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Lo tsunami promesso da Grillo c'e' stato. Cosa resta ora? Di Giovanni Gelmini
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Rischio d’ingovernabilità?
Non credo; c'è già un esempio recente in Sicilia, che penso sia esportabile molto bene. A distanza di qualche giorno vediamo cosa effettivamente è successo. Berlusconi è sopravvissuto, ma non è più “il primo” e appare isolato da quasi tutti, tranne alcuni faccendieri del PD, perché è considerato un alleato pericoloso, ma lui ha bisogno di sottrarsi alle sentenze che lo aspettano nei prossimi giorni. La Lega Nord ha vinto in Lombardia, ma è diventata poco o niente a livello nazionale. Altri due miti, che hanno imperversato per un ventennio, sono caduti: il “centro” e il bipolarismo; entrambi propagandati come desiderati dagli italiani. Oggi, malgrado la “salita in campo” di Monti, che poteva rappresentare una vera alternativa riformista di destra contro il berlusconismo, il centro vale come ieri, attorno al 10%: una cosa marginale che non può spostare le linee di un Governo. Monti non ha attratto elettori, ma ha, ovviamente perché la sia proposta è stata molto debole, solo cannibalizzato Casini e Fini, essendo certamente più credibile di loro. L'altro mito che esce chiaramente sconfitto è il bipolarismo. Dove sta scritto che gli italiani vogliono due poli, simili e inetti? Le ammucchiate oggi non servono: occorrono i programmi, a cuie i politici di professione non hanno pensato! Le reazioni al risultato elettorale sono di due tipi; una è che lo sconfitto Berlusconi propone al semi vincitore Bersani l'inciucio del secolo: “Vieni con me, che ti frego!”, sembra la sua proposta. Si spera che Bersani (o meglio i Letta e Gentiloni del caso) non ci caschino, perché una simile soluzione politica vorrebbe dire “no” alle riforme richieste dalla gente e quindi ci troveremmo poi con un paese in sommossa, oltre che distrutto completamente nella sua realtà economica e sociale. Una scelta del genere sarebbe la morte cruenta dell’attuale classe politica e porterebbe la maggioranza assoluta a Grillo, cosa che non è certo auspicabile. Mi sembra opportuno, prima di procedere, capire come nasce il voto al Movimento 5 Stelle. Dai sondaggi demoscopici sembra chiaro che non c'è nessuna ideologia che lo sorregga, ma solo la constatazione di un quarto degli elettori votanti che i partiti tradizionali sono inaffidabili e qualcuno si deve pur votare. I suoi elettori vengono, valori tagliati col coltello perché sappiamo che le statistiche demoscopiche non sono molto attendibili, per un terzo dagli sfiduciati, che non sarebbero andati alle elezioni, un terzo dal Centro Sinistra (con quasi tutto l'elettorato di Di Pietro più qualcos'altro), un terzo dal Centro Destra (con quasi tutti i voti persi dalla Lega). Non ha rubato quindi solo a Bersani! Non possiamo non tenere conto che il 25% degli elettori vuole il cambiamento profondo e così, con il consenso a Grillo, ha espresso la sua volontà. La gente è convinta (n.d.r. Anche quelli che votano Lega in Lombardia) che sia assolutamente necessario. Dopo mani pulite, da ben venti anni, tutta la classe politica ha continuato a dire che occorre cambiare. Ecco i temi continuamente e inutilmente ripetuti: la corruzione, la giustizia, il costo della Pubblica Amministrazione, i costi della politica, ridurre gli enti, il conflitto d’interessi, ecc... ma nulla è stato fatto, anzi le cose sono peggiorate. Il PD, nella sua ultima esperienza di Governo, è riuscito a far cadere il secondo governo Prodi, quando stava finalmente iniziando a metter mano alle riforme necessarie e tutto perché hanno voluto imbarcare un personaggio marginale come Mastella e gli estremisti di sinistra, che probabilmente hanno anche ridotto i voti possibili al PD; infatti, la coalizione presentata era un'evidente accozzaglia. Oggi per fortuna non è più così: i “mastella” non ci sono più nella coalizione, Monti è stato sconfitto e vale poco come puntello, mentre la sinistra estrema è per la seconda volta fuori dal Parlamento. L'unica via che mi pare possibile è un governo “Bersani” (o di altro esponente della coalizione prima nel Parlamento; perché no Vendola o ripescare Prodi?) con il preciso scopo delle riforme condivise col Movimento 5 stelle, riforme che sono poi quelle che almeno il 60% degli italiani si attende; occorre un profilo basso, ma incisivo; in pratica riformare lo Stato in senso democratico e per il benessere diffuso, non per i “belli” del potere. Credo che così si possa avere un Governo stabile, che almeno ci porti fuori dalla crisi, quindi che duri alcuni anni e non certo un governo per fare solo la legge elettorale per tornare a votare. Dico che occorre un Governo che duri, per molti motivi, anche di convenienza dei partiti. Né al PD, né a Grillo conviene tornare subito alle elezioni: entrambi perderebbero tutto, ma anche perché le riforme non si fanno in pochi mesi: smantellare in sistema ingessato, come quello italiano, e una cosa complessa e occorre parecchio tempo per mettere il tutto a regime, strada facendo, correggere gli inevitabili errori che si fanno e si possano valutare i risultati. Per uscire dalla “tempesta perfetta” occorre una rivoluzione; nel passato le rivoluzioni sono sempre state sanguinose. Questo sconquasso, che i media ci vogliono far apparire come un disastro, forse è quella rivoluzione necessaria e per fortuna non cruenta. Sia chiaro che non sono pro Grillo, la sua organizzazione verticistica e oscura mi lascia molto perplesso, ma mi limito ad analizzare le situazioni, le opportunità e le possibili evoluzioni; questa è una opportunità per andare verso un paese migliore e non un disastro. Grillo non al Governo va bene e va bene che sia solo forza del cambiamento, stimolando il Governo all'esterno, Grillo al Governo sarebbe un salto nel buio per i motivi che ho sopra citati e non mi piacerebbe di certo. Argomenti: #berlusconi , #elezioni , #grillo , #m5s , #opinione , #pd , #pdl , #politica Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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