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La fiducia: Letta replica alla Camera dei Deputati

Resoconto stenografico dell'Assemblea. Seduta n. 89 di mercoledì 2 ottobre 2013


  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta.   ENRICO LETTA, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, ho ascoltato il dibattito di questo pomeriggio alla Camera, stamattina il dibattito al Senato, prendo la parola per la quarta volta nella giornata, quindi, mi scuserete se riprenderò alcune delle cose che sono state dette, ma lo farò, spero, in un modo molto rapido e sintetico per ascoltare, poi, le dichiarazioni di voto.

Sono state dette molte cose importanti, a partire dall'impegno sul tema dei Regolamenti parlamentari che il collega Elio Vito ha citato prima: impegno che, ovviamente, fa parte delle competenze parlamentari e che io reputo assolutamente essenziale e fondamentale, fa parte dell'impianto complessivo delle riforme istituzionali; è una questione di competenza del Parlamento, ma è, credo, essenziale dentro quell'intero impianto.   Così come riprendo gli interventi dei colleghi Ferrara e Titti Di Salvo rispetto al tema delle elezioni anticipate e della legge elettorale. Io condivido completamente il vostro approccio e lo dico rispetto anche alle polemiche di questi giorni in ordine alla legge elettorale, che sono tornate anche qui, con riferimento alle quali voglio dire in modo molto semplice il seguente tema: la legge elettorale deve trovare in questo Parlamento un accordo che metta insieme la maggioranza di questa Camera e del Senato. La maggioranza, cioè vuol dire almeno il 50 per cento più uno: se non si mette insieme il 50 per cento più uno sia della Camera sia del Senato. la legge elettorale non si cambia. 

  Dico questo, perché ognuno di noi può fare bellissima figura, sicuramente, tirando fuori tutte le proposte che ognuno vuole portare avanti, ma se non c’è una maggioranza qui dentro, rimangono belle proposte e non diventano, poi, quel cambiamento che è necessario. Questo è il motivo per il quale io e il gruppo del quale faccio parte, il Partito Democratico, per esempio, prima dell'estate, non abbiamo dato il voto favorevole a quella mozione, nel momento nel quale discutevamo sull'articolo 138 e le vicende dell'articolo 138. Perché il tema della legge elettorale è un tema in cui, se ognuno alza la sua bandiera, la legge elettorale rimane ferma e non si cambierà mai.

Si deve lavorare, come in questo momento si sta cercando di fare in Commissione affari costituzionali al Senato, per trovare un accordo tra posizioni diverse, perché, lo ripeto, nessuno ha la maggioranza in quest'Aula e, se si gioca soltanto ad alzare ognuno la propria bandiera, non si va da nessuna parte. Lo dico essendo convinto di quello che ho detto l'altra sera in televisione e convinto del fatto che la legge Mattarella ha dimostrato, nei dodici anni in cui ha funzionato, di essere una legge che ha funzionato, che ha funzionato sicuramente. Il tema della legge Mattarella è un tema che ha dimostrato di funzionare molto meglio del «porcellum».  

Il tema di fondo è: siamo in grado, in questo Parlamento, di trovare un accordo su quale legge elettorale ? C’è la possibilità di fare ognuno dei passi avanti oppure ognuno alza la sua bandiera ? Altrimenti, potrei dire anch'io la stessa cosa di Beppe Grillo, che ha ripetuto, anche l'altro giorno: voglio andare al voto col «porcellum», non vogliono farmi andare al voto con il «porcellum», e noi vogliamo il «porcellum» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

Dico questo semplicemente perché, se sulla legge elettorale giochiamo, facciamo semplicemente questi giochi sui temi e sulle bandiere, ci fermiamo qui e non si va da nessuna parte. Io penso che la vogliamo cambiare: il più interessato a cambiarla sono io. Il più interessato a cambiarla sono io. E credo, con grande forza e determinazione, che il meccanismo che si è messo in campo al Senato – ripeto, è un percorso parlamentare per eccellenza la legge elettorale, non è materia di Governo, lo ripeto, per eccellenza –, penso che quel percorso che si è messo in campo possa trovare un'intesa. Lo dico in premessa: l'intesa non vuol dire che ognuno fa il 100 per cento delle cose che vuole; l'intesa vuol dire che qualcuno cede qualcosa e si fa una legge elettorale che non può che essere frutto di un accordo, ma sicuramente meglio dell'attuale «porcellum», che è il male assoluto, l'ho sempre pensato e lo riconfermo anche adesso. E, ripeto, per quello che il Governo può fare – che è poco, perché si tratta di materia parlamentare –, il massimo che possiamo fare continueremo a farlo. Quindi, non c’è questione di essere bugiardi o di essere coraggiosi: c’è questione semplicemente di dire le cose come stanno e di sapere che bisogna trovare delle maggioranze per fare le cose.

