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Testo integrale dal Resoconto stenografico dell'Assemblea Nunzia De Girolamo riferisce alla Camera e riferisce i fatti secondo le sue conoscenze Chiarimenti in merito alla vicenda di abusive registrazioni ai danni dell'onorevole Nunzia De Girolamo, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, e iniziative conseguenti- n. 2-00370 |
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PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, De Girolamo, ha facoltà di rispondere.
NUNZIA DE GIROLAMO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vengo qui con spirito di grande serenità per riferire ai rappresentanti del popolo italiano sulle circostanze e sulle informazioni (Il deputato Franco Bordo espone un cartello recante la scritta: Agricoltura ?No grazie. Mi occupo di bar e ASL)... PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole De Girolamo. Deve riporre quel cartello, onorevole Franco Bordo: la richiamo e chiedo ai commessi di togliere il cartello. Prego, Ministro. NUNZIA DE GIROLAMO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Vengo qui con spirito di grande serenità per riferire ai rappresentanti del popolo italiano sulle circostanze e sulle informazioni in mio possesso su quanto pubblicato dai giornali in questi giorni, nei quali la mia vita di politico, di persona e di donna è stata travolta da un linciaggio e da un accanimento senza precedenti. Vengo qui con la determinazione di spiegare a voi, rivolgendomi ad ognuno di voi, i motivi per i quali mai, mai e poi mai, ho abusato del mio ruolo di deputato e mai, mai e poi mai, ho violato la legge e la Costituzione sulla quale ha giurato fedeltà. Vengo qui con la forza della mia pulizia interiore per affermare la difesa dell'unico patrimonio che ho a parte la mia famiglia, il mio onore, la mia dignità, la mia onestà. Il mio riserbo dei primi giorni, da alcuni scambiato per imbarazzo, è stato in realtà dettato dal rispetto che ho per il lavoro che la magistratura sta svolgendo e per il quale nutro da sempre una considerazione quasi sacra nella certezza che la giustizia e la verità trionfano sempre. E così, con la coscienza in pace, pur con il cuore in subbuglio per una vicenda che definire kafkiana è ampiamente riduttivo, parto proprio dal riassunto di ciò di cui stiamo parlando. Già, perché a leggere le ricostruzioni dei giornali sembra che sotto inchiesta ci sia finita io, invece la realtà è ben diversa. E per questo ringrazio l'interpellante, per aver precisato che io non sono indagata, che è indagato il Pisapia e che le intercettazioni sono abusive. Il 27 dicembre quattro imprenditori sono finiti agli arresti domiciliari e due dirigenti della ASL di Benevento sono stati colpiti da provvedimenti cautelari, oltre al sequestro di beni di proprietà degli indagati per un valore complessivo di circa un milione e mezzo di euro. L'accusa per tutti è di truffa aggravata e continuata in concorso e peculato ai danni della pubblica amministrazione. Le indagini della finanza, della Guardia di finanza, hanno preso il via a seguito di una documentazione e di una denuncia presentata in procura dal direttore generale dell'ASL di Benevento, Michele Rossi, in relazione alle emissioni di decine di mandati di pagamento irregolari per almeno 700 mila euro. Gli altri due provvedimenti cautelari sono stati notificati a Felice Pisapia, già direttore amministrativo e responsabile finanziario della ASL, ed a Federico Russo, dirigente del servizio farmaceutico della ASL di Benevento. Secondo una nota del procuratore di Benevento, Giuseppe Maddalena, accadeva che venissero addebitate alla ASL prestazioni mai eseguite, con conseguente illecita distrazione dei fondi pubblici. Tali condotte truffaldine risultavano poste in essere dagli imprenditori privati indagati in concorso con Pisapia e Russo, compiacenti funzionari pubblici. Parallelamente a tali gravi condotte emergevano inoltre ulteriori fatti penalmente rilevanti (peculato), posti in essere dai predetti funzionari, consistenti nella distrazione di beni acquistati con denaro pubblico, destinati a finalità private del tutto estranee alle attività istituzionali dell'azienda. Nell'ordinanza della misura cautelare il GIP ha riconosciuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico di tutti gli indagati, soffermandosi sulla pericolosità dei soggetti coinvolti nella vicenda e sulla loro capacità e attitudine delinquenziale. In particolare, si descrive lo spessore delinquenziale di Pisapia che già dal 17 dicembre 2012 era stato rimosso dall'incarico e che aveva tentato di difendersi utilizzando la stampa locale – dopo essere stato rimosso, appunto dall'incarico – cercando di apparire come vittima di una macchinazione ordita ai suoi danni. Questo è quanto riportato dalle agenzie di stampa: mai, mai e poi mai il mio nome è coinvolto nella truffa ai danni dell'ASL di Benevento che riguarda altre persone, una delle quali ha costruito il dossier abusivo e illegittimo su di me, frutto di un complotto ordito ai miei danni. Ho scoperto, infatti, che uno dei funzionari raggiunto da misura cautelare aveva realizzato attività di spionaggio e dossieraggio illegali vietati dalla legge a mio danno nel corso di incontri tenuti nel mio domicilio privato di Benevento. Stiamo quindi parlando di conversazione di un parlamentare, esattamente un parlamentare come voi nell'esercizio delle sue funzioni. A nessuno sfugge che, sia l'acquisizione che la diffusione di conversazioni parlamentari deve essere autorizzata dalla Camera di appartenenza e