Roma, 11 giugno 2012 –
Cresce la protesta sociale
Di fronte al venir meno della tradizionale sovranità statuale e al progressivo scivolamento verso l’eterodirezione, con la cessione di porzioni di sovranità agli organismi sovranazionali e ai mercati finanziari internazionali, entra in gioco lo spirito adattativo degli italiani. La società si «ritraccia» attraverso l’assestamento di micro-sovranità in diversi ambiti. In un ciclo declinante della spesa pubblica e di recessione economica, gli italiani provano a difendersi mettendo a punto meccanismi di gestione dei propri bisogni che vadano oltre il «fai da te» individuale.
L’autodeterminazione della famiglia La dimensione più diffusa di esercizio di micro-sovranità è quella familiare, con una rinegoziazione di modelli e ruoli che ha la sua prima manifestazione nell’aumento delle nuove forme di famiglia. Quelle fatte di single, monogenitori, nuclei ricostituiti, unioni libere sono 6 milioni 866mila (il 28% del totale) e coinvolgono 12 milioni di persone (il 20% della popolazione). Il modello standard della famiglia tradizionale, le coppie coniugate con figli, rappresenta ormai solo il 35,8% delle famiglie (erano il 43,8% nel 2000). Parallelamente si assiste a una specializzazione della capacità delle famiglie di farsi strumento di sostegno. Gestiscono quasi integralmente il peso della non autosufficienza dei membri più fragili. E altrettanto rilevanti sono le forme di solidarietà intergenerazionale che consentono ai figli, mediante forme diversificate di sostegno economico o anche attraverso il semplice prolungamento della convivenza, di mitigare gli effetti della progressiva riduzione delle opportunità per i giovani di trovare lavoro.
L’arbitraggio nei consumi È in atto una revisione dell’approccio al consumo: strategie di razionalizzazione delle spese, ricerca di sconti e offerte speciali, persino riduzione degli spostamenti in auto o moto. Per far fronte alla minore capacità di spesa, il 97,1% delle famiglie sta riducendo gli sprechi, il 95,3% rifiuta l’idea consumista dell’acquisto continuo di cose nuove, il 68,8% riferisce una maggiore morigeratezza, con una riduzione del desiderio di beni materiali che è indipendente dalla disponibilità economica ed è forse l’esito non previsto della crisi.
La riappropriazione dei consumi energetici Il consumo energetico è un’altra forma in cui si esprime la voglia delle famiglie di raggiungere una maggiore autonomia e di essere meno dipendenti da decisioni esterne su cui non possono intervenire. È fortemente aumentato il volume degli impianti fotovoltaici. Quelli più piccoli (da 3 kw o meno) sono passati da 32.670 nel 2009 a 112.186 nel 2011 (+243,4%), e quelli fino a 20 kw (installati da famiglie e piccole imprese) sono passati da 33.350 a 182.071 (+445,9%), per un totale di poco meno di 300.000 impianti sotto i 20 kw.
La privatizzazione delle tutele sanitarie A fronte del rallentamento della crescita della spesa sanitaria pubblica, frutto delle politiche di contenimento di questi ultimi anni, la spesa privata dei cittadini ha continuato ad aumentare, fino a raggiungere la cifra di 30,6 miliardi di euro nel 2010: +25,5% nell’ultimo decennio. Nel periodo di crisi 2007-2010 l’incremento della spesa privata per la sanità è stato pari all’8,1%, mentre la spesa totale per consumi degli italiani cresceva solo del 2,6%. Sono aumentate tutte le componenti della spesa sanitaria privata: prodotti medicinali, articoli sanitari e materiale terapeutico (+5,8%), servizi ambulatoriali (+11,1%), servizi ospedalieri (+8,1%). Nel 2011 il valore medio della spesa di tasca propria è stato pari a 957,9 euro per famiglia, ma il dato sale fino a 1.418,5 euro per le famiglie che hanno ricevuto anche prestazioni odontoiatriche. Di fronte all’arretramento della copertura pubblica, i ceti con maggiore disponibilità economica manifestano la propensione a dotarsi di strumenti protettivi autorganizzati. Sono circa 300 i Fondi sanitari integrativi iscritti all’anagrafe istituita nel 2009 presso il Ministero della Salute, e una recente indagine del Censis stima in 6 milioni gli iscritti e in oltre 11 milioni gli assistiti della sanità integrativa.
L’autonomia nel web Internet è un ambito preferenziale di esercizio di micro-sovranità. Gli utenti di Facebook sono 21,7 milioni, con un uso complessivo pari a 686 milioni di ore all’anno. E proprio sulla rete si sviluppa una molteplicità di occasioni di ricondensazione sociale. Il 50% degli utenti dei social network (circa 11 milioni di italiani) dichiara di attivare e/o partecipare per mezzo di essi a iniziative nel territorio in cui vive.
La ripresa di sovranità sul territorio La lontananza dalla politica nazionale è un segnale della sudditanza in cui si sentono precipitati gli italiani, non solo a causa del peso crescente dei circuiti di potere internazionali, ma anche per gli errori attribuiti alla nostra classe politica. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un forte aumento del numero delle liste civiche. Alle ultime elezioni amministrative erano quasi la metà (il 47,3%) delle liste in competizione, mentre nelle elezioni precedenti erano poco meno di un terzo. Sono passate da 170 a 279 (+64,1%).
vedi
anche: Al Censis il primo dei quattro
incontri
Popolo senza sovranità, destinato al mugugno o alla
piazza
Al Censis il terzo dei quattro incontri L’antagonismo «errante» che nasce dallo smarrimento
dell’individuo-suddito
Al Censis
l’ultimo dei quattro incontri del tradizionale appuntamento di riflessione di
giugno «Un mese di sociale», dedicato quest’anno a «La crisi della
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