È sempre il solito problema: da soli si alza una bandiera, si fa finta, all'esterno, di fare delle battaglie, non si raggiunge nessun risultato, si è irrilevanti nelle cose che si fanno, si può essere anche contenti di aver alzato una bandiera, io penso che non si sia fatto il proprio dovere; il proprio dovere è riuscire a trovare degli accordi che diventino leggi, che diventino fatti che cambiano le cose. Credo che questo sia fare il proprio dovere, almeno per quanto riguarda un'idea di politica alla quale sono fortemente legato; certo non fa fare bella figura; uno fa sicuramente più bella figura a presentare mozioni sulle cose che gli pare e a chiedere il consenso sulle proprie cose, e poi, se non si trova l'accordo, pazienza; ma non è così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Allora, rispetto a questi punti penso che sia essenziale, fondamentale, muoversi in una logica che sia la più larga e consensuale possibile e credo che questo debba essere il nostro impegno e il nostro lavoro. Io la vedo così, dopo di che, so benissimo che il ruolo del Presidente del Consiglio, in quest'Aula, così come al Senato, così come nella democrazia parlamentare – funziona così – è quello di alzarsi, di prendere insulti, accuse e critiche, fa parte della democrazia parlamentare, sono abituato e sono assolutamente pronto, quando necessario, a prenderli e a replicare. Per esempio, sono state dette, qui, alcune cose false alle quali voglio replicare, come sulla questione dei testimoni di giustizia: noi abbiamo dato soluzione ai testimoni di giustizia, onorevole Guidesi, ai testimoni di giustizia, io questa cosa la rivendico, è stata una scelta importante; ai testimoni di giustizia noi abbiamo dato una risposta e una soluzione; è un'altra cosa rispetto a quello che ha detto lei. Credo che questo sia un punto fondamentale, importante, che io voglio rivendicare.

Credo che questi punti siano importanti, come altri che ho sentito prima; ad esempio, sono state citate alcune cifre secondo le quali non abbiamo abbattuto la spesa, non abbiamo abbattuto le tasse. Un miliardo e 700 milioni sono stati tagli faticosi, non semplici, in cinque mesi di Governo. Meno 3 miliardi di euro; l'abbattimento di 3 miliardi di euro di pressione fiscale in cinque mesi di Governo, è anche questo un fatto, un fatto che sta nelle cifre, nei conti. Io su queste cose voglio semplicemente ripristinare la verità perché penso che sia giusto che chi ci ascolta possa poi giudicare, valutare e credo che questo giudizio sia la cosa essenziale. 

  Così come, è stato detto prima, non avete fatto nulla per i poveri: erano anni che non si faceva qualcosa per la povertà assoluta nel nostro Paese. La carta di inclusione sociale, che è stata approvata ed è operativa, è entrata e sta entrando in vigore, in Italia, oggi, con un'intensità e un impegno particolare legato al Mezzogiorno; è una scelta per la povertà assoluta che esiste in Italia, e sulla quale abbiamo messo risorse importanti e su questo abbiamo intenzione, come ho detto, nella legge di stabilità, di continuare, ma anche questi sono fatti, cose concrete. 

Così come, mentre parlavo, mentre eravamo qui, oggi, a discutere, la questione del   Click Day sulle assunzione dei giovani, l'incentivo per assumere a contratto a tempo indeterminato giovani lavoratori, ha fatto millecinquecento nuove assunzioni in più, mentre noi passavamo la giornata qui. Mentre discutevamo qui, millecinquecento ragazzi hanno trovato un posto di lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

