REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno VIII n° 6 GIUGNO 2012 FATTI & OPINIONI


Gli ultimi dati dell'ISTAT confermano
La crisi è nera, ma i politici si occupano d'altro
Impediscono il lavoro del Governo, chiedono elezioni o le dimissioni di Monti, ma sono loro che devono andarsene
Di Giovanni Gelmini


L'ISTAT, nel suo consueto report di “Statistiche falsh”, ha fornito i risultati dell'ultima indagine sulla produzione industriale:
    Corretto per gli effetti di calendario, in aprile l’indice è diminuito in termini tendenziali del 9,2% (i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 20 di aprile 2011). Nella media dei primi quattro mesi dell’anno la produzione è diminuita del 6,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Dati che non fanno che confermare la profonda crisi in cui giace l'economia italiana. La crisi colpisce tutti i settori, ad esclusione dell'estrattivo, che però sappiamo in Italia essere di piccola dimensione.

Ora tutti puntano il dito contro l'esagerata pressione fiscale che, con i decreti del 2011 di luglio e agosto di Tremonti e con quelli di dicembre di Monti (chissà perché quest'ultimi più dei precedenti), è stata imposta, ma la crisi è precedente. Infatti, se guardiamo il secondo grafico, quello degli indici tendenziali, possiamo notare che la decrescita della produzione industriale non è un fatto degli ultimi mesi, ma da oltre due anni perde colpi in modo quasi costante; la riduzione della produzione è una linea che punta verso il basso in modo costante. Questo malgrado il “Gran” Tremonti continuasse a dire che “tutto andava bene”!

Certamente l'incremento delle tasse, imposto per rispettare l'impegno, preso da Berlusconi del pareggio di bilancio nel 2013, non possono aiutare certo e rendono la crisi più drammatica, ma il livello del debito pubblico dell'Italia non permetteva più una copertura della spesa pubblica con l'emissione di titoli di debito.

Ora, come un drogato, l'economia ha la crisi di astinenza.

In una situazione di questo genere uno Stato sano dovrebbe fare una politica di sostegno all'economia abbassando le tasse sui redditi più bassi e lanciando gli investimenti, anche col ricorso al debito pubblico, che dovrebbe essere usato solo per questi casi. Invece la cattiva politica ha indebitato lo Stato per coprire le spese ordinarie improduttive, non per il sostegno sociale, ma per il favore clientelare, della corruzione e dei partiti, questa è la realtà voluta dai politici, da quelli che oggi sono in parlamento e da quelli che, oggi, non ci sono, ma dall'esterno commentano come se loro non ne avessero colpa.

È facile per i politici dare la colpa al Governo Monti e reclamare la fine di questo Governo “tecnico”, ma cosa possono prospettare? Solo due cose: le elezioni anticipate o il ritorno di un uomo del PDL a Palazzo Chigi.

Non commento la prima soluzione perché credo che ci troveremmo Grillo incaricato di fare un nuovo Governo, con tutto quello che ne consegue e mi soffermo appena sulla seconda ipotesi: dove sono persone nel PDL che siano in grado di dare un taglio fortissimo alle spese volute dalla cattiva politica? Io non ne vedo, come credo non ne vada neanche la maggior parte degli italiani.

Abbiamo una classe politica completamente scollata dalla realtà. Mentre gli italiani soffrono pesantemente per la loro ingordigia, hanno ancora l'arroganza di negare sempre gli arresti, richiesti dalla magistratura, per parlamentari indagati, non permettono al governo Monti di incidere realmente con le riforme così che l'Italia possa tornare ad essere un paese serio.

Una delle cose più importanti per rilanciare l'economia, in mancanza di possibilità di investire e ridurre le tasse, è sicuramente ridurre la corruzione: ebbene ecco la dichiarazione del Ministro Severino sul decreto che sta per essere discusso: "Se non ci saranno passi in avanti e se non ci sarà alcuna iniziativa da parte dei partiti per sbloccare la situazione, il Governo dovrà chiedere la fiducia sul testo uscito, con ampi consensi, dalla Commissione congiunta Giustizia e Affari Costituzionali della Camera ”.

Perché questa dichiarazione? Semplice, è dovuta all'abitudine dei nostri parlamentari alle leggi ad personam e ora degli emendamenti ad personam, in questo caso il principale punto di scontro è l'emendamento “salva Ruby”.

Inutile commentare le tante dichiarazioni fuori luogo dei politici, rispondo, a una per tutte, a questa provocazione dell'On. Americo Porfidia, Presidente nazionale dell’NpS - Per il partito del Sud – Noi Sud (N.d.R. uno dei tanti eletti nelle liste del Centro sinistra e passati a sostenere il Governo Berlusconi), che ha diffuso un comunicato in cui afferma:
    "La situazione economica del paese è shoccante, il governo tecnico ha fallito il suo mandato, chiediamo uno scatto d’orgoglio della politica per tornare alla guida del paese. Di fronte al disastro economico che sta vivendo il Paese non crediamo che le elezioni siano la scelta più giusta, anzi rischierebbero di gettare il paese in un vuoto ancora più oscuro. Tutti i dati e gli operatori economici disegnano un paese allo sbando con picchi di vera disperazione al sud per il quale, come al solito, i dati Svimez segnano un disavanzo allarmante in termini di caduta del PIL. In questo scenario è bene che la politica, riprenda il suo posto alla guida del paese, perché i “tecnici” hanno perso la bussola”
No esimio onorevole Americo Porfidia, non è il Governo dei tecnici che ha perso la bussola e ha fallito, siete voi che avete tradito il mandato datovi dagli elettori, siete voi che avete portato l'Italia al disastro, siete voi che avete lasciato che i “furbetti” si arricchissero con il denaro dei cittadini, siete voi che avete lasciato espandere l'evasione e la corruzione e, dietro loro, la criminalità organizzata. Siete voi che non riuscite a sviluppare una politica credibile e che vi occupate esclusivamente di accordi tra poteri e non di agire per il bene del paese.

A Lei e a tutti i politici dico: “È bene che questa politica non torni più al potere e che gli elettori non mandino più voi a rappresentarli nelle aule del Parlamento”.

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