convenzionale” facendolo passare per “diverso”, allora anche l’arte contemporanea potrebbe essere letta per ciò che è: pura e genuina libertà di espressione.

Argomenti:   #arte ,        #arte contemporanea ,        #dufaux ,        #società



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