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Palermo, la cultura murata viva: Vucciria off limites

Crolla la loggia dei catalani, chiusa Piazza Garraffaello luogo simbolo di cultura e aggregazione dei giovani

Di Chiara Di Martino

 
Piazza Garraffaello coperta dai detriti della Loggia dei Catalani, foto Chira De Martino

"..Oh compà, stasera?"
"Scendiamo in Vucciria!
!"


A Palermo, nel cuore del centro, battono i piedi di tanti ragazzi che veloci scendono le scale di un vicolo, uno stargate. Vengono catapultati in una realtà onirica. fatta di sorrisi incoscienti, rumori di gente e bottiglie rotte. Il fumo di mille sigarette si annoda a quello della carne che, lenta, rosola sotto occhi innaturalmente famelici. Colori sgargianti di magliette irriverenti sfilano accanto a giubbotti di pelle nera, che delineano il mistero di facce assorte in conversazioni di alto respiro.

Camminiamo a stento tra la folla e vucciria non è più solo il nome del posto in cui siamo, ma è il suono travolgente di cento bocche che si muovono e rimbombano tra i vicoli e i palazzi. Incontri casuali rimpiccioliscono il mondo sino a credere che tutta la tua vita stia stretta in quella piazza e pensi solo di poter morire senza tutto questo.

"Non cambia mai nulla in Sicilia".

Sarà il caldo, l'atavica stanchezza ma è la frase più crudele e vera che potrete mai sentire da queste parti.
Eppure una sera, senza sorrisi e senza rumori, qualcosa è cambiato. Una serie di scricchiolii e poi il crollo della Loggia dei Catalani che anni fa l’artista Uwe Jaentsch, austriaco di nascita ma vuccirianiano di adozione, aveva trasformato nella “Suite 25″, un’installazione artistica avente il compito di sottolineare il degrado di Piazza Garraffello, investita oggi dalle macerie che l'hanno abbracciata con sentimento e per l'ultima volta.

Cedimenti strutturali, incuria, vecchiaia...si, come una donna al capolinea della propria vita. Non erano mattoni quelli che sono venuti giù, erano braccia , denti, testa e mani. Come per la morte di un parente la notizia ha fatto il giro della città in poco tempo stringendo tutta Palermo in un "minchia" , l'unica parola che è riuscita a farsi largo tra le labbra serrate per il dispiacere misto a incredulità.

Quella piazza e quel palazzo erano un simbolo, un ritrovo, una locanda, dove in tanti trovavano pace dopo una settimana di obblighi. Pulsava di cultura e illegalità come a voler dare la possibilità di scegliere da che parte stare. Odore di dolci e pesce putrido, combinazione aberrante, ma a cui, dopo i primi minuti di sdegno, ci si abituava diventandone dipendenti. Poetico, caratteristico, folcloristico e eccessivo.

 
Muro di contenimento a protezione della Piazza
Nella città che ambiva alla candidatura di capitale europea della Cultura si è sfiorata la tragedia. Palermo cade a pezzi e ce lo sta dimostrando. Chiede aiuto come può, attira l'attenzione ferendosi ma risparmiandoci, considerazione alla quale è difficile sfuggire, dato che beni storici e architettonici vengono giù in uno dei punti nevralgici, in cui ogni sera si riversano migliaia di giovani.

Passata la nottata si corre ai ripari, si dà la caccia al colpevole per scaricarsi la coscienza; sedici persone sono indagate dalla Procura di Palermo, i proprietari e un tecnico comunale che avrebbe dovuto monitorare l’esecuzione dei lavori di messa in sicurezza e di restauro della struttura.

 
Manifesto ironico con il Sindaco di Palermo nei panni di un generale sovietico
Intanto la movida palermitana, come in tanti si sono affrettati a definire un più genuino passìo, è ostaggio del sequestro preventivo della zona interessata dal crollo per mezzo della costruzione di muri che sbarrano la vista e il passo agli habitué della zona. Il concetto di muro è da sempre negativo e come tale è stato un colpo allo stomaco per tutti vedere la piazza simbolo di libertà e spensieratezza costretta da dei blocchi di tufo.
Come la polvere sotto il tappeto il primo pensiero è stato quello che l'amministrazione comunale volesse ammucciare il tutto, aspettando tempi migliori; allora sono scattate le rappresaglie: chi munito di piccone, chi di ironia con un unico scopo quello di sgretolare quei mattoni per non spegnere i fari puntati sulle macerie.

Foto del sindaco di Palermo Leoluca Orlando nei panni di un generale sovietico sono state appese al confine della Palermo ovest con tanto di cartello “you are leaving the american sector”. Sorrisi...amari. Intanto i battiti del cuore pