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 Anno VIII n° 7 LUGLIO 2012    -   TERZA PAGINA


Diario di viaggio
Firenze ed i turisti
Il turismo è un'importante risorsa economica per la città e la città si “inchina” al turismo
Di Cricio


Nei due precedenti articoli ho accennato in continuo ai turisti e come oggi il centro di Firenze sia fatto ad uso loro. Nulla da eccepire sulla scelta, perché è evidente che il turismo è una risorsa forte per una città come ha Firenze che ha una così alta concentrazione di cose importanti da vedere. La loro presenza porta i soldi, genera ricchezza e permette di mantenere le opere storiche d'arte. Anzi molti comuni dovrebbero imparare da Firenze a valorizzare il patrimonio lasciato loro dalla storia.

Ora a Firenze i turisti sono una presenza intensa e inevitabile che caratterizza la città, ma non come a Venezia, che sono concentrati tra la Stazione e Piazza San Marco, dove la città è fatta a loro desiderio e vive esclusivamente sulle risorse portate da loro.

Se a Venezia ci si sposta dalle zone frequentate dai turisti, troviamo un'altra città, vuota e con segni di degrado urbano. A Firenze, al contrario, tutta la città è ben tenuta, non vi sono quartieri esclusivamente per turisti e altri in cui i turisti sono completamente assenti. I turisti sono certamente concentrati nella zona del centro storico, ma li trovi un po' ovunque, perché ovunque c'è qualcosa da vedere e la città ha mantenuto nel centro anche il riferimento delle attività direzionali. Firenze non è quindi solo una macchina per turisti. È certo però che la loro presenza è immanente col centro storico.
Li trovi in gruppi, pazientemente in attesa del loro turno per entrare per vedere il monumento prescelto, a scattarsi foto reciproche, o, specialmente i giovani studenti, seduti a fianco di monumenti straordinari, intenti a consumare uno snack ristoratore. Occupano così qualunque spazio disponibile, senza raggiungere però la calca presente nelle calli di Venezia.


Una cosa mi lascia perplesso: un certo servilismo che mostra l'apparato commerciale, cosa che non è certo positiva. I negozi, invece di portare indicazioni toscane che sicuramente attirerebbero chi viene dall'estero e dall'Italia, si prostituiscono adottando insegne inglesi; cosi le famose pelletterie di Firenze diventano delle “leather” e, vicinissimo a Piazza della Signoria, troviamo un improbabile “Pizzeria Bar Piccadilly” e una “Antica tintoria” con tanto di antica lapide originale in marmo che si è improvvisamente trasformata in “Hair lounge saloon” (e chi non sa l'inglese non ci capisce più un acca).

Per fortuna che poco più avanti troviamo anche un “Fratelli la Bufala” che si definiscono “pizzaioli emigranti” e che mi strappano un sorriso, come mi entusiasmo davanti a un’improbabile “enoteca” con una coloratissima esposizione di frutta, attrezzi in legno da cucina, grembiuli e tante cose che sicuramente fanno impazzire una serissima lady inglese, ma che sanno tanto di colore italiano.

Per i turisti, giustamente, le attività commerciali si fanno in quattro. Così possiamo trovare qualche “carrozzella” per far sognare. Un modo certamente bello di vedere comodamente la città, anche se forse un poco costoso.

Ho visto qualche turista usare un mezzo un po' meno romantico, ma certamente più efficiente. La prima volta, entrando nel centro dal Ponte Vecchio, ho incontrato una famiglia intera che cavalcava questi apparecchi elettrici con due ruote, che ricordano un mezzo di locomozione da guerre stellari o da avventura del tipo Star Trek. M’immagino il Capitan Kirk che usa il mezzo per muoversi agevolmente su un pianeta appena scoperto, qui invece c'è un attempato e imponente signore, con la moglie (stazza 150kg) e due ragazzini; il “Capitan Kirk” del momento sta consultando una cartina e poi, deciso dove dirigersi, dà il comando e tutta la famiglia parte decisa verso la nuova meta, svicolando tra la gente. La seconda volta ho visto questi “mostri”cavalcati da una coppia di giovanissimi, sul piazzale di Palazzo Pitti. Comodo questo modo di andare in giro, chissà dove li affittano?

Per un momento ho pensato di poterne usare uno, ma poi mi sono ricreduto: quando visito una città, mi piace gustare il calore della gente, l'odore dei vicoli, sentire l'atmosfera, capire la città dai tanti piccoli particolari che, viaggiando su un apparecchio del genere, non puoi percepire, perché sei impegnato a non travolgere qualche passante improvvido. È meglio usare ancora il cavallo di San Francesco.

