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Critica politica E venne il tempo della verità Grillo, Berlusconi ed il PD non possono più nascondersi Di Giovanni Gelmini
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Malgrado non sia cambiata la legge elettorale, l’assetto della politica è cambiato in modo totale.
La prima cosa evidente è che non vi sono più due poli contrapposti, ma tre (più uno di poco conto) e nessuno in grado di governare da solo. Il polo di “poco conto”, il “centro storico casini-montiano”, proprio non conta nulla perché da solo non è in grado di dare né programmi di svolta, né una maggioranza sicura al Senato: è un avanzo della vecchia politica che ancora una volta è stato snobbato dagli elettori e, credo giustamente, debba essere valutato come “poco utile” per il futuro della politica. Gli elettori hanno parlato chiaro, vogliono il cambiamento; è da tanto che lo ripetono, ma i partiti hanno continuato per decenni a parlare fra di loro e a non ascoltare i cittadini: ora non lo possono più fare. Come ho già detto, ritengo che Berlusconi sia ormai isolato con i suoi soci in camicia verde e il suo comportamento sembra dimostrare la mia impressione. Fa di tutto per cercare di legare con il PD: profferte, intimazioni, urla e minacce; l'ultima “farò un intervento al giorno alla Camera” non può che strappare un sorriso di compatimento, anche se nel PD c'è ancora qualcuno che pensa al “governissimo” e non pensa che l'edizione appena terminata, presieduta da Monti, ha mostrato come con col PDL non si possano fare le riforme richieste a gran maggioranza da tutti gli italiani. Inutile dire “facciamo di corsa la nuova legge elettorale e poi torniamo alle urne” per due motivi: il primo è che, se non ci sono riusciti nel 2012 non si capisce perché dovrebbero riuscirci nel 2013; il secondo è che, anche con un altra legge elettorale, tornando alle urne, dopo un governissimo PD-PDL, vincerebbe Grillo, che però da tutta l'idea che abbia seri problemi a governare; infatti evita accuratamente di essere coinvolto nell'azione politica, forse la sua idea è di stare seduto sul muretto e divertirsi a fischiare i falli di chi suda per giocare. Bersani ha dimostrato di saper procedere a un vero cambiamento. Ha iniziato a non arroccarsi sul “diritto” e si è confrontato alle primarie con Renzi, ha voluto le parlamentarie, imponendo un grande cambiamento dei nomi; risultato: moltissimi giovani e finalmente un numero quasi pari di uomini e donne. Infine ha imposto come presidenti di Camera e Senato non due nomi della nomenclatura, ma persone al loro primo mandato, indipendenti, molto conosciute e rispettabilissime. Il segno del cambiamento è forte e inequivocabile e ha spiazzato i grillini, anche se non penso che sia stato fatto per metterli in difficoltà, ma è la nuova linea che mostra a tutti che il PD è cambiato dal periodo di D'Alema e Veltroni. Bersani sarebbe un ottimo Presidente del Consiglio; ho avuto modo di apprezzarlo quando era ministro nel primo Governo Prodi, ma sono convinto che sia pronto a cedere il posto a un altra persona qualificata, se questo permettesse di avere una base forte per sviluppare i suoi otto punti. Grillo, invece, sembra che abbia la fifa matta di perdere il controllo del suo numeroso gruppo e, se prosegue così, lo perderà in poco tempo: i suoi parlamentari sembrano essere più a senno del loro capo che sta sull'Aventino. Grillo ha impostato il movimento con una strategia degna di una setta religiosa, dove solo uno ha il “Verbo” e tutti gli altri devono aver fatto il voto di obbedienza e chi è contro è un figlio di Satana. Tutto la sua impostazione contrasta in modo netto con l'articolo 67 della Costituzione Italiana, che è stato messo per rendere impossibile la rinascita di metodi fascisti nel Parlamento e che recita: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Il negare questa impostazione fa sorgere tanti dubbi sulla vera realtà di questo movimento, almeno nelle visioni dei suoi fondatori; dubbi che sono certamente aggravati dallo “statuto”, redatto in tutta fretta, che non ammette una democrazia interna. Mi chiedo come potranno i parlamentari sottrarsi ad un invito specifico di Napolitano a sostenere un Governo, che abbia come base un cambiamento coerente loro programma e che sia guidato da una persona non dell'appartato di partito. Il PD fa bene a seguire la linea del rinnovamento e dell'assoluta coerenza con il programma, rifiutando gli incuci con la destra reazionaria berlusconiana. Se si dovesse tornare alle urne, lo potrà fare a testa alta presentando il programma degli otto punti di Bersani. In questo caso chi pagherebbe il conto sarebbe proprio Grillo, ma non credo che i suoi pulcini abbiano voglia di essere “spellati vivi” dai loro elettori per non aver colto le occasioni per il cambiamento promesso e, quindi, spero che il Governo si farà e sarà forte per il cambiamento vero. Argomenti: #berlusconi , #bersani , #governo , #grillo , #m5s , #opinione , #pd , #politica Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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