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Facciamo il punto della situazione La crisi, i politici e la crescita Dove si sta andando? La politica economica “Merkel” spinge la crisi verso il disastro, ma in Italia i politici si oppongono ai veri provvedimenti di rigore. Il ritorno del terrorismo dà indicazioni molto preoccupanti Di Giovanni Gelmini
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Oggi in Italia lo scollamento tra politica e realtà è al massimo.
I partiti cercano compromessi e alleanze per perpetrare il loro potere iniquo, oltre che inutile e dispendioso, ed evitare che siano presi provvedimenti, che li danneggerebbero. Nello stesso tempo vorrebbero bloccare il movimento “5 stelle”, che li fa diventare verdi dalla paura, ma le due cose sono antitetiche e probabilmente non riusciranno bene in nessuna delle due. Intanto l'Italia e l'Europa si interrogano su come superare la crisi. La linea imposta dalla Merkel ha mostrato che il rincorrere il pareggio di bilancio in modo rigido e veloce, con una crisi economica mondiale, è pura follia. Tremonti l'ha seguita facendo anche il di più. Forse l'ex ministro riteneva che l'euro sarebbe crollato prima della necessità di ottemperare agli impegni presi, ma ora siamo noi a pagare con le tasse i provvedimenti voluti dall'ex ministro e lasciati in eredità al Governo Monti. Che occorra “rigore di bilancio” non vuol dire che si debba ricorrere un pareggio ammazzando l'economia e le famiglie; la Merkel è ora che lo capisca, ma il rigore deve essere per ora inteso come obbligo tassativo a tagliare in breve tempo tutte le spese inutili, impedire la corruzione e azzerare il costo sommerso della politica. Proprio quello che cercano di evitare i partiti ora in Parlamento o nelle Regioni. Oggi, come ieri, il vero problema è far ripartire l'economia. Il Pareggio di bilancio deve certamente essere un obiettivo, ma non per domani e conteggiando , come per le aziende, gli investimenti per la quota di ammortamento. Forse la maggior parte della gente crede che il Governo abbia nelle mani delle leve così potenti da ottenere l'espansione dei redditi in pochi mesi, quando per decenni non ci si è curati di creare l'ambiente adatto per lo sviluppo di un'economia sana. Invece queste leve troppo sono deboli, senza una forza dirompente. La crescita economica non la si fa per decreto o per legge e, in mancanza di una domanda di beni in espansione, non può esserci crescita del reddito. Togliamoci dalla testa che il Governo abbia queste possibilità e smettiamola di chiederlo. È questo un esercizio che può soddisfare la protesta, ma è perfettamente inutile. Solo la ripresa della produzione può far crescere il reddito. Vi sono però alcuni provvedimenti che possono aiutare l'espansione, ma la loro capacità di attivare un moltiplicatore del reddito è legata all'ambiente in cui agiscono. Dai dati appena pubblicati dall'Istat possiamo veder che ci sono settori che riescono ad esportare perfino negli Stati Uniti, dove, per entrare nel mercato, occorre tecnologia, oltre ai prezzi giusti. Allora l'industria italiana non è tutta da buttare, ma è in grado di evolversi e reggere la competizione globale. Per questo però occorre fiducia e soldi per permettere gli investimenti delle imprese per innovare. Solo con l'innovazione si riesce a contrastare la competizione globale. Dalla crisi del '29 sappiamo che gli investimenti pubblici permettono il rilancio della crescita economica, ma come già molte volte abbiamo scritto, per avere anche l'innesco di altri investimenti devono essere investimenti veloci nella loro realizzazione, diffusi sul territorio ed efficaci (N.d.R. Leggi senza tangenti e interessi di terzi). Monti ha accelerato le procedure per gli investimenti dello Stato e delle Regioni di competenza del CIPE: si parla di 100 miliardi sbloccati entro la fine della legislatura nella prossima primavera, ma questi si realizzano con tempi lunghi e restano lenti per le esigenze dell'immediato. Il Governo ha due vie, percorribili contemporaneamente, per rilanciare gli investimenti immediati: dalla parte pubblica togliere ai comuni virtuosi dal patto di stabilità gli investimenti fatti con fondi propri e per il privato pagare tutti debiti dello Stato con le imprese; queste, anche se fossero fatte, non basterebbe, potrebbe però essere uno stimolo forte, ma entrambi questi provvedimenti cozzano contro la necessità del pareggio di bilancio entro il 2013 Occorre rilanciare subito i consumi per ridare fiducia agli imprenditori che devono investire. Il Governo lo può fare solo ridisegnando la curva dell'imposizione fiscale, ad esempio abbassando l'IVA sui beni di consumo non di lusso e alzando la quota esente. Però si deve mantenere il gettito fiscale e per fare questo si deve alzare l'imposizione sui redditi più elevati e alzare l'IVA sui beni di lusso. Potrebbero questi essere gli interventi ad “effetto immediato”, ma c'è la forza in parlamento per sostenere una simile politica fiscale? Vi sono poi riforme di medio e