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Una riflessione sui fatti di ieri e di oggi

Dove vanno i sindacati?

Alcuni s’inchinano al potere, altri pensano a globalizzare i diritti sindacali, ma forse sarebbe bene che qualcuno pensasse a riconquistarli in Italia

Di Giacomo Nigro

Riflettendo sullo stato di salute del sindacato in Italia, in tempo di crisi, mi viene in mente che uno dei problemi dei cittadini italiani è che i sindacalisti, anche i compagni della CGIL, continuano a correre verso la "politica" senza soluzione di continuità, Ayraudo verso SEL è solo l'ultimo della serie; quando avremo Landini alla guida dell'unico vero sindacato italiano rimasto sulla piazza? Nonostante tutto!

Nonostante, cioè, la continua dissociazione mentale del sindacato italiano, nel suo complesso, sul tema della produttività in Italia, produttività non necessariamente riferita ai lavoratori, ma all'inadeguatezza delle imprese, male organizzate, vecchie nei processi sia produttivi, sia organizzativi. Senza dimenticare l'innumerevole catena di vincoli obiettivi, primo fra tutti la bassa redditività degli investimenti, e poi la corruzione endemica, le mafie e l'inefficacia del sistema giudiziario.

Mentre CISL e UIL navigano e traccheggiano in favore di vento Fiat facendo finta di contrastare il governo, Landini della FIOM/CGIL fa il suo mestiere, oltre a sostenere la globalizzazione della lotta sindacale. Quest'ultima è una proposta interessante, ma velleitaria; se riteniamo che i cinesi la pensino come noi sui diritti dell'uomo siamo fuori strada, così come lo siamo quando, ad esempio, vogliamo imporre alle donne afghane di rinunciare al burka, perché a noi non piace, senza chiederci se a loro garba.

L'errore è lo stesso della globalizzazione economica; annullare le tradizioni e le particolarità nazionali non è sempre possibile, inoltre trascuriamo che quasi la metà della popolazione mondiale vive come si viveva centinaia e, in qualche caso, come migliaia di anni fa. Vaglielo a raccontare il sindacato a quegli uomini.
Landini è bravo a difendere le sconfitte sindacali subite in Fiat trasformandole in vittorie, ma nel frattempo il Parlamento ha messo a dura prova i diritti dei lavoratori italiani, manomettendo l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Forse sarebbe bene, prima di pensare a globalizzare i diritti sindacali, pensare di riconquistarli in Italia ad esempio sostenendo con forza la necessità di avere, finalmente, una legge seria sulla rappresentanza sindacale, dal prossimo governo. Finora è stato come cercare l'araba fenice. Né Prodi, né D'Alema fecero quella sacrosanta legge, né tantomeno la fecero all'epoca dello Statuto dei Lavoratori. È più comodo avere un sindacato che rappresenta cento persone che conta quanto un altro che ne rappresenta cinque milioni: divide et impera!

Inoltre rilevo nel nostro sindacato i sintomi di uno strabismo storico. Mi spiego meglio: lavoro da molti anni in un'azienda che fino ai primi anni novanta era detta (e lo era veramente) d'interesse nazionale, apparteneva ed era controllata dall'IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), che nel dopoguerra possedeva tutte le Imprese Statali, cioè tutte quelle considerate strategiche per la Nazione. Negli anni novanta l'IRI guidata da Romano Prodi diede inizio alle privatizzazioni.
I sindacalisti di allora non colsero, a mio parere, la portata storica delle privatizzazioni e pensarono di poter continuare a camminare sull'antico sentiero del consorzio di interessi, ma i loro interlocutori (nelle aziende ex IRI) si duplicarono. Lo Stato governava e conservava comunque il proprio interesse, in alcuni casi a mezzo della così detta goldenshare e il privato esercitava il suo diritto padronale.

Dal mio punto di vista la CGIL (il mio sindacato da sempre) è stato il primo a capire, o almeno a darlo ad intendere, questa situazione, ma è purtroppo condizionato dagli altri due principali sindacati CISL e UIL che hanno sottoscritto un accordo separato con governo e associazioni imprenditoriali, che ne riduce praticamente l'azione al livello di patronato sociale, in cambio sono stati promessi loro, e non ancora attuati, posti di potere nel mondo del lavoro che li costringerà ad abbandonare la terzietà e quindi l'indipendenza di giudizio e, sopra tutto, la protezione dei lavoratori.

Argomenti:   #cgil ,        #cisgiordania ,        #fiat ,        #landini ,        #opinione ,        #partecipazioni statali ,        #sindacati ,        #uil



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