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Critica politica La democrazia azzoppata Quando un rottamatore si crede volpe e invece è solo un volpino arrogante Di Giovanni Gelmini
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Per anni ci hanno detto che la legge elettorale è di stretta competenza del Parlamento, che il Governo non poteva in alcun modo intervenire. Improvvisamente scopriamo che due extra-parlamentari, Renzi, mai eletto, e Berlusconi, espulso per posizione indegna a causa di una condanna penale definitiva, possono stipulare un patto vincolante e immodificabile per tutto il Parlamento.
Non c'è che dire, questi due signori affossano la democrazia e per di più si sono accordati anche su un altro punto delicatissimo: la riforma della Costituzione, alla faccia di qualunque regola della democrazia rappresentativa. Berlusconi ha, da sempre, mal sopportato questa forma di democrazia; lui è per il potere forte, che gli permetta di fare e disfare a proprio piacimento, senza alcun possibile controllo. Per questo è sempre stato paragonato al tristo “cavaliere” che ha retto il potere dal '22 al '44. Consideriamo il ventennio precedente ad oggi. Possiamo vedere come in questo periodo il nostro sistema democratico abbia subìto continui attacchi per distruggere e trasformare la democrazia parlamentare con molte garanzie uscita dalla Costituente, in un altro sistema tale che una lobby, o addirittura una sola persona, possa agire indisturbata e decidere per tutti. Questo è quello che da venti anni il Cavaliere ha tentato di realizzare. C'era quasi riuscito con la Riforma Costituzionale realizzata nel 2005 che prevedeva il “Premierato”, cioè la concentrazione della maggior parte dei poteri al Premier, che avrebbe potuto anche sciogliere il Parlamento. Questa è stata cancellata dal voto referendario del giugno 2006. Berlusconi è un duro che non si arrende e, caduto il Premierato, ha pensato di passare al Presidenzialismo, però non ha mai avuto la possibilità di realizzare tale idea. Nel frattempo non è stato fermo: ha introdotto una legge elettorale incostituzionale, la Porcata di Calderoli, che ha prodotto Parlamenti morbidi alle lobby e inconcludenti. Dove sta il grave problema di questa legge? Il punto principale è la mancanza della possibilità per gli elettori di scegliere il parlamentare, così il parlamento viene scelto da poche persone, cioè i vertici dei partiti, enti, che sono ad oggi extracostituzionali, in quanto le norme previste dalla Costituzione sulla struttura dei partiti, non sono mai state realizzate. È possibile così che una “segreteria” che nomina i parlamentari, non rappresenti nessuno, se non gli interessi dei membri della stessa. L'esempio chiaro lo vediamo dal 1994 con Forza Italia, per un certo periodo diventato PDL, che non ha mai attivato forme elettive dei suoi organi di governo. È sempre stato un partito i cui vertici sono emanazione diretta di Berlusconi, il quale, da padrone, si è auto nominato leader indiscutibile della formazione politica, secondo le più classiche forme della dittatura. Il risultato è che dal 2006 abbiamo un parlamento di lacchè, la cui nomina o rimozione non dipende dalla valutazione che l'elettorato fa del loro operato, ma dalla volontà del potente. Il PD ha parzialmente corretto tale impostazione inventandosi le primarie, solo parzialmente però perché è sempre rimasta una parte di candidati, sempre nelle posizioni migliori, nominata dalla segreteria. A questo stato di cose la Corte Costituzionale ha posto fine cancellando le norme volute da Berlusconi e riportando, di fatto, la legge ad un proporzionale puro e senza premio di maggioranza. In questi anni il potere di Berlusconi si è ridotto, complici anche i suoi guai giudiziari; infatti, non gli sono più riuscite le incursioni per lo smantellamento della Costituzione fatte negli anni passati; inoltre è stato dichiarato decaduto dal Parlamento, ma Renzi, con la tempestività che ha sempre caratterizzato il PD da D'Alema in poi, ha pensato bene di riabilitarlo di fatto. La presenza nel parlamento del Movimento 5 Stelle ha complicato tutto, qualunque riforma sembra essere impossibile, perché un altro extra-parlamentare, Grillo, dice no a qualunque proposta e diventa un picconatore peggiore di Cossiga, o meglio genera la necessità delle “larghe intese” col Cavaliere. Renzi, appena arrivato in plancia deve mostrarsi efficiente, capace di superare le inpasse che da anni segnano la politica italiana. Cosa c'è di meglio per lui che rifare l'errore già fatto da Veltroni. Incontrare il Cavaliere! A differenza di Veltroni, Renzi è della stessa pasta del Cavaliere e così l'intesa è stata raggiunta velocemente, ma sappiamo che Berlusconi è un volpone e Renzi solo un volpino, così la qualità dell'accordo blindato è quello che è. La verità sta nelle parole di Silvio: “Queste non sono le riforme di Renzi, ma le nostre stesse riforme sin dalla nostra discesa in campo 20 anni fa”. Per Berlusconi possiamo dire: “Obiettivo raggiunto”. Per Renzi invece il motto sarebbe: “Il rottamatore si è già rottamato”. Argomenti: #berlusconi , #democrazia , #forza italia , #legge elettorale , #parlamento , #partiti , #pd , #politica , #renzi , #riforme Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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