che il domicilio di un deputato e di un senatore è inviolabile previa autorizzazione della stessa Camera. Lascio alla magistratura il compito di stabilire l'ammissibilità sui contenuti delle conversazioni nelle quali ci sono espressioni poco eleganti come riportato dalla stampa, ma potrebbero esserci anche conversazioni politiche ed istituzionali sulle quali il legislatore ha inteso fornire ai membri del Parlamento una sorta di difesa dagli abusi e dalle ritorsioni. Questo dibattito, ricordiamolo, trae origine da un'attività illecita, da un fatto che costituisce reato, sia nella fase di registrazione di riunioni private che in quella della diffusione del materiale captato da chi era già indagato: mi sembra che tutto questo il legislatore lo aveva previsto e si è verificato. Ai miei danni si è scatenata una ritorsione mediatica da parte di chi ha cercato di sfuggire alle proprie responsabilità verso la giustizia tramite la diffusione di conversazioni vietate dalla legge, ma poiché considero le prerogative dello status di parlamentare come una garanzia al nostro operato e non come un privilegio in questo momento accantono tutto ciò che potrebbe giovarmi in una difesa eventuale di qualsiasi tipo e desidero rivolgermi a voi con lo spirito e l'anima più onesti possibile. Non considero questa Camera come un'arena dove si combattono nemici e amici, alleati e avversari, penso che questa sia la casa degli italiani e che gli italiani debbano sapere sempre e comunque la verità, ma preservando sempre e comunque i principi fondamentali della libertà dell'uomo, quali la libertà di pensiero e di parola. Invece, sottopongo alla vostra autorevole riflessione quanto sta accadendo in queste ore, nelle quali c’è una politica fuori dalla politica, un'inchiesta fuori dall'inchiesta e tutta l'impalcatura dello Stato democratico viene sovvertita da manovratori occulti. Vi invito a meditare, al di là di ciò che pensate sulla mia persona. Stiamo esaminando due situazioni assolutamente diverse, c’è un livello giudiziario sul quale indaga la magistratura, alla quale io mi affido. C’è però poi un livello politico e cioè il contenuto di dichiarazioni private espresse in un contesto privato: può esserci, mi domando e vi domando, un'autorità etica in grado di giudicare sul livello gergale delle nostre espressioni all'interno delle nostre abitazioni private o delle mura delle nostre segreterie politiche? Io sono pronta a dichiararvi totale onestà, ma gradirei che analoga onestà intellettuale fosse manifestata non solo dai membri del Parlamento, ma anche da ciascun italiano. Per quanto noi eletti nella più alta espressione democratica abbiamo senz'altro il dovere di essere all'altezza del mandato ricevuto. È avvenuto che io abbia tenuto riunioni nel mio domicilio a Benevento; in quel periodo allattavo mia figlia e soffrivo di una particolare patologia post parto che mi costringeva ad evitare frequenti spostamenti, come da certificati e da documentazione che io consegnerò all'onorevole Nicodemo. Come mio dovere di parlamentare della zona, ero stata interessata a numerosi problemi in ambito sanitario e avevo deciso di discuterne con i responsabili dell'azienda sanitaria esercitando il mio diritto e dovere di segnalare questioni e cercare di trovarne le soluzioni. Di tutti gli argomenti di carattere generale esaminati – e, cioè, miglioramento del servizio, tutela delle fasce deboli, rafforzamento della garanzia per i lavoratori precari –, ovviamente, non si è parlato sui giornali. Ma era proprio questo il tema delle nostre conversazioni ? No: sono state estrapolate, private, dal loro contesto originario, una serie di espressioni che, collegate fra loro, costituiscono un suggestivo richiamo giornalistico, ma non sono la verità. Il mosaico si vede nel suo insieme, non si può giudicare dalle singole tessere: ci possiamo trovare dinnanzi ad un immane capolavoro se guardiamo l'immagine finale, ma possiamo anche stabilire che si tratta di una brutta opera, se la guardiamo parzialmente o a pezzi, così com’è avvenuto. Ma poiché ho detto che mi sarei sottoposta a questo esercizio di verità con umiltà, ma anche di forza e di determinazione nel difendere i miei valori e la mia onestà, metto da parte ogni forma di garanzia che la legge mi offrirebbe e sono pronta adesso a chiarire, punto su punto, tutti i passaggi sui quali sono stata processata sui giornali, senza essere sottoposta ad indagini da parte della magistratura. Partiamo dalla frase sui controlli che mi è stata addebitata sempre dalla stampa, come una sorta di tentativo di condizionamento. È bene precisare subito che il bar e l'ospedale non hanno mai ricevuto su mia pressione alcun controllo della struttura dell'ASL. La mia era una battuta, del tutto decontestualizzata, legata ad altre vicende che, in quel momento, stavano interessando la struttura ospedaliera e che creavano disagio sociale. Quando un politico o un rappresentante istituzionale è tempestato da chiamate di lavoratori che si lamentano, da operatori che scrivono note e chiedono incontro, è ovvio che nel privato della propria dimora possa lasciarsi andare ad affermazioni che non avrebbe mai fatto in pubblico o in un'altra sede. Per quanto riguarda i controlli, invece, dei NAS dei carabinieri, che non dipendono dall'ASL e che sono arrivati dopo cinque mesi dall'incontro di luglio 2012 illegalmente captato, qualcuno abbia il coraggio di dire che li ho inviati io. Chi lo insinua, si assumerà la totale responsabilità di una simile calunnia. Esprimo per questi attacchi solidarietà all'Arma dei carabinieri, fortemente