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Riflessioni dopo l'attentato di Brindisi No alla violenza di qualunque tipo sia Non esiste una violenza che abbia ragione di essere nel mondo civile: la violenza è sempre “fascista”, anche se si ammanta d’ideali di sinistra Di Giovanni Gelmini
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L'attentato di Brindisi è un fatto sconcertante e che mette paura nella gente.
Credo che sia inutile fare illazioni su chi l'abbia realizzato: non vi sono elementi ed è certamente meglio lasciare lavorare in pace gli inquirenti. L'unica cosa che mi permetto di dire è che, sentendo i resoconti, mi ricorda due attentati del tempo passato: la strage di Piazza della Loggia di Brescia e il più recente attentato di via dei Georgofili a Firenze nel 1993. Non mi sembra invece rientrare nei metodi classici delle varie mafie, ma ovviamente non sono un esperto di tale argomento e non dispongo di tutti gli elementi per dire che questo sia vero. Mi voglio invece soffermare sul momento storico in cui quest’attentato avviene. È questo un momento di grande tensione sociale: la disoccupazione è in forte aumento, il reddito delle famiglie diminuisce e tutti sono fortemente preoccupati per un futuro che sembra possa non essere migliore d’oggi. Da un anno assistiamo ad un'escalation della violenza e non è mai una violenza casuale, dovuta ai nervi che cedono di qualcuno, ma è una violenza pensata, organizzata, sostenuta da frange e realizzata da professionisti. Se oggi questo sembra ricordare le stragi nere, ieri quello di Genova riportava alla memoria le BR. Voglio qui ribadire che non esiste una violenza che possa portare a miglioramenti del vivere democratico. La violenza è sempre contro la democrazia e prodromo per la dittatura; è quindi sempre di destra, anche se si ammanta di ideali di sinistra. La violenza va combattuta da tutti e tutti la possono combattere, per prima cosa condannandola sempre, prima e dopo i fatti, non appoggiarla in quanto sia dei No TAV o dei tifosi di calcio. Vi è poi l'abitudine di diffondere, specialmente in internet, immagini e scritti che spingono alla violenza. Anche se le preoccupazioni possono essere condivisibili, non si può giustificare questo. Se non crediamo alla violenza dobbiamo dimostrarlo, evitando anche questo minimo apporto al clima che la supporta. Solo così possiamo onorare i tanti morti che gli attentati hanno fatto nel tempo. Firenze, via dei Georgofili "L'olivo, questa generosa e vivace pianta mediterranea, simbolo mitologico e sacro di grandi valori, ha l'emblematica capacità di rigenerare la propria chioma produttiva quando viene offesa o anche del tutto stroncata da straordinari eventi naturali o da azioni perverse dell'uomo stesso. Il "Comitato Georgofili-Lambertesca", grazie alla collaborazione dell'Accademia dei Georgofili, pone questa pianta all'attenzione del passante per ricordare il barbaro atto dinamitardo qui perpetrato il 27 maggio 1993 e per evidenziare la contrapposta forza morale di chi è stato barbaramente colpito. Firenze, 27 maggio 2004." Questa è la scritta sulla targa messa a ricordo. Passare in quel posto per uno che ha vissuto il tempo del terrore degli ani '70, quando in qualunque strada del centro di Milano, girando l'angolo, potevi trovarti coinvolto in uno scontro tra forze dell'ordine e manifestati, quando giravi per lavoro e speravi che una bomba non esplodesse a fianco a te, è una emozione troppo forte che vorrei comunicarvi: la vita riesce sempre a vincere, se le radici sono buone. Argomenti: #attentati , #brindisi , #mafie , #terrorismo , #violenza Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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