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Anno VIII n° 7 LUGLIO 2012 LENTE DI INGRADIMENTO |
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Ecco la verità sulla spending review
Un provvedimento incisivo, che modifica il modo di essere di alcune parti della P.A. come: Province, società pubbliche, acquisti di beni e servizi e spesa per le auto blu
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Sembra che l'esercizio più diffuso in questi giorni sia “sparare sulla spending review”, ma la cosa che sembra più chiara è che questo si associa a “dire emerite cazzate”. Anche se è sempre più forte la sensazione che “disinformare” e “suscitare lo scontento” della popolazione sia un esercizio preciso e diretto a farsi forti per le prossime elezioni, senza tenere conto che lo sminuire il prestigio del Governo tramite cose false non ripaga, mentre dovrebbe ripagare portare critiche reali con le soluzioni possibili. Purtroppo la gente, una volta nelle piazze con i comizi e oggi nelle piazze virtuali di Facebook e di Tweetter, è abituata alle sparate forti, quelle che fanno sobbalzare e circolare più forte il sangue; nessuno si preoccupa di verificare se corrispondono alla realtà, la gente si premura di linkare la “bella cazzata”, che fa sentire di essere “in”, e così si sente soddisfatta, non pensando di recare un bel danno alla nazione e quindi in definitiva anche a se stesso.
Per il decreto sulla spending review Palazzo Chigi ha predisposto un comunicato stampa che risulta una presentazione del provvedimento piuttosto esaustiva. Nella prima parte sono elencati i principi ispiratori del provvedimento (vedi Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica) e esprimono con chiarezza l'idea di non fare tagli lineari, ma incidere sulla spesa inutile o quella eccessiva, dopo che l'eccesso di spesa è stato misurato e verificato dagli uffici presieduti da Bondi, prima di stendere il provvedimento. Il ridurre in questo caso l'autonomia delle amministrazioni locali o distaccate dovrebbe diminuire il margine della corruzione e dello spreco. Questo non toglie che per possano venire indicate cifre complessive di taglio, che dovranno essere poi applicate a quello che si può ridurre. Così è ragionevole pensare che accentrare il modo di acquisto e predisporre delle convenzioni Stato – Imprese per la fornitura di beni e servizi e ipotizzare che, grazie alla dimensione del mercato, si possano spuntare condizioni più favorevoli e ridurre quindi i costi della P.A. Qualcuno potrebbe sollevare correttamente l'osservazione che questo può portare a una “corruzione centralizzata” c'è però la possibilità che l'amministrazione locale possa avere forniture a minor prezzo della convenzionata e limitare così questo rischio. Un rischio reale è invece quello che gli uffici centralizzati realizzino convenzioni al ribasso, trascurando la qualità e così il risparmio non ci sarebbe più, anzi sarebbe possibile addirittura un aumento dei costi. Per evitare questo ci sono due meccanismi utili: capitolati precisi, con possibilità di scarto molto stretti con penalità pesanti per il mancato rispetto, l'altro è di fare convenzioni con diversi fornitori, in modo da metterli in concorrenza fra di loro sulla qualità. Tutti sanno dell'eccesso di burocrazia della P.A.; l'informatizzazione sempre più spinta, e desiderata, delle pratiche produce automaticamente un eccesso di organico, che, se non eliminata, porta solo a uno spreco di denaro e a una minor efficienza del servizio. Per questo è necessario procedere alla rideterminazione delle piante organiche ad esclusione del “comparto scuola e AFAM, per cui restano valide le specifiche discipline di settore, alle strutture del comparto sicurezza, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al personale amministrativo operante presso gli Uffici giudiziari e al personale della magistratura”. Il provvedimento non può essere le “grida manzoniane” e quindi indica gli obiettivi da raggiungere, ma il modo con cui saranno raggiunti deve essere articolato sulle reali situazioni dei singoli uffici e operare solo dove c'è l'eccesso. Grazie anche alle duplicazioni di competenze, spesso l'eccesso è mascherato, ma c'è e questo provvedimento vuole anche incidere su questo spreco come spesa della P.A. e come tempo per l'utenza. La riduzione toccherà il personale più anziano che, in deroga alla legge “Fornero”, potrà essere avviato alla pensione con le vecchie regole. Qualcuno poterebbe obbiettare che comunque la spesa per la pensione c'è, ma così si dimentica che una persona in servizio costa allo Stato, oltre che per lo stipendio, per il posto della scrivania, la luce, il condizionatore o il riscaldamento, il telefono, le fotocopie, ecc... Se tutto questo è inutile perché spenderlo? A questo si aggiungono altri interventi “in materia di parco auto, gli incarichi consulenziali, la disciplina dei buoni pasto, delle ferie, dei riposi spettanti al personale, oltre al sistema di pagamento dei cedolini”e chiariamo in questo è compreso anche l'annoso problema della auto blu: “Per quanto riguarda il parco auto si introduce, a partire dal 2013, un limite pari al 50% della spesa sostenuta per il 2011 da applicarsi all’acquisto, manutenzione, noleggio ed esercizio di autovetture, oltre che all’acquisto di buoni taxi. Le ferie non pensateche siano soppresse, come qualcuno scioccamente aveva auspicato, ma è stato messo l'obbligo di fruizione e il divieto di trasformarlo in compenso monetario. Sono previste riduzioni della dimensione degli uffici pubblici: i parametri sembrano in linea con quelli delle imprese private, una riduzione della dimensione degli archivi (il passaggio alle pratiche digitalizzate lo impone), una riduzione degli importi delle affittanze e “una ricognizione degli immobili di proprietà degli enti pubblici non territoriali affinché sia verificata la possibilità di utilizzarli in locazione passiva dalle Amministrazioni dello Stato per proprie finalità istituzionali, prevedendo il pagamento di canoni agevolati (30% valore locativo)”. Una sforbiciata consistente viene data alle società pubbliche e In house. Moltissime delle società esistenti dovranno essere liquidate e, per le rimanenti a totale partecipazione pubblica, due provvedimenti interessanti:
Per gli enti territoriali è prevista una riduzione dei trasferimenti, ma non sarà lineare perché sarà concordata nelle sedi conferenza “Stato Regioni” e “Stato Città”. Ci si deve attendere che i tagli vadano a colpire quegli enti che hanno mostrato una maggior leggerezza nello spendere e magari maggior corruzione. Sicuramente l'intervento più interessante è quello sull'accorpamento delle Province. In questo è previsto il dimezzamento del numero delle Province e sarà effettuato tenendo conto di due fattori: l'estensione territoriale e la popolazione, si spera che venga operato però in modo intelligente e non stupidamente matematico. Dieci sono già determinate in quanto trasformate in “città metropolitane e sono: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria. A questo si accompagna uno snellimento nelle competenze; restano: ambiente (soprattutto per il settore discariche); trasporti e viabilità (anche per quanto attiene la costruzione, la classificazione e la gestione delle strade). Certamente un passo opportuno perché non è utile che certe competenze siano presenti contemporaneamente in Regione, Provincia e Comune (e poi se è il caso anche nella comunità montana, nel consorzio e nell'ente parco). Ho solo qualche dubbio per la cultura e il turismo perché, specialmente per quest'ultimo, il comune è in genere troppo piccolo per svolgere un’attività promozionale e la Regione è troppo grande per cogliere le istanze del territorio. D'altra parte ritengo sconsigliabile creare società ad hoc che hanno già abbondantemente dimostrato la loro scarsa efficienza e la facilità che hanno ad essere utilizzate da un gruppo ristretto di operatori per avvantaggiarsi su altri. Sappiamo che il provvedimento tocca anche Istruzione, Sanità, Università e Ricerca. Su questi argomenti sono girano moltissime notizie false che mettono in agitazione la gente, pertanto dedichiamo un articolo solo per loro. Vedi: Spending review: cosa cambia per la Sanità Spending review: cosa cambia per Istruzione e Ricerca |
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