screditata da alcune testate giornalistiche che sicuramente ne risponderanno nelle sedi competenti. A tutti gli uomini dell'Arma, che, quotidianamente, si prodigano per la sicurezza degli italiani, rivolgo la mia gratitudine, solidarietà e stima. Non so chi ha mandato quei controlli, ma leggendo un'intervista dell'avvocato Roberto Prozzo, legale del direttore generale, Rossi, mi sembra di capire che un eventuale addebito al gestore uscente in merito alla conduzione dell'attività avrebbe consentito alla struttura di evitare il pagamento della relativa indennità di avviamento. D'altra parte, non avevo alcun motivo di scacciare un Liguori con un altro Liguori, visto che, già dal mese di aprile 2012, è cioè prima delle conversazioni, il Fatebenefratelli aveva intimato il rilascio dell'esercizio commerciale per decorrenza dei termini contrattuali. Ricordo ancora una volta che le registrazioni abusive risalgono, invece, al luglio 2012. E, comunque, l'attuale gestore ha presentato un'offerta ritenuta economicamente più vantaggiosa, rispetto a quella di un altro concorrente, da parte del Fatebenefratelli, che, ricordiamolo, è una sua struttura privata, come evidenziato dagli amministratori della struttura stessa. In una terra devastata dalla camorra, dalle ruberie di milioni e milioni di euro, dalle infiltrazioni mafiose, dalla connivenza con i clan da parte di anime belle, che oggi si indignano per le parolacce del Ministro, dalle omertà piccole e grandi, dalla costruzione di dossier e calunnie per inquinare il sistema democratico, in questa terra, dove da anni mi batto, anche a rischio della mia incolumità personale e – oggi, me ne rendo drammaticamente conto – anche della mia reputazione, desta scandalo che un deputato abbia chiesto informazioni sul bar dello zio, che di questo bar era amministratore da trent'anni. Già, semplici informazioni, visto che il dirigente dell'ospedale – peraltro, lo ripeto, privato, – ha dichiarato di non aver subito nessuna pressione da me e di aver assegnato il servizio semplicemente su una valutazione di un'offerta economicamente migliore. E comunque, io non ho esercitato nessuna pressione né direttamente né tantomeno indirettamente. Veniamo alle dislocazioni territoriali. Io, accusata di manovrare l'ASL per fini elettoralistici e personali ? Mai bugia fu più grossa, anche perché, visto l'attuale sistema elettorale, sganciato da ogni forma di preferenza per il singolo candidato alla Camera, non vi sarebbe stato alcun bisogno di 100 voti in più o di 100 voti in meno per determinare la mia elezione. Viceversa, ho ascoltato sempre con molta attenzione le sollecitazioni provenienti dalla cittadinanza affinché si migliorasse il sistema sanitario, che nel territorio sannita è sempre stato al di sotto degli standard nazionali. L'ho fatto ancor prima che il manager Rossi arrivasse alla guida dell'ASL, quando nel 2008, da rappresentante di questa Assemblea democraticamente eletta, presentai un'interrogazione all'allora Ministro della salute, Ferruccio Fazio, per chiedergli un intervento teso ad aprire la struttura sanitaria di San Bartolomeo in Galdo, di cui si parla nelle registrazioni pubblicate dalla stampa. San Bartolomeo in Galdo è una cittadina del Fortore, distante 80 chilometri da Benevento, al confine tra la Campania, la Puglia e il Molise. Una struttura costata 50 miliardi di lire, mai aperta, nonostante due leggi regionali campane ne prevedessero l'attivazione. Ho combattuto per la gente, per il popolo che in quel martoriato Fortore moriva anche per l'assenza di un'ambulanza. Basta cercare il caso di una donna in quei giorni morta d'infarto o parto. Ora in quella struttura è localizzato un PSA, pronto soccorso attivo, che, a differenza di dove era allocato prima, ha triplicato i suoi interventi. Questa è la chiara ed inequivocabile dimostrazione di come quel territorio necessitava di un'assistenza che non aveva. Se avere evitato altri morti è una colpa, colleghi vi chiedo scusa. Ma sinceramente, se mi pento per alcune espressioni colorite, usate però in un contesto privato, non mi pento di aver lavorato per aiutare la gente che chiedeva ad alta voce maggiore assistenza sanitaria. Ho seguito ad esempio la vicenda della chiusura dell'ospedale di Cerreto Sannita, altra bella cittadina della provincia di Benevento, che, insieme ad un intero territorio, è rimasta sguarnita dell'assistenza sanitaria e ancora oggi chiede maggiore tutela. Così come ho chiesto notizia del dislocamento sul territorio dei SAUT, punti dove sono allocate le autoambulanze per l'emergenza 118, che come dimostrano le continue lamentele provenienti dal territorio – e potremmo prendere la cartina della provincia di Benevento per verificarlo – necessitavano di una rivisitazione, una rivisitazione che non c’è mai stata. Ho, inoltre, sollecitato sempre nelle funzioni di deputato rappresentante del territorio, una maggiore attenzione in relazione ad alcune strutture che l'ASL aveva in fitto a prezzi esorbitanti e sulle quali aveva ricevuto diverse lettere di cittadini, nonché su una scandalosa vicenda di un altro stabile dell'ASL comprato a cifre milionarie e ora abbandonato. Insomma, ho seguito sul territorio tante vicende che mi venivano poste da amministratori e cittadini, ma sempre e soltanto nell'interesse esclusivo della buona sanità, dei cittadini e giammai per interessi personali o elettorali. Di fronte a tali inequivocabili azioni politiche, i riferimenti da me riservati a qualche sindaco, tra l'altro nel privato della mia abitazione, non possono essere intese se non come mere espressioni