REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno VIII n° 7 LUGLIO 2012 MISCELLANEA


Considerazioni dopo gli europei
Calcio: perché non si possono cambiare le regole?
La Spagna ha vinto per la sua bravura, ma con la sua “melina”
Di Silvano Filippini


La Spagna ha vinto per la sua bravura, ma anche perché con la sua “melina” prolungata, in cui fa correre la palla (e gli avversari), si stanca meno e potrebbe giocare ogni giorno senza perdere incisività. A dire il vero nella finale con l’Italia non ha avuto bisogno di esasperare tale tattica perché i giocatori italiani hanno concesso troppi spazi per le fulminee penetrazioni. Vincenti!

L’unico modo per non vedere più sui campi queste forme di anti-calcio (definizione di Ottavio Bianchi), che rendono lo spettacolo una noia, è quello di modificare il regolamento come fece moltissimi anni fa il Basket. Infatti, mentre i professionisti americani avevano già introdotto il limite di tempo nella durata di un’azione d’attacco, nel resto del mondo questa regola non esisteva e neppure tra gli universitari statunitensi. Ora c’è ovunque e anche in molti altri sport di squadra (ad esempio nella pallanuoto è di 30 secondi), perché gli altri sport ogni quattro anni cambiano qualche regola per rendere il gioco più spettacolare e limitare i comportamenti antisportivi.

Per meglio comprendere l’utilità della regola sopra esposta, voglio portare a conoscenza dei lettori un aneddoto che si verificò moltissimi anni fa nella finale del campionato universitario statunitense. Siccome una delle due squadre non poteva disporre del coach, ricoverato in ospedale, i giocatori si recarono in clinica per ricevere istruzioni sulla tattica da tenere. I consigli furono questi: “cercate di accumulare subito almeno cinque punti di vantaggio e poi mantenete il possesso di palla il più a lungo possibile”. Siccome all’epoca i punteggi finali non andavano oltre i 30, 40 punti, cinque punti di vantaggio potevano già essere un buon margine. Volete sapere come andò a finire? L’incontro terminò con il punteggio di sei a zero e con la squadra vincente ancora in possesso di palla!

La mia è soltanto una provocazione perché so benissimo che l’esecutivo UEFA se ne guarderà bene dall’adottare qualsiasi limitazione di questo tipo.

Figuratevi voi che, dopo innumerevoli anni di discussioni e prove, non sono ancora riusciti a raggiungere un accordo per introdurre la tecnologia in aiuto dell’arbitro (prova TV o occhio di falco?). L’unica modifica messa in atto è quella dei giudici di porta, per altro non ancora adottata da tutti i campionati, che, comunque, non appare scevra da errori perché l’occhio umano non è infallibile: sia al mondiale che all’europeo si sono verificate macroscopiche sviste che la telecamera ha evidenziato in modo impietoso. Allora perché non usare “l’istant replay” come fanno da tempo gli altri sport di squadra?

Tuttavia, prima di adottare la tecnologia televisiva, sarebbe ormai indispensabile introdurre il tempo effettivo per evitare che il calcio resti ancora alla preistoria. Quello tenuto dall’arbitro che, poi, decide i recuperi (non corrispondono mai al tempo effettivamente perso) è una autentica buffonata perché, oltre a non essere preciso, consente una marea di comportamenti antisportivi, tipo quello di perdere tempo per la ripresa del gioco (rimesse, punizioni, infortuni veri e falsi, cambi di giocatori, ecc.) o gettare la palla continuamente fuori campo e, possibilmente, lontana dalla propria porta.

Adottando il tempo effettivo tutti questi episodi sparirebbero come per incanto. Sarebbero sufficienti 30 minuti per tempo che è la media registrata negli ultimi anni dalle numerose verifiche fatte sul campo con un addetto munito di cronometro da stoppare ad ogni fischio arbitrale o palla fuori e far ripartire appena un giocatore tocca la palla in campo.
Oltretutto, riportando il tempo a scalare su un grande display ben visibile. apparirebbe chiaro a tutti il tempo mancante, controllato dal quarto uomo e si eviterebbero alcuni episodi verificatesi negli anni precedenti dove, per errore o per avvantaggiare la squadra vincente, qualche arbitro ha fischiato prima del tempo.

Persino nel gioco del calcio a cinque si usa questo tipo di cronometraggio. Perché per il calcio a undici non si fa?
Gli oppositori dicono che il tempo effettivo e l’istant replay renderebbero le partite interminabili. Assolutamente falso perché tutti gli sport che hanno adottato queste tecnologie non hanno prolungato il tempo degli incontri.
Certo, ci vogliono delle limitazioni nel numero di richieste che ogni squadra può fare, a parte quelle decise su volontà dell’arbitro.

La prova TV, oltre a rilevare i goal fantasma, consentirebbe di mettere una limitazione agli innumerevoli errori commessi sulle segnalazioni dei fuori gioco: quelli fischiati ma inesistenti o quelli effettivi ma non rilevati.
A tal proposito ho posto da tempo un paio di quesiti a diversi addetti ai lavori, ma nessuno ha saputo darmi risposte logiche:
  • Per quale motivo è stata introdotta la regola del fuori gioco, visto che agli albori del calcio non esisteva?
  • Perché si punisce il fuori gioco di rientro?
  • Quest’ultima situazione è assolutamente assurda perché chi era in posizione illegale, ma non ha ricevuto la palla e quindi non è punibile (è F.G. passivo), se torna indietro per ricevere la palla in una posizione legale, viene punito?
A me pare che le regole esistano per non creare vantaggi illegali ai giocatori. Quale vantaggio si ottiene se torno indietro? Semmai è un vantaggio per l’avversario!
Se c’è qualcuno in grado di spiegarmi questa macroscopica incongruenza, lo faccia.

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