REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8 |
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Anno VIII n° 6 GIUGNO 2012 - IL MONDO - cronaca dei nostri tempi La nuova frontiera dell'agricoltura |
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Era il 1966 e Celentano cantava:
La Coldiretti segnale che l'Italia, con Francia e Germania, registra il numero più elevato di giovani agricoltori, che negli ultimi anni si sono mostrati sempre più intraprendenti e competenti nel campo. Oltre 65 mila imprese guidate da under 35 operanti in agricoltura lo collocano, come settore, al terzo posto dopo il commercio e le costruzioni. Chi è impegnato in agricoltura, precisa Coldiretti, dimostra una maggiore voglia di investire e, anche in tempi di crisi, cerca di espandere la propria attività, puntando sul miglioramento dei prodotti aziendali. A ciò si aggiunge una maggiore capacità di presidiare il mercato attraverso nuove formule commerciali, come la vendita diretta, la quale coinvolge l’80 per cento dei giovani agricoltori. Novità, abilità, competenza e voglia di fare però non sono gli unici ingredienti del successo. Per investire non ci vuole solo coraggio, ma anche un aiuto concreto, che il più delle volte ai neo agricoltori non hanno. Penuria di leggi, forse? No! Di quelle ne abbiamo fin troppe! Finanziamenti carenti? Azioni sbagliate? Nemmeno! Direi più che altro mancanza di organizzazione locale, nonché abbattimento reale di costi ed ostacoli all'avviamento delle imprese nascenti. Di conseguenza è già da cinquant'anni che si parla di politiche comunitarie per la creazione di posti di lavoro nel ramo agricolo. È dal 1958 che l'Europa pianifica strategie comuni per favorire uno sviluppo armonico e completo delle politiche agrarie, ma resta il fatto che l'Italia sul punto rimane ancora indietro. Restano problemi e difficoltà, aggravati molto spesso da consistenti barriere burocratico-fiscali, nonché da una mancata informazione nei confronti dei giovani, perché riescano ad inserirsi più facilmente nel mercato del lavoro. Così, ove non arriva l'aiuto sociale o mancano forum, agenzie territoriali, suppliscono cooperative e neo gruppi d'azione sociale. In sostanza oggi più che mai s'assiste alla crisi del welfare state, già palesatasi nella seconda metà del secolo scorso: sempre meno interventi reali a favore di un'azione, che ripone sempre maggiore affidamento sulle capacità imprenditoriali del singolo individuo!
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