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Palazzo Fortuny, Venezia, dall'1 settembre al 19 novembre 2012

Autunno a Palazzo Fortuny

Franco Vimercati: "Tutte le cose emergono dal nulla" - Annamaria Zanella: "Oltre l'ornamento" - Maurizio Donzelli: "Metamorfosi", Beatrice Helg: "Risonanze"


Palazzo Fortuny come ogni anno, anche in concomitanza con la stagione autunnale, presenta all'interno dei suoi suggestivi spazi una serie di progetti espositivi di artisti contemporanei che hanno "subito" il fascino della figura di Mariano e del luogo, con la sua ineguagliabile atmosfera, le sue eclettiche creazioni, le collezioni, i tessuti e i dipinti.

Protagonisti di questa edizione sono quattro artisti - Franco Vimercati, Annamaria Zanella, Maurizio Donzelli, Beatrice Helg - diversi tra loro, per provenienza e caratteristiche, ma accomunati da una medesima tensione che li ha spinti, ognuno nel suo specifico campo d'indagine e con un progetto espressamente concepito per l'occasione, a confrontarsi con il genius loci di Fortuny.

Franco Vimercati, Il ciclo della zuppiera / The Soup Tureen Cycle, 1988, 40x45 cm
Franco Vimercati.
Tutte le cose emergono dal nulla
A cura di Elio Grazioli
Progetto di allestimento Daniela Ferretti
(piano terra e sale laterali al piano nobile)

Franco Vimercati crede che nella fotografia esista una possibilità che nella pittura o negli altri media artistici non è riscontrabile: precisione ed essenzialità e anche realtà, concretezza, mondo, lavoro. L'oggetto deve parlare da solo ed è la fotografia a farlo parlare, tanto quanto esso fa parlare la fotografia. E' così che nelle sue opere l'oggetto guadagna il centro della scena ed è rispettato tanto quanto il medium, l'idea, senza sovraccarichi psicologici, né ideologici, né di altro genere.

La mostra a Palazzo Fortuny rappresenta l'occasione per vedere riuniti alcuni dei celebri lavori dell'artista: dalle serie di bottiglie di acqua minerale, al parquet, a una brocca, un bicchiere, una bottiglia, al ciclo della zuppiera, alla sveglia rovesciata, dove l'oggetto è capovolto come lo "vede" la macchina: nei lavori dell'artista protagonista è un unico oggetto che è, però, all'origine di una riflessione profonda sul senso della visione e della percezione e sul significato del gesto fotografico. L'oggetto è sempre lo stesso, ciò che cambia è il modo di riprenderlo, ovvero la fotografia.

Annamaria Zanella, Veneziana Rossa, 2007
Annamaria Zanella.
Oltre l'ornamento
A cura di Daniela Ferretti
(primo piano nobile)

Annamaria Zanella, artista del gioiello di Padova, dove ha studiato Arte dei Metalli presso il famoso Istituto Statale Pietro Selvatico, espone la sua ultima collezione.

Come Mariano Fortuny, non soddisfatto dai consolidati metodi di stampa e tintoria, fu innovatore, così Annamaria Zanella va oltre le usuali tecniche dell'oreficeria e le sue opere incarnano una poetica sottile.

Attraverso lo studio e la ricerca sui metalli, Zanella dà vita a un materiale al tatto e alla vista simile alla seta - il materiale di Fortuny - che la attrae per le sue superfici e per le delicate colorazioni. Le sue sono opere sensuali, di una morbidezza che accarezza la pelle. All'artista ci sono voluti anni per sperimentare le possibilità di applicazione sul gioiello di un materiale come il tessuto di acciaio industriale. Il risultato è morbido e lucente, come seta al tatto e agli occhi.

I metalli preziosi, troppo lucidi e brillanti, non sono per lei rappresentativi della vita reale: Zanella da sempre cerca nuove strade per creare gioielli che vanno oltre al valore, attraverso l'uso di materiali poveri quali ferro arrugginito, reti metalliche, vetri rotti, smalto a fuoco graffiato e opaco, agli antipodi rispetto a quello smalto lucido applicato comunemente in gioielleria. I suoi gioielli, paragonabili a sculture, sono esemplari unici, riflesso e riflessione delle sue esperienze e sogni, incarnano le sue emozioni, i suoi rimpianti e i suoi desideri, inserendosi mirabilmente nel sontuoso ambiente del museo.