ironiche, decontestualizzate dal ragionamento. Mai e poi mai avrei immaginato, ed i fatti lo dimostrano, di orientare scelte per altri scopi se non per l'interesse pubblico. Addirittura mi hanno accusato di aver fatto telefonate per togliere una multa dell'ASL a un rivenditore di mozzarelle. Non ho mai fatto alcuna telefonata per annullare una sanzione. Non mi sono mai interessata all'ormai nota vicenda delle «mozzarelle di Benevento»; i relativi controlli, infatti, sono stati effettuati congiuntamente dall'ASL e dalla Guardia di finanza e i relativi atti sono stati trasmessi immediatamente alla procura della Repubblica. Sarei stata così influente, dunque, da condizionare e controllare l'operato dei NAS, della Guardia di finanza, della ASL ? La mancanza di influenza del cosiddetto «direttorio» la si dimostra con quello che è accaduto dopo le conversazioni illecitamente carpite; infatti, la posizione del titolare del negozio di mozzarelle si è addirittura aggravata, visto che a distanza di un mese – cioè in data 10 settembre – gli viene regolarmente notificata la sanzione amministrativa e ad oggi è sottoposto ad un procedimento penale. Aggredirmi, nonostante io non sappia nulla, credo che rappresenti un accanimento ingiustificato e senza precedenti. Questo accanimento è ancora più evidente laddove mi si accusa di avere interferito con gli incarichi dirigenziali dell'ASL: non ho mai indicato dirigenti medici o professionisti da nominare, anche perché chi dice ciò è poco informato, o ancor peggio in malafede. La ASL di Benevento, con la guida di Rossi, ha ridotto la pianta organica dei primari, quindi non vi erano primari da fare. Respingo, quindi, con fermezza anche ogni allusione in merito a presunti miei interessamenti, seppur per interposta persona, finalizzati a favorire la nomina del dottor Molinaro, con il quale peraltro, in merito alle sue ambizioni professionali, non mi sono mai e poi mai confrontata. Fra l'altro, dalla rassegna stampa dell'altro ieri, noi tutti abbiamo avuto modo di apprendere gli esatti contorni di questa vicenda. Lo stesso dottor Molinaro, infatti, ha chiarito con un comunicato che la questione riguarda un contenzioso ancora pendente dinanzi all'autorità giudiziaria amministrativa fra lui e la ALS, in cui l'avvocato Papa risulta essere difensore del predetto dirigente sanitario. D'altra parte anche il professor Di Salvo, all'epoca commissario straordinario della ASL, ha categoricamente escluso ai giornalisti che lo hanno intervistato ogni forma di mio personale interessamento alla vicenda. Non vedo pertanto di cosa io debba rispondere, considerato anche che non è mai stato mio costume assumere informazioni dai miei collaboratori sulle questioni specifiche attinenti alle loro rispettive attività professionali, nel caso di specie attività professionale di avvocato. Posso quindi ribadire con estrema serenità di non aver mai sponsorizzato alcun incarico, nello specifico ai vertici dell'ASL e, più in generale, in qualsiasi struttura sanitaria pubblica. Certo, non posso negare che mi sia stato da più parti richiesto, anche da persone autorevoli, di intervenire per far attribuire incarichi nelle strutture sanitarie a parenti, amici, compagne, mogli, fratelli: ho sempre detto «no», e forse oggi mi fanno pagare anche questo. Relativamente alla questione concernente l'appalto del 118, pago ancora una volta lo scotto di aver cercato di dare risposte alle pressioni sociali provenienti dai lavoratori del settore che da mesi protestavano in quanto non erano pagati dalla ATI, affidataria del servizio. Sarebbe stato sufficiente scorrere la rassegna stampa locale dell'epoca per avere contezza del fatto che nel luglio 2012 e Mi riferivano inoltre che la detta Sanit minacciava di interrompere il servizio, ritenendo che il corrispettivo non fosse adeguato all'entità dell'appalto. L'unico modo pertanto per scongiurare l'interruzione del servizio e per allentare la tensione sociale dei lavoratori era quello di procedere ad un nuovo affidamento che avrebbe consentito il cosiddetto passaggio di cantiere, ossia l'assorbimento del personale del gestore uscente da parte del nuovo gestore aggiudicatario. Tuttavia, erano evidenziati ostacoli giuridici all'espletamento immediato di una nuova gara, fondati sulla circostanza che la regione Campania, con delibera del commissario rano in atto numerose iniziative di protesta da parte dei predetti lavoratori, che ho incontrato diverse volte nella sede del mio partito di Benevento poiché rivendicavano da mesi retribuzioni non pagate da parte di questa famosa ATI Sanit-Modisan. ad acta 57 del giugno 2012, aveva da poco disposto la creazione del DIE, Dipartimento integrato dell'emergenza. In base a quanto riferitomi, infatti, con tale atto la regione aveva imposto all'ASL e alla Azienda ospedaliera «Rummo» di dare vita, entro pochi mesi, alla creazione di un unico centro decisionale, il DIE appunto, alla dipendenza di ambedue le aziende, con la funzione di riorganizzare la rete emergenziale e di inglobare, quindi, anche le funzioni del servizio 118. Conseguentemente, si riteneva che non fosse giuridicamente ipotizzabile in quel momento una gara del servizio del 118 da parte della sola ASL, presupponendo detta gara un affidamento per un arco temporale sufficientemente lungo, incompatibile con la propedeutica necessità di definire l'intera rete emergenziale la cui competenza, però, era stata affidata alle regioni, all'istituendo DIE e non all'ASL. Nell'ambito di questa complessa problematica, sia in termini sociali che giuridici, si inserisce la