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Anno VIII n° 5 MAGGIO 2012 TERZA PAGINA |
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Musicisti di oggi
Parliamo del fenomeno Stefano Bollani
C'è chi lo chiama pioniere, chi genio e chi lo definisce un fenomeno. A molti piace e i più lo adorano
Di Francesca Bisbano
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Prima in diretta con Caterina Guzzanti per la prima giornata mondiale del jazz promossa dall'Unesco, poi all'Alighieri in occasione della “Ravenna in musica” 2012 e ancora a Torino e a Cervia per la rassegna musicale di Radio3: Stefano Bollani conquista migliaia di spettatori!
Pianista fiorentino, jazzista di fama internazionale, miglior talento per il 1998 secondo la rivista Musica Jazz, Stefano è come il prezzemolo! Basta far un giro su google, accender la tv, perché si parli di lui! Così la nuova promessa sbanca nel mondo dell'editoria musicale e a dimostralo è l'ultimo disco Rhapsody in Blue, che nel 2010 è l'album più venduto in Italia, numero uno nella classifica i-tunes ed amazon.it. C'è chi lo chiama pioniere, chi genio e chi lo definisce un fenomeno. A molti piace e i più lo adorano, sino a farne un'icona di cultura vivente. Meriti e riconoscimenti per un grande musicista, che meno dimostra di quanto si racconta! Un uomo che è egli stesso sperimentazione, unico ed eccezione tra quelli che coltivano il medesimo genere. Così tra un show e un concerto Bollani cerca d'emergere! Si annunciano le esibizioni e continuamente si trattano le sue tournée. Ovunque se ne pubblicizzano gli album e si fa mostra della sua bravura! Per i biografi e i giornalisti è meglio di Scott Joplin, il pianista-compositore statunitense, che all'inizio del XX sec portò il ragtime, ossia il jazz strumentale alla sua massima evoluzione. La gente lo acclama e il pubblico lo ama, senza badar più di tanto allo stile. Bollani è l'Allevi del momento! Un divo, una star, il gran ciambellano di casa RAI, tutto fuorchè un rivoluzionario del jazz italiano. Ci vuole un esperto per capirlo? No. Solo attenzione. Sicuramente Bollani è talentuoso e tecnicamente eccellente, divertente ed estroso! Tanto bravo, quanto abile nel catturare al volo l'attenzione del pubblico. Valido nel cogliere tante piccole sfumature, che divengono per l'ascoltatore ora motivo d'eccitazione, ora di sfrenato entusiasmo. Un'estasi improvvisa determinata dai rapidi passaggi di note, staccate dalle leggi dell'armonia occidentale. Il delirio e l'ebrezza, che accompagnano una carica di sentimenti, emergenti da ritmi sfrenati e melodie senza tempo. La festa dell'anima, il tripudio dei sensi, i quali però vanno ricollegati più all'andamento del genere, (da sempre vicino alla gente per temi e concetti sviluppati) che alla reale abilità dell'esecutore. Allora quale è la novità? L'innovazione e la rivoluzione? Nessuna, se non quella d'aver cambiato il nostro modo di giudicare la musica prodotta dagli altri! Nulla o quasi è più una rivelazione, ma solo una grande apparizione. Tutto s'evolve, perché nella sostanza poco cambi e ciò che principalmente interessa è il gusto morboso per l'intrattenimento. Altro non serve. Che lo spettacolo vada dunque avanti, perché il pubblico non si stanchi! Corrono i suoni e di volta in volta le note seguono lo stesso copione. Tutto s'arresta e vaga sensazione rimane a chi ascolta. Muto è lo spazio e il tempo si ferma, o forse come ricorda Ghemon, quel rapper italiano “lo hanno fermato”, perché “nel rispetto dei pionieri, la musica non ha futuro, senza memoria di chi c'era ieri!” |
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