 
. Maurizio Donzelli, Arazzo Jaquard, 2012, 205x155 cm
Maurizio Donzelli
Metamorfosi
A cura di Andrea Villani
(secondo piano nobile)


La mostra a Palazzo Fortuny consente un approccio esaustivo agli elementi poetici del lavoro di Maurizio Donzelli. Su una prima linea d'indagine troviamo i grandi tappeti in lana e seta, annodati in Nepal, che trasferiscono la tematica del disegno, suo principale nucleo di speculazione estetica, nella dimensione orizzontale e sviluppano il concetto di specchio - inteso come lente di osservazione, alterazione e ridefinizione della percezione - e il problema della relazione tra colore e luce nella dimensione della luminescenza.

Parallelamente, in mostra possiamo ammirare alcuni degli arazzi Jacquard, realizzati nelle Fiandre, appositamente realizzati per questo progetto, che mettono in atto una ricerca epifanica dell'immagine con una grazia stupefacente, un rispetto per i contenuti possibili e una maturità rispetto alla tradizione storica che li sospende nel tempo.

La mostra presenta inoltre per la prima volta sia i "Mirrors" che gli acquerelli raccolti nei cicli intitolati "Disegni del Quasi" e "Talisman".

Beatrice Helg, « Emergence IV », 2008, Ilfochrome print, 150 x 108,9 cm - ©BeatriceHelg
Beatrice Helg
Risonanze
Coordinamento scientifico Daniela Ferretti
(terzo piano nobile)

Béatrice Helg, fotografa svizzera, da trent'anni concentra la sua ricerca artistica sullo spazio, la materia, la luce, la nozione del tempo e del divenire.
Architetto dell'impalpabile, mette in scena le sue fotografie creando spazi monumentali, universi di una bellezza singolare, dove scultura, pittura, scenografia e soprattutto il contrasto tra luce e oscurità si fondono e compongono visioni di silenziosa meditazione.
Ben lontani dall'essere iperrealisti o narrativi, i lavori dell'artista rappresentano delle forme astratte, dei mondi luminosi.
Più di ogni altra cosa nei suoi lavori la luce è la materia senza la quale l'opera non esiste.

Utilizzando dei materiali grezzi, recuperando lastre di metallo arrugginite o dei moduli di vetro dalla trasparenza incerta, o carta, l'artista costruisce nel suo atelier delle istallazioni dall'equilibrio precario. Queste forme scultoree, geometriche, appaiono nelle sue fotografie in sospensione, fuori dal tempo reale. Esse abitano lo spazio, invece che riposarvi come degli oggetti inerti. Delle sovrapposizioni di piani, degli effetti di trasparenza, delle forme galleggianti, da cui nasce la sensazione di un perpetuo muoversi, di risonanze.

"Risonanze" è la prima esposizione museale dell'artista in Italia e comprende una selezione di venticinque opere fotografiche a colori e un'istallazione creata appositamente per Palazzo Fortuny.


Autunno a Palazzo Fortuny
Palazzo Fortuny, San Marco 3780 - San Beneto, Venezia

Open-preview: venerdì 31 agosto (dalle 12 alle 20, su invito)
Apertura al pubblico: 1 settembre - 19 novembre 2012

Orario: Tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00 (biglietteria 10.00 - 17.00);

BIGLIETTI
Intero: € 10
Ridotto: € 8
ragazzi da 6 a 14 anni; studenti dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi o studenti; cittadini over 65; personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, titolari di MUVE Friend Card; titolari di Carta Rolling Venice; titolari Carta Giovani; possessori di Museum Pass (indipendentemente dal prezzo di acquisto); possessori di Venice Card Adult e Junior; Gratuito
portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti turistici che accompagnino gruppi; Partner ordinari MUVE
*è richiesto un documento