Questi non sono discorsi, questi sono fatti concreti e io preferisco i fatti concreti rispetto a qualunque altro ragionamento generico, rispetto a qualunque titolo o rispetto a qualunque bandiera perché ritengo questi i punti essenziali per cercare di fare svoltare le cose in Italia. Noi abbiamo cominciato, non abbiamo risolto tutto, lo so benissimo, ma trovo assolutamente insopportabile che si dipinga tutto questo soltanto con il colore nero. 
Ci sono state delle inversione di tendenza e ringrazio l'onorevole Locatelli per aver citato, prima, l'inversione di tendenza sul tema dell'educazione e dell'istruzione. Si sono rimessi soldi sul diritto allo studio, per la prima volta in Italia dopo tanto tempo; si sono introdotte le borse di studio per il settore musicale e per la coreutica, anche questa una cosa che non esisteva; si sono introdotti degli interventi per abbassare il costo dei libri di testo. Non faccio l'elenco perché, colleghi deputati, conoscete queste cose come le conosco io. Si è fatto per la prima volta e si è reintervenuti sul fondo per la disabilità nel rapporto con il mondo del lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). È un cambiamento radicale; finalmente, dopo anni nei quali sulle politiche sociali si era soltanto tagliato, si è ricominciato a mettere soldi.

Uno può dire che si è fatto troppo poco, ma ritengo che fare opposizione politica dicendo che non si è fatto nulla rappresenta un modo sbagliato di fare dialettica e di discutere tra di noi, ed è un modo al quale io, per quanto mi riguarda, non posso far altro che cercare di reagire, di dire come stanno le cose, poi ognuno ovviamente risponde della modalità con la quale fa opposizione e della modalità con la quale dice le cose.  

Di Lello diceva prima: un cambio di passo. Io spero che oggi ci sia veramente il cambio di passo. Io lo interpreto così, un cambio di passo vero, reale, un impegno che mettiamo su nuove prospettive di azione a partire dalla legge di stabilità e a partire ovviamente dai grandi temi che abbiamo di fronte, i tre grandi temi che sono stati citati prima. Elio Vito li ha toccati tutti e tre e non ritorno su quei punti, ma sono l'impegno principale che noi vogliamo prenderci, partendo dalla questione del rilancio dell'economia e del tessuto industriale. Alberto Bombassei ha fatto un intervento che condivido, condivido in pieno. Vogliamo essere un Paese fiero di essere la seconda manifattura d'Europa ? Vogliamo essere un Paese che è fiero di essere il quinto Paese esportatore manifatturiero ? Vogliamo concepire questi aspetti come una zavorra o vogliamo concepire questi aspetti invece come una possibilità, una risorsa per andare ancora più lontano ? 

  Se è così dobbiamo fare delle cose; il cuneo fiscale da abbassare è una di quelle; la legge Sabatini sull'incentivazione per i nuovi macchinari è un'altra; l'ACE per patrimonializzare le imprese è una terza. Sono tutte cose, ripeto, concrete, che dobbiamo mettere nella legge di stabilità. Alcune di queste sono parte del decreto del fare e quindi sono già state messe in campo. 

Aggiungo, sono anche a sottolineare qui una cosa importante in termini di cambio di passo: abbiamo fino ad oggi messo in campo, come Governo, provvedimenti che hanno un tasso di autoapplicatività superiore alla media di tutti gli altri Governi, vicino al 75 per cento. Ciò vuol dire che la possibilità che quello che si fa non abbia bisogno poi di mesi, anni – casca il Governo e finisce tutto –, per poi diventare fatto concreto. Nell'esperienza amministrativa che io ho, il nostro Paese muore proprio su questo, sull'applicazione delle cose. Si fanno leggi, si annunciano, poi dopo, prima di arrivare a vederle realizzate, ci si perde dentro i meandri. Ed è questo il grande problema, il motivo per il quale questa logica di esserci mossi su questo aspetto dell'autoapplicatività lo considero estremamente importante, e lo considero uno dei grandi temi sui quali assolutamente dobbiamo muoverci.

Ho parlato al Senato di Expo con grande forza. Lo voglio ripetere anche qui, perché credo profondamente in questa grandissima scadenza che abbiamo davanti. L'Expo 2015 vorrà dire per noi una scadenza attorno alla quale mobilitare le nostre grandi energie, tutte le energie del Paese. Vuol dire attrarre attorno a quel tema, il cibo, la sicurezza alimentare, l'agroalimentare, l'ambiente, tutto ciò che noi potremmo fare da qui al 2015. Vorrà dire una grande sfida per il nord, per la Lombardia, per Milano, una grande sfida alla quale abbiamo aggiunto il vertice ASEM, che riunisce i leader dei Paesi asiatici e dei Paesi europei. Siamo riusciti ad ottenere che esso si svolga a Milano nell'autunno dell'anno prossimo. Vorrà dire che riusciremo a ospitare a Milano – normalmente si sarebbe dovuto svolgere a Bruxelles, su nostra iniziativa siamo riusciti ad ottenere questo – un vertice che metterà insieme i Presidenti della Cina, del Giappone, di tutti i Paesi europei, di tutti i Paesi asiatici, a Milano, in una logica di preapertura dell'Expo. Sarà una grande occasione, anche qui, per il Paese, per dimostrare il meglio che può mettere in campo.