discussione in questo finalizzata esclusivamente a trovare una soluzione per fare fronte alle più volte minacciate interruzioni del servizio e alle rivendicazioni non solo economiche dei lavoratori interessati. In definitiva, quindi, si è trattata di una semplice ma sentita discussione su tematiche di carattere tecnico, per risolvere annosi ed urgenti problemi sociali. Peraltro, il signor Pisapia, già in data 23 giugno 2012, ossia un mese prima delle riunioni in questione, 23 luglio 2012, aveva autonomamente assunto un provvedimento, con cui prorogava l'affidamento del servizio fino al 31 dicembre. Questo dimostra come costui sia venuto in casa mia munito di registratore, consapevole di avere fatto la proroga, al solo fine di provocare una discussione da utilizzare successivamente per coprire le sue attività delinquenziali. Con fermezza e fierezza posso escludere che nell'arco dell'intera discussione io abbia mai fatto riferimento, direttamente o indirettamente, ad interessi di natura privatistica o espresso favoritismi per una ditta piuttosto che per un'altra. Tutto questo dimostra che non esiste nessun direttorio politico-partitico. Ringrazio gli interpellanti per avere sollevato anche la questione del controllo sugli enti vigilati dal Ministero e sulle nomine da me effettuate in questi mesi di Governo. Innanzitutto, sottolineo come i commissariamenti da me disposti sono stati effettuati nel pieno rispetto della legalità e del ruolo di vigilanza che la normativa vigente assegna al Ministero, con particolare riferimenti ai casi di AGEA e INEA. 419 del 1999, nel prevedere la revisione statutaria degli enti pubblici nazionali, ha previsto, fra l'altro, la ridefinizione dei poteri di vigilanza secondo criteri idonei a garantire l'effettiva autonomia dell'ente, ferma restando l'attribuzione all'autorità di vigilanza del potere di approvazione dei bilanci e dei rendiconti nonché, per gli enti finanziati in misura prevalente con trasferimenti a carico dei bilanci pubblici, di approvazione dei programmi di attività. In linea generale, ricordo che l'articolo 13 del decreto legislativo n. 529 del 2012, riguardante proprio il precedente commissariamento di AGEA – ha evidenziato come allorché l'organo vigilante riscontri un non funzionamento degli organi di gestione degli enti vigilati è principio generale, che non necessita di specifica attribuzione legislativa, il potere-dovere di sostituire tali organi in via straordinaria, a mezzo di un proprio commissario, fino a quando non sia reso possibile il rinnovo dei medesimi organi secondo le norme statutarie o di legge che li disciplinano. L'affidamento di incarichi e consulenze nell'ambito dei predetti enti rientra, quindi, nella sfera di autonomia amministrativa rispetto all'autorità politica, cui è affidata la vigilanza, ed è rimessa, secondo gli statuti e le norme applicabili, a ciascun ente, ai competenti organismi di valutazione preposti proprio a tale finalità. Il potere di vigilanza del Ministero si concretizza, dunque, principalmente, in un controllo sui bilanci dell'ente volto ad assicurare, come ha affermato anche la giurisprudenza amministrativa, tutte le finalità di legge e statutarie dell'ente. Proprio in ragione di tale potere la stessa giurisprudenza – da ultimo il TAR Lazio, con sentenza n. 529 del 2012, riguardante proprio il precedente commissariamento di AGEA – ha evidenziato come allorché l'organo vigilante riscontri un non funzionamento degli organi di gestione degli enti vigilati è principio generale, che non necessita di specifica attribuzione legislativa, il potere-dovere di sostituire tali organi in via straordinaria, a mezzo di un proprio commissario, fino a quando non sia reso possibile il rinnovo dei medesimi organi secondo le norme statutarie o di legge che li disciplinano. Nel caso dell'AGEA ricordo che il direttore generale, nominato dal mio predecessore, nell'annunciare le sue dimissioni aveva denunciato colpevoli trascuratezze e pregiudizievoli attenzioni. Del resto la situazione dell'Agenzia è stata anche oggetto della relazione depositata dalla Corte dei conti il 7 maggio 2013, nella quale la Corte, per gli esercizi dal 2009 al 2011, ha espresso giudizi di inefficienza e di inefficacia nei riguardi dell'attività dell'Agenzia stessa, sottolineando peraltro come gli impegni assunti dall'Agenzia nel corso degli anni si siano rivelati poco credibili e attendibili. La materia è stata, inoltre, oggetto di un atto di sindacato ispettivo, presentato proprio da un autorevole esponente del Partito Democratico, la senatrice Pignedoli. Ricordo come tali carenze gestionali abbiano portato alla perdita di ingenti quote di finanziamenti europei, oltre alla annosa questione della gestione delle quote latte. Di fronte a tali evidenze non ho potuto che esercitare il potere che lo stesso statuto dell'AGEA, all'articolo 19, attribuisce al Ministro vigilante, cioè proporre al Presidente del Consiglio il commissariamento dell'ente, individuando nel generale della Guardia di finanza Giovanni Mainolfi la persona più appropriata per svolgere il delicato incarico; un incarico che il generale sta svolgendo con grande scrupolo e rigore, ed ha consegnato, proprio in vista dell'odierno confronto parlamentare, un fascicolo, che chiedo di poter mettere a disposizione anch'esso dei collegi, in cui si evidenziano tutte le pesanti irregolarità riscontrate nella gestione dell'Agenzia e rispetto alle quali ho lavorato, fin dal primo giorno del mio insediamento, per trovare soluzioni nel più rigoroso rispetto della legalità. In tale prospettiva e in coerenza