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Il punto politico

Dove stiamo andando?

La crisi galoppa e i politici blaterano

Di Giovanni Gelmini

Se Letta oggi (e Monti prima, e ancor prima Berlusconi) ci dice che dobbiamo stare tranquilli, che la ripresa è vicina, dobbiamo credergli? Credo proprio di no!
La storia lo smentisce: per uscire dalla crisi occorre una politica molto chiara e pulita, in grado di ridare fiducia; questa deve essere fatta d’investimenti e riforme atte a spazzare le distorsioni che in decenni di strapotere si sono accumulate.

Nessuno dei tre è stato finora in grado di fare ciò, o perché non era nei suoi obiettivi, come è stato chiaramente per Berlusconi, o perché non ha mai avuto una maggioranza che sostenesse certe operazioni, operazioni sicuramente impopolari.

Tutti gridano per l'eccesso del carico fiscale. Non è ammissibile che la gente lavori per pagare lo Stato, che per di più è inefficiente. È assurdo che per ottemperare agli obblighi imposti, si subiscono ulteriori disagi e spese, anziché rendere facile gli adempimenti, che per loro natura sono già odiosi.

Per rispondere a queste richieste il Governo Letta che fa? Continua a parlare di “stabilità politica per far scendere lo spread, come se fosse quello il nucleo del problema, e fa un polverone sulle tasse al punto che nessuno capisce più nulla, tranne una cosa: si paga di più!

Si è persino arrivati, in un momento di crisi profonda, in cui tutti i redditi diminuiscono, a chiedere un “acconto” sull'IRPEF calcolato su un reddito ipotetico superiore all'anno precedente. Follia!

Se è vero che l'elevata pressione fiscale appare oggi come il principale freno all'uscita dalla crisi, per ridurla occorre un Governo capace di governare e di riportare il costo dello Stato ad un livello sopportabile e non di ricorrere al “debito pubblico”, metodo ampiamente usato da Craxi e dal suo successore Berlusconi, che è la vera causa della nostra inaffidabilità finanziaria, misurata dal famigerato spread e dell'immobilità economica.

La via necessaria è ridurre le spese e dedicare il frutto della riduzione in parte alla riduzione del carico fiscale, ma anche a investimenti e alla riduzione del debito. Investimenti e riduzione del debito sono ottenibili anche con l'alienazione di beni dello Stato, mentre il gettito ottenuto dalla lotta all'evasione dovrebbe andare solo alla riduzione delle tasse.

Tutti i governi hanno annunciato la “riduzione della spesa pubblica”, ma l'unico governo recente che ha veramente cercato di realizzarla è stato il Prodi2 ed è subito caduto. Anche il Governo Monti ha tentato di ottenerla, ma, forse per la fretta, ha creato anche molta confusione, senza incidere nella realtà sull'entità della spesa, che invece è cresciuta. Per ora il Governo Letta ha fatto solo confusione; non si vedono altri effetti e la spesa pubblica... continua a crescere.

Per ridurre veramente quanto l'Amministrazione Pubblica spreca c'è una sola via: una profonda revisione della burocrazia. Cosa fare lo hanno sempre detto tutti: riduzione degli Enti e digitalizzazione delle pratiche, ma siamo molto lontani da quella che invece è una realtà per il privato. Ad esempio la PEC è ormai in uso esclusivo per alcuni enti, ma per la maggioranza (Stato, Regioni, Comuni, ecc...) è solo una ammenicolo inutilizzato.

Però, per incidere veramente sulla complessità della burocrazia, che vuol dire costi e disagi, si devono ridurre gli enti, eliminando quelli inutili e accorpando quelli ridondanti.

L'idea di cancellare le Province è stata da molti dimostrato che non è solo inutile, ma addirittura controproducente; giusto invece ridurne il numero e assegnare a queste altri compiti oggi gestiti da enti separati come: ASL, Comunità Montane, Consorzi, ecc...

La riduzione degli enti proposti riduce la complessità della burocrazia e quindi spese e inefficienza, ma vi sono proprio Enti assolutamente inutili: Società create per uno scopo oggi non più esistente o addirittura Società che nella realtà non hanno mai avuto altro scopo se non avere un presidente e un consiglio di amministrazione da retribuire.
Se la riforma dell'apparato pubblico non decolla è perché, tra i politici, nessuno vuol mollare qualche vantaggio e la possibilità di “gratificare” qualche amico con una poltrona che dà reddito. Quindi, nella realtà a questa classe politica manca la volontà di portare il paese fuori dalla crisi; infatti, non hanno tentato di tagliarsi nessun beneficio, nemmeno quelli che sono sotto gli occhi di tutti, come gli emolumenti e il finanziamento della politica.

Con questi politici non potremo mai uscire dalla crisi, ci toglieranno una tassa per metterne due come hanno già fatto con l'IMU e non sembra che i “nuovi” siano milgiori, anzi sembra che abbiano solo tanta lingua.

Argomenti:   #berlusconi ,        #crisi ,        #crisi economica ,        #crisi politica ,        #governo ,        #letta ,        #monti ,        #opinione ,        #politica



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