Insomma, credo che di occasioni ne abbiamo, così come di cose da fare, a partire da domattina, dalla preparazione della legge di stabilità. Il tempo che abbiamo perso in queste settimane purtroppo pesa, è pesante, e questo è uno dei problemi che io sento forte, perché oggi arriviamo sicuramente col fiatone alla scadenza del 15 ottobre. Quindi, non ho dubbi: se era valido prima, è valido ancora di più adesso che il Parlamento dovrà avere un protagonismo anche ulteriore sul tema della legge di stabilità. 

Non ho dubbi che la discussione parlamentare dovrà aggiungere ciò che non riusciremo, arrivando lunghi per il 15 ottobre, a mettere nella prima versione della legge di stabilità, ma son convinto che proprio per il clima che anche oggi qui si respira, ci sia la voglia, la determinazione di fare questi passi e di farli bene. Secondo me ci sono tutte le condizioni  per farli in una logica in cui ognuno porti le sue idee e ci sia la modalità e la possibilità qui per discuterle insieme e per approvarle.

A mio avviso, e termino e vi ringrazio di questo dibattito, e vi ringrazio della fiducia che vorrete dare al nostro Governo, sono convinto che il passo che stiamo facendo oggi è un passo di consapevolezza fondamentale; sono convinto che oggi facciamo un passo avanti molto forte, sono convinto che le nostre istituzioni avranno da guadagnarci dalla capacità e dalla possibilità di far sì che quelle riforme che abbiamo messo in campo riescano effettivamente a realizzarsi. 

  Sono anche convinto che non abbiamo più tempo a disposizione, sono intimamente convinto di questo, lo percepisco che la pazienza del Paese è finita, lo percepisco dal senso quasi di sollievo, ma di sollievo, per certi versi, rabbioso che io oggi ho percepito nelle centinaia e forse migliaia di messaggi che mi sono arrivati: personali, privati, di gruppo rispetto a questa giornata così particolare che abbiamo vissuto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). Centinaia, migliaia di messaggi ai quali vorrei rispondere. Percepisco tutta la rabbia e tutto il senso di attesa, e di attesa per certi versi smarrita rispetto al non capire perché con tutti i problemi che l'Italia ha, con i guai, la disoccupazione che cresce e tutto il resto... A proposito di questo, anche sulla disoccupazione giovanile, il dato che è stato citato prima, è il dato di agosto, e non è un caso che uno dei i provvedimenti che ho citato, il click day sia partito ieri; è un fatto che noi pensiamo di avere oggi messo in campo le risposte a quel dato, e le risposte stanno cominciando a funzionare se è vero che a oggi, in meno di 24 ore, 7 mila persone hanno trovato un lavoro grazie a quelle iniziative, grazie a quell'impegno e grazie quella scelta.

Insomma, credo che abbiamo fatto oggi un passo avanti importante, il Governo è iperdeterminato a fare la sua parte, il Governo soprattutto vuole dimostrare qui coesione, la stessa che abbiamo avuto in questi cinque mesi. Io voglio ringraziare sinceramente tutti i ministri, tutti i sottosegretari, anche i sottosegretari che si sono dimessi per via di questo passaggio politico. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato in questo periodo, in questi faticosi cinque mesi; sono stati cinque mesi importanti perché ci hanno fatto capire la grande occasione che abbiamo.

Ringrazio il Parlamento per la fiducia che vorrà darci, ringrazio il Parlamento soprattutto per il sostegno esigente che a partire dal dibattito di oggi è emerso; ringrazio soprattutto il Paese per il tipo di fiducia che da oggi in poi ci vorrà dare, e posso assicurare che questa volta è una fiducia veramente ben riposta   (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, di alcuni deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e del gruppo Misto).

E quindi, signora Presidente, a nome del Governo, pongo la questione di fiducia sull'approvazione della risoluzione Speranza ed altri  

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