INFORMAZIONI
fortuny.visitmuve.it
info@fmcvenezia.it
call center 848082000 (dall'Italia)
+3904142730892 (dall'estero)

PRENOTAZIONI
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Mariano Fortuny y Madrazo
Mariano Fortuny y Madrazo nasce a Granada nel 1871. Figlio d'arte, e assai presto inserito nel mondo artistico e culturale parigino, compie innanzitutto studi pittorici. Diciottenne si stabilisce a Venezia, dove frequenta circoli accademici e cenacoli artistici internazionali: tra i suoi amici Gabriele D'Annunzio, Ugo Ojetti, Eleonora Duse, Hugo von Hofmannsthal, la marchesa Casati, Giovanni Boldini, il principe Fritz Hohenlohe-Waldenburg.

Dopo un viaggio a Bayreuth, fortemente attratto dalla musica di Richard Wagner, volge i suoi interessi dalla pittura alla scenografia e all'illuminotecnica.Nel 1900 realizza alcune scene e costumi per la prima assoluta del Tristano e Isotta alla Scala di Milano. Contemporaneamente inizia a prender corpo l'idea della "Cupola", cioè quel sistema illuminotecnico complesso che libererà la scenografia teatrale dalle rigide impostazioni tradizionali mediante l'uso della luce indiretta e diffusa.

L'ambiente teatrale parigino (da Adolphe Appia a Sarah Bernardt) gli dimostra attenzione, ma è poi con la mecenate contessa di Bearn che la rivoluzione scenotecnica di Fortuny trova completa applicazione: tra il 1903 e 1906 il teatro privato della contessa viene dotato di un sistema integrato e rinnovato di cupola, luce indiretta, proiezione di cieli colorati e nuvole: è la fama. Il sistema di Fortuny, prodotto dall'AEG, trova applicazione nei maggiori teatri tedeschi.

Ma la creatività di Mariano cerca stimoli nuovi: inizia a creare stoffe e tessuti stampati, in sodalizio con Henriette, che sposerà nel 1924. Con lei crea Delphos, l'abito in seta plissettata che lo rende famoso in tutto il mondo. Nel 1919 a Venezia, alla Giudecca, fonda la fabbrica per la produzione industriale delle sue stoffe in cotone e apre boutique nelle maggiori capitali europee. Nel frattempo decora e illumina palazzi e musei in tutta Europa, riceve riconoscimenti e titoli onorifici. Parallelamente non viene meno l'interesse per il teatro e la scenografia: sono di questi anni l'installazione della sua "Cupola" presso il Teatro La Scala di Milano e del 1929 l'applicazione del suo dispositivo scenotecnico per la realizzazione dei "Carri di Tespi" itineranti. Degli anni Trenta sono altre invenzioni: dalla carta da stampa fotografica ai colori a "Tempera Fortuny" e agli interventi illuminotecnici sui grandi cicli pittorici veneziani di Tintoretto a San Rocco e di Carpaccio a San Giorgio.

Sul finire del decennio, Mariano si ritira nella sua sfarzosa dimora di San Beneto, dove riprende l'attività pittorica e raccoglie le memorie della sua eclettica produzione. Muore nel 1949 e viene sepolto al Verano, a Roma, accanto all'illustre padre Mariano Fortuny Marsal.

Palazzo Fortuny
Palazzo Pesaro degli Orfei è diventato oramai da più di un secolo Palazzo Fortuny: da quando cioè, il versatile artista,inventore,organizzatore culturale Mariano Fortuny vi ha collocato la sua abitazione, il suo studio, la sua azienda. Casa di moda, laboratorio per la produzione di un'originalissima tipologia di tessuti stampati, studio e gabinetto fotografico: Mariano Fortuny ha montato uno dei luoghi mitici della cultura europea tra Otto e Novecento. Lungo i diversi piani del palazzo, l'articolarsi dell'esperienza e del genio di Fortuny, tra dipinti, tessuti,mobili,lampade, ha determinato il gusto e gli stili di vita fino ai giorni nostri
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