con tale indirizzo, la corrente gestione commissariale ha reputato prioritario affrontare subito le problematiche già sul tappeto, e quindi, parallelamente, si è intervenuti sul versante di molteplici fronti che interessano AGEA e i rapporti della stessa AGEA e delle controllate, in particolare SIN Spa. Sotto il primo profilo, si è dovuto interagire con la Guardia di finanza, che come è noto, agli inizi di ottobre ha dato avvio ad un'indagine su tutto il territorio nazionale che ha interessato tutti i centri di assistenza dell'agricoltura e che in un primo momento ha portato AGEA a sospendere i pagamenti dell'acconto della domanda unica per un importo di 300 milioni di euro. Tale sospensione si è resa necessaria a seguito di quanto comunicato dalla Guardia di finanza, in quanto sussistevano molteplici problematiche in merito alla legittimità dell'erogazione. Con l'OLAF si è confrontato in merito ad un'indagine circa una problematica, riguardante alcune decine di milioni di euro, concernente il registro dei debitori. Tale criticità non è disgiunta da un'altra di più ampia e generale portata che ha visto il commissario AGEA disporre che intervenisse l'autorità giudiziaria ordinaria e la procura presso la Corte dei conti per una vicenda relativa a ben 192 milioni di euro di debiti, di cui ben 42 già prescritti, non contabilizzati nell'apposito registro dei debitori. Si è sempre occupato e ha interagito con la procura della Repubblica di Roma per una vicenda connessa al rapporto di lavoro del signor Paolo Gulinelli, il quale, come noto da fonti aperte, beneficia di un contratto di lavoro da dirigente che gli garantisce una posizione di particolare e straordinario privilegio. Sotto il secondo profilo, si è provveduto a ripristinare la funzionalità degli organi amministrativi di SIN Spa, in relazione al contenzioso interno tra SIN e i soci privati in merito ad una relazione di collaudo generale delle attività svolte; ad interessare l'Avvocatura generale dello Stato in merito alla legittimità dello stesso, da un lato, e a commissionare un audit generale di Pisa e al CNR, dall'altro, per definire in termini più netti possibili, una volta per tutte, una querelle che si trascina ormai da due anni. Si è dato mandato ad un legale per approntare una azione di responsabilità nei confronti del management di SIN Spa per l'attività di governo aziendale svolta dalla sua nascita sino alla metà del 2012. Si è inoltre istituito un organismo di trasparenza e di garanzia dell'azione amministrativa dell'azione del commissario costituito da magistrati designati dal Consiglio superiore della magistratura, dal Consiglio di Stato, dalla Corte dei conti e dalla Avvocatura generale dello Stato. Si è proceduto ad approntare convenzioni per la collaborazione e lo scambio di informazioni con la Guardia di finanza, con l'Arma dei carabinieri, con la Polizia di Stato, con il Corpo forestale dello Stato e con la Direzione nazionale antimafia e ad istituire un gruppo di lavoro per la tracciatura delle procedure di iscrizione nel registro dei debitori. Tale attività è stata recentemente conclusa e il risultato è stato già inoltrato ai competenti organi della Commissione di Bruxelles per la condivisione. A tale attività seguirà, anche alla luce della nuova PAC 2014-2020, l'allineamento delle procedure informatiche del SIAN. Ad istituire, altresì, un organismo di audit con compiti anche di monitoraggio delle attività e delle procedure in essere nell'ambito di Agea; ad istituire apposito numero verde, con relativo regolamento, nell'ottica della migliore prossimità del servizio all'utente; ad interessare l'Avvocatura generale dello Stato a fronte della parcella pervenuta da un professionista di circa 6 milioni di euro per un'attività di consulenza i cui contorni destano qualche perplessità, anche in merito alle modalità di conferimento del predetto incarico; a richiedere alle controllate la presentazione dei budget per il 2014, anche nella considerazione che Sin, per il 2013, non ha provveduto affatto ad adempiere a tale incombenza; ad anticipare il secondo acconto della domanda unica per la regione Sardegna, colpita dalla recente alluvione, per un ammontare di 19,9 milioni di euro. Un accordo, inoltre, di collaborazione con l'INPS; un accordo con il Ministero dell'interno per superare le criticità in materia di certificazione antimafia e ad emanare disposizioni, nell'ottica della spending review, per incidere sui costi di gestione delle controllate. Con riferimento alla Sin, faccio presente che, in relazione all'emergere di notizie di stampa in merito alla gestione della società, con nota del capo di gabinetto dello scorso 7 gennaio è stato chiesto ai competenti uffici dell'amministrazione del Ministero, in coerenza con gli obiettivi di efficienza e di trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche, un'analitica informazione sulle problematiche riscontrate nella gestione di Sin. In merito, invece, al recente commissariamento di INEA, alla luce dei principi generali sopra richiamati sulla responsabilità del Ministro vigilante, all'inizio dell'attuale legislatura vi sono state numerose segnalazioni e interrogazioni parlamentari che evidenziano presunte irregolarità gestionali all'interno dell'Istituto nazionale di economia agraria, INEA. Fra le altre, ricordo l'interrogazione a risposta scritta del 15 maggio 2013 da parte dell'onorevole Madia, che sollecitava la predisposizione di una verifica ispettiva finalizzata a far luce sul continuo ricorso a consulenze esterne e a verificare nel dettaglio tutte le consulenze