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Navi, squeri, traghetti da Jacopo de’ Barbari Venezia, Fondazione Querini Stampalia, dal 23 marzo al 12 maggio 2013 |
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La mostra Navi, squeri, traghetti da Jacopo de’ Barbari, realizzata grazie alla collaborazione e al sostegno di Società Duri i Banchi di Venezia, conduce lo spettatore dentro il brulichio di attività del porto e dei cantieri nautici, gli “squeri”. Nell’epoca d’oro dell’antica Repubblica erano numerosi, concentrati specialmente nel sestiere di Castello. Nascevano lì le imbarcazioni adatte ai fondali bassi della laguna: gondole, sandali, burci. I vascelli progettati per il mare aperto, dalle navi da carico alle galere da guerra che le scortavano, prendevano invece forma all’Arsenale. Quest’ultimo campeggia nella celeberrima veduta di Venezia a volo d’uccello del de’ Barbari, di cui la Fondazione possiede uno dei primi esemplari. La pianta lo disegna com’era nell’anno 1500 con le tese, i bacini, le torri e le mura che ancora in parte lo cingono. Proteggevano la flotta e i segreti dell’organizzazione formidabile del cantiere di Stato, che fu la fabbrica più imponente dell’Europa medioevale. Nei versi dell’Inferno Dante Alighieri evoca il fervore del lavoro all’Arsenale, per rendere l’idea della concitazione di Malebolge: “Quale ne l’arzanà de’ Viniziani / bolle l’inverno la tenace pece / a rimpalmare i legni lor non sani, / ché navicar non ponno – in quella vece / chi fa suo legno novo e chi ristoppa / le coste a quel che più viaggi fece; / chi ribatte da prora e chi da poppa; altri fa remi e altri volge sarte... ”.
L’affiancano, restaurate, altre opere, tratte dalla spettacolare miscellanea “Arsenale di Venezia e Marina”, pressoché inedita, patrimonio anch’essa della Fondazione. È una raccolta di centoquarantadue tra acquerelli, disegni preparatori a penna, acqueforti, bulini. Spiccano per valore documentaristico, ma anche per l’eccellenza artistica, i disegni della Pianta a colori dell’Arsenale, delineata dal perito Filippo Rossi nel 1776. Vi sono raffigurati tutti i settori di attività del cantiere, dal punto di raccolta dei roveri allo squero delle galeazze. Straordinarie immagini di naviglio veneziano sono riunite in Navi o vascelli di Vincenzo Maria Coronelli, pubblicato nel 1697. La miniatura di una buzonavis dal Capitulare Nauticum del XIII Secolo è fra le prime raffigurazioni di quel tipo d’imbarcazione duecentesca, dalla caratteristica forma circolare. Chiude idealmente l’esposizione, la Commedia dantesca, aperta su quel Canto XXI dell’Inferno che descrive l’Arzanà, nella prestigiosa edizione veneziana commentata da Cristoforo Landini. È del 1491, l’anno prima della scoperta dell’America, che avrebbe segnato la fine di un mondo e, con esso, della Venezia ancora trionfante della pianta di Jacopo de’ Barbari.
La mostra è realizzata grazie alla Società Duri i Banchi di Venezia. Un rapporto, quello con la Fondazione Querini Stampalia, che segna l’inizio di una collaborazione finalizzata alla valorizzazione del patrimonio culturale, sociale e umano di Venezia, come previsto dallo statuto della storica Società, che quest’anno compie centodieci anni. Il 22 marzo, alle 18, si terrà un incontro di presentazione della mostra, a cui interverranno: Marino Cortese, Presidente Fondazione Querini Stampalia; Giovanni Sarpellon, Presidente Centro Internazionale della Grafica; Cristina Celegon, Fondazione Querini Stampalia; Vladimiro Valerio, professore ordinario di geometria descrittiva e prospettica; Guglielmo Zanelli, curatore del volume Navi, squeri, traghetti da Jacopo de’ Barbari. Navi, squeri, traghetti da Jacopo de’ Barbari Fondazione Querini Stampalia Santa Maria Formosa, Castello 5252, 30122 Venezia 23 marzo / 12 maggio 2013 orari di apertura da martedì a domenica 10 / 18 lunedì chiuso Informazioni tel 041 2711411 fax 041 2711445 www.querinistampalia.it Argomenti: #arte , #de'barbari , #disegni , #grafica , #mostra , #pittura , #venezia |
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