lungo periodo assolutamente necessarie, come la riforma della burocrazia, la riduzione degli enti pubblici e la riforma della giustizia, nelle sue varie articolazioni: completa informatizzazione delle cancellerie dei tribunali, riduzione dei tempi per avere la sentenza definitiva, revisione dei Codici di Procedura Civile e Penale, drastica riduzione del numero di leggi e cambiamento del modo di scriverle, abrogando le precedenti anziché richiamarle e sostituire solo alcuni pezzi. I governo ha iniziato questo percorso, ma il passaggio in Parlamento dei provvedimenti vede in continuazione interventi atti a ridurne la portata e salvare il vecchio. Uno dei punti che certamente rientra nel capitolo Giustizia è la corruzione e il falso in bilancio. Ma in Parlamento c'è chi forse preferisce andare alle elezioni e rischiare di perderle, piuttosto che avere la certezza che i “protetti” non possano più fare i propri comodi e l'ostruzionismo che si sta verificando sulla legge anticorruzione parla con chiarezza. Questo dimostra che, ammesso che il Governo conosca perfettamente tutte le azioni necessarie, il Parlamento non le lascerebbe passare facilmente. Inoltre non tutti i provvedimenti sono competenza del Governo; alcuni, come i rimborsi elettorali, il numero di parlamentari, sono esclusiva competenza del Parlamento, che non mostra la voglia di intervenire. E con questo torniamo a coinvolgere in prima persona la classe politica che siede in Parlamento e, per alcune parti, anche quella che non ci siede. Si è detto che hanno una fifa verde delle 5 stelle di Beppe Grillo, ma Grillo è solo la punta di un iceberg. È possibile che raccolga un buon numero di adesioni, ma ha insiti gli stesi difetti della Lega di Bossi e sarà travolto nel momento che dovesse passare dall'indicare i difetti a realizzare i cambiamenti. Oggi la maggior parte degli elettori proseguirà a non votare nessuno, perché Grillo convince poco. Il vero rischio per l'attuale classe politica è invece che si affacci un qualcuno che, democraticamente o no, riesca a prendere il 40-50% di consensi, cosa veramente possibile, riportando al voto la gran parte degli scettici: un nuovo Berlusconi in definitiva. I vecchi partiti hanno un solo modo di evitare la loro dissoluzione: cambiare tutto, le persone, il modo di agire, eliminare il retroterra di clientelismo e gli indegni “compensi elettorali”, ecc., ma sono certo che non sapranno farlo perché sono dei manichini arricchiti e saranno così disfatti dall'elettorato. Speriamo che sia per il meglio, perché i rischi sono tanti e quegli imbecilli che siedono a Roma fanno di tutto per portarci ad un nuovo regime di vecchio stampo. La ripresa del terrorismo non fa che aumentare la preoccupazione perché mi sembra di intuire che i poteri occulti, visto l'ormai sconfitta del berlusconismo, abbiano deciso di appoggiare qualcun altro. Vedi anche, oltre al Tag economia, in questo numero: Il testo delle conferenza stampa con domande e risposte G8: l'intervento di Monti Istat: fatturato e ordinativi dell’industria Marzo è fermo rispetto a febbraio, ma conferma il dato tendenziale misura una diminuzione del 3,1%. Il dato interno mostra un calo maggiore (-6,8%) parzialmente compensato dalla crescita delle esportazioni (+4,8%) Economia italiana a picco Istat: PIL, nel primo trimestre 2012 –1,3% Senza il taglio della spesa della Pubblica Amministrazione il Pil continua a crollare. È tutta responsabilità di Berlusconi e della classe politica di G.G. Nei numeri precedenti: La crisi finanziaria mondiale va da sola o fa parte di una crisi più ampia? Esistono i “cicli economici”, noi in che punto siamo del ciclo dell’economia mondiale? di Giovanni Gelmini Prosegue la "lezione di economia" La crisi mondiale: cosa fare adesso? Quali possono essere le scelte e quali invece devono essere lasciate perdere? Quale innovazione serve? Quale il ruolo dello Stato? di Giovanni Gelmini Osservazioni su un vecchio problema riscoperto Il costo del lavoro e il mito della produttività Che centra la produttività con la forchetta costo del lavoro/busta paga? Attenzione alla fregatura! di Giovanni Gelmini L'Italia si basa su corruzione, evasione e criminalità I pessimi governi di Berlusconi ci hanno messo in ginocchio. Non diamo la colpa a Monti, tanto con le colpe non risolviamo i problemi di Giovanni Gelmini L’Italia in crisi vista da Draghi L’analisi dell’economia italiana e delle prospettive è decisamente pesante; sono assolutamente necessarie le riforme da subito, in particolare quella della pubblica amministrazione per fronteggiare il disavanzo pubblico che esploderà. di Giovanni Gelmini Perché non arrivano gli investimenti esteri in Italia? Le principali cause sono l’incertezza normativa e il dirigismo economico da parte della politica. Un confronto con gli Stati Uniti di Giacomo Nigro Argomenti: #crescita , #economia , #governo , #parlamento , #partiti , #politica , #riforme Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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