affidate senza alcuna richiesta di fabbisogno espressa dai dirigenti dell'INEA, valutandone la congruenza sia in termini scientifici che di compenso. Sulla base di tale segnalazione, come è noto, ho proceduto dapprima con la nomina di una commissione di indagine volta ad accertare la fondatezza di questi rilievi. L'esito dell'attività ispettiva ha confermato l'esistenza di reiterate irregolarità gestionali ed anche una culpa in vigilando del CdA, che ha reso necessario avviare il procedimento di commissariamento, che, sulla base di un'istruttoria e conseguente proposta del dipartimento preposto alla vigilanza sull'ente, si è conclusa con l'adozione del relativo decreto di nomina a commissario straordinario di Giovanni Cannata, già rettore dell'Università degli studi del Molise e professore di economia e politica agraria. In relazione, poi, al quesito sulla determinazione con la quale il Ministero intende procedere alla rigorosa applicazione dei principi della spending review, quest'ultima costituisce sicuramente uno degli obiettivi primari che intendo perseguire. Peraltro, sono già al lavoro con l'intera struttura, mediante tavoli di lavoro tematici, per individuare al più presto strategie che consentano una significativa razionalizzazione dei costi, senza, però, sacrificare la qualità dei servizi, e, nella convinzione che sul tema molto si possa e si debba fare in relazione agli enti vigilati dal Ministero, colgo l'occasione per annunciare che, nel disegno collegato alla legge di stabilità 2014, che mi accingo a sottoporre al Consiglio dei ministri, sarà contenuta una proposta di accorpamento molto coraggiosa, in linea con le proposte di legge già presentate in Parlamento. Quanto alla valorizzazione delle professionalità interne, nel corso del mio mandato la copertura di posizioni dirigenziali delle direzioni generali è sempre stata effettuata mediante interpelli pubblici, conclusi con il conferimento degli incarichi esclusivamente a dirigenti interni, nell'ottica, da me condivisa, di dare un riconoscimento al merito e all'esperienza. Con riferimento infine agli incarichi di diretta collaborazione, desidero evidenziare come essi si fondano, tenendo conto delle competenze, su un rapporto di natura esclusivamente fiduciaria rispetto al Ministro al fine di supportarlo nell'azione politica e istituzionale, come è ovvio che sia, e che decadono con il decadere del Ministro. E non vado indietro negli anni e nei Ministeri per sapere i rapporti di diretta collaborazione a chi sono affidati, a quale città appartengono o a quale regione. Mi sarei augurata che la stampa avesse riservato ai risultati ottenuti nell'esercizio delle funzioni di Governo la stessa rilevanza mediatica riscossa dalle registrazioni abusive, dai pettegolezzi, dagli attacchi pretestuosi e personali di cui sono vittima da settimane. Su questo lavoro sarebbe stato utile e interessante lo stesso grado di approfondimento riservato al presunto scandalo complotto. 499 del 1999; agli interventi a sostegno del settore fitosanitario; allo stanziamento per il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga al settore pesca; al recentissimo decreto sulla Terra dei fuochi; agli interventi a sostegno del settore della meccanizzazione agricola; alle misure adottate per il contenimento del consumo del suolo; ai ripetuti interventi a difesa della qualità dei prodotti italiani e per la lotta alla contraffazione e difesa del A titolo puramente esemplificativo, e non esaustivo, mi riferisco: alla battaglia sostenuta e vinta in collaborazione con le Aule parlamentari per la sospensione del pagamento della rata di giugno 2013 dell'IMU per i terreni e i fabbricati rurali e per la definitiva eliminazione della tassa per gli agricoltori professionali; all'eliminazione dell'IMU per il 2014 sui fabbricati rurali e alla fissazione dell'aliquota Tasi ad un massimo dell'1 per mille; all'introduzione delle misure relative al sostegno per l'insediamento dei giovani in agricoltura; alle agevolazioni a sostegno della piccola proprietà contadina; all'importantissimo ripristino delle società agricole di optare per la determinazione del reddito su base catastale, anziché in base al bilancio; alla possibilità di utilizzare anche nel settore agricolo il 5 per cento delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione per consentire interventi di emergenza con finalità di sviluppo; agli specifici stanziamenti di risorse in favore del Fondo per l'acquisto di derrate alimentari per gli indigenti; alle misure di sostegno economico adottate per specifici comparti, come quello bieticolo-saccarifero; al rifinanziamento, anche in vista di Expo2015 e al fine di sostenere lo sviluppo e la competitività del settore agricolo e alimentare nazionale, della legge n. 499 del 1999 ; agli interventi a sostegno del settore fitosanitario; allo stanziamento per il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga al settore pesca; al recentissimo decreto sulla Terra dei fuochi; agli interventi a sostegno del settore della meccanizzazione agricola; alle misure adottate per il contenimento del consumo del suolo; ai ripetuti interventi a difesa della qualità dei prodotti italiani e per la lotta alla contraffazione e difesa del made in Italy, argomento sul quale, da ultimo, si è registrata l'approvazione di una misura unitaria alla Camera dei deputati. Analogamente, ma in entrambi i rami del Parlamento, è stata approvata la mozione relativa agli interventi in materia di OGM. Siamo il primo Ministero ad aver portato a termine la nuova programmazione dei fondi strutturali