Come in tutte le città d'arte, anche Firenze ha i suoi venditori d'arte per le strade. Come in tutte le città d'arte ve ne sono di “interessanti”, che offrono prodotti di una certa qualità, e altri con prodotti dozzinali fatti con lo stampino, ma anche quelli sono certamente in grado di soddisfare una massa di turisti vogliosi di portare a casa un ricordo speciale da Firenze.

Il primo giorno, uscendo dall'albergo dopo aver preso possesso della stanza, mi sono diretto verso il centro percorrendo il Lungarno, e ho trovato una lunga sequenza di banchetti di venditori ambulanti, in genere neri, qualcuno vendeva occhiali da sole, accendini e cose simili, ma tutti erano ben riforniti di grandi fogli con disegni dai colori vivaci, spesso particolari del paesaggio fiorentino. Sono tutti in attesa di un acquirente, che a me sembrava improbabile.

Il Lungarno non è particolarmente frequentato, qualche raro turista che scatta delle foto, come faccio io, qualche passante frettoloso, qualche ragazza che fa jogging, non vedo altro; a chi venderanno la loro merce? La risposta alla mia domanda arriva qualche giorno dopo, quando noto che è proprio sul quel Lungarno che i pullman scaricano il loro ricco contenuto di gruppi turistici.

Ma l'arte non finisce qui. Tanti artisti a Firenze s’ingegnano a sbarcare il lunario con la loro capacità. Nel piazzale degli Uffizi, oltre i venditori di disegni e quadri, trovo molte statue viventi e, circondato da ragazzine, c'è un banchetto dove un omino prepara spille con il loro nome scritto con un fili d'argento, poi i suonatori di vari strumenti. Anche a Venezia ne avevo visti, ma qui vedoin Piazza della Repubblica, a fianco di una giostra, addirittura un complessino che suona dei pezzi di jazz e suonano bene.

Bancarelle, venditori; i turisti amano acquistare e portare a casa un ricordo della città che hanno visitato. Se una volta a Venezia c'erano le gondole in miniatura (ci sono ancora adesso), se a Pisa c'era la riproduzione della torre che pende (è c'è ancora adesso), il turista si è evoluto e vuole qualcosa di più. Disegni, stampe, quadri, statuette e altri oggetti d'arte o dell'artigianato rispondono certamente a questa esigenza, ma adesso va molto di moda anche acquistare accessori del vestiario, oltre ai vestiti interi. Firenze è famosa per le botteghe dell'oro di Ponte Vecchio, ma non tutti possono permettersi simili spese. Cosa c'è di meglio che frugare sulle bancarelle che offrono una miriade di oggetti colorati e alla moda?

Ecco così che attorno al centro storico ci sono alcuni mercatini, uno addirittura dietro il Duomo. Devo dire che le masse colorate di foulard mi hanno fortemente attratto, meno le borse, i cappelli, gli arazzi, ma in queste bancarelle un “turista” vero, non uno come me, può trovare certamente quello da portare a casa come ricordo della vacanza fiorentina.

Un mercato tutto particolare è quello nella piazzetta dei Ciompi. Ai piedi della Loggia del Pesce, ricostruita in questa piazza in modo fedele nel 1956 (prima si trovava nell'odierna Piazza Repubblica), si trovano una serie di baracchette poste ai margini di tre “vie”. È un vero e proprio “mercato delle pulci”, in cui c'è di tutto purché vecchio e impolverato: un piatto goloso per chiunque cerchi un qualcosa di strano, un ricordo, un pezzo da mettere nella propria collezione, un oggetto di arredamento o un regalo particolare. Penso che questo non possa essere considerato un “mercatino turistico”, ma che ne valga bene una visita.

Concludo con quest'ultimo luogo le mie dissertazioni sul rapporto turismo - città a Firenze.

La mia esperienza di grandi città con una presenza significativa del turismo mi indica come ognuna di esse assume in rapporto diverso con questa fonte di reddito. Questo rapporto viene regolato dalla situazione di partenza, dalle attività presenti e dall'indole degli abitanti.
Vi sono città, come quella di Bergamo, che hanno grandi attrattive storico culturali e artistiche da offrire, ma la gente non sa lavorare col turista e così questa opportunità non decolla; altre, come le cittadine della Romagna, che, anche se non hanno attrattive sono capaci di inventarsele. La cosa importante è che la città, per ricorrere il turismo, non diventi un museo o un falso storico, come Montmartre a Parigi, e che invece riesca a mantenere la vitalità del centro urbano.
Credo che Firenze, per adesso, sia ancora una città viva e vegeta.


Vedi anche:
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Alla ricerca della vita della città nei luoghi di Pratolini
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