europei, attraverso l'accordo con le regioni sul riparto del Fondo per lo sviluppo rurale. Questi i principali interventi che rivendico con orgoglio, ottenuti negli scorsi mesi di Governo, a dimostrazione del ruolo di centralità acquisito in questo periodo dall'agricoltura e dal comparto agro-alimentare italiano, grazie alla sinergia, allo sforzo, all'impegno costante mio personale, del Ministero, del Parlamento, con l'interlocuzione proficua con tutti gli operatori e le associazioni di settore. Tanto è ancora da fare, ma permettetemi di rivendicare dinanzi a voi i risultati ottenuti e l'impegno profuso. Non voglio convincervi, ma voglio, con questo esercizio di verità, sentirmi libera, sì, libera di poter affermare ad alta voce quanto vi dicevo all'inizio. E voglio che negli anni a venire mia figlia, leggendo ciò che è stato scritto in questi giorni, possa andare a testa alta e affermare che mai, mai e poi mai sua madre ha abusato del ruolo di deputato, e mai, mai e poi mai ha violato la legge e la Costituzione sulla quale ha giurato fedeltà, e ancora mai, mai e poi mai ha calpestato quella bandiera alla quale si inchina ogni mattina quando entra nel suo ufficio. Ciò che è accaduto a me, potrebbe accadere a tutti voi, a ognuno di voi e ad ogni italiano. Ma la legge è legge, e va applicata per tutti, nel bene e nel male. Non ho mai segnalato ditte o primari, non ho mai abusato della mia posizione, non ho mai interferito con le decisioni della dirigenza della ASL. E non so se sia un caso che l'avvocato del Pisapia abbia rinunciato addirittura alla difesa del suo assistito subito dopo lo scoop del TG5. La gestione della sanità nel Sud, in particolare in Campania, è sempre stata e solamente clientelare. Se provate ad ascoltare chi ha lavorato in sanità vi dirà che il rispetto delle regole, la giustizia, il senso del dovere, la meritocrazia abitavano molto lontano da quelle strutture perché tutto questo ha sempre subito l'ingerenza del potere politico. I personaggi che quel potere hanno detenuto e che ancora detengono credo che non abbiamo alcuna intenzione di mollare la presa. Infatti, non vogliono stare a guardare, e questa storia dimostra che non hanno guardato. Ma chi in questi giorni, commentando le suggestioni ricostruite da alcuni articoli, spara addosso a me, lo sa che sta facendo il loro gioco, sa che tutto questo potrebbe far tornare le cose esattamente come erano prima. Invece, chi sa ed è venuto da me a denunciare o raccontare fatti, cose, circostanze, nomi, eccetera, eccetera, a volte, che, stesso a me, sembravano surreali, abbia il coraggio di parlare e di cambiare le cose. Chi conosce la verità non si sottragga a collaborare con la magistratura e con chi la verità la sta cercando nell'interesse del bene pubblico. Sono convinta di tutto questo e lo sono con la coscienza tranquilla di chi, nell'unico interesse di preservare la propria dignità, si trova oggi invece vilipeso ed esposto alla pubblica gogna, violato finanche nei rapporti familiari, sentimentali, privatissimi, siamo arrivati addirittura all'esegesi della parolaccia sulla bocca di una donna, quasi si trattasse di una formula diversa rispetto a quella di un uomo. Ho fiducia nella magistratura e sono pronta a qualsiasi forma di collaborazione. Respingo con tutte le forze che ho in corpo anche il semplice sospetto che io abbia potuto agire illecitamente. Rivendico la difesa della mia persona e mi permetto di invitarvi a riflettere su quanto avvenuto che dovrebbe insegnarci a mantenere sempre ferma la scala dei valori e a non confondere mai le vittime con i carnefici. Vi ringrazio per l'attenzione che mi avete riservato (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra e di deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia). PRESIDENTE. Il deputato De Maria ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Oliverio n. 2-00371, di cui è cofirmatario. ANDREA DE MARIA. Signor Presidente, signora Ministro, prendiamo atto delle sue dichiarazioni, delle sue considerazioni di oggi. Devo dirle che vogliamo confermare le ragioni che ci hanno spinto a presentare la nostra interpellanza. Vi sono zone d'ombra, motivi di perplessità e preoccupazione che andranno ulteriormente approfonditi. Per situazioni molto meno rilevanti quella che era una sua collega, peraltro iscritta al PD, penso ad Josefa Idem, ha compiuto a suo tempo un gesto importante e doloroso di sensibilità e responsabilità. È bene che questo dibattito si svolga nella sede propria, il Parlamento. Per questo il gruppo del Partito Democratico ha presentato l'interpellanza cui lei ha risposto oggi. Certo, c’è il legittimo ruolo dei mezzi di informazione ma è il Parlamento che deve assumere pienamente la sua centralità. Apprezziamo quindi il fatto che lei abbia tempestivamente risposto all'iniziativa che abbiamo assunto venendo a riferire in Aula. La nostra attenzione resta alta e valuteremo con serietà e senza pregiudizi quanto ci ha detto oggi. Saremo molto esigenti riferendoci a principi per noi fondamentali di rigore, serietà, sobrietà che devono sempre caratterizzare il comportamento di tutti coloro che sono chiamati a ricoprire ruoli di responsabilità nelle nostre istituzioni (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). (Chiarimenti in merito alla vicenda di abusive registrazioni ai danni dell'onorevole Nunzia De Girolamo, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, e iniziative conseguenti- n. 2-00370) Argomenti: #camera dei deputati , #de girolamo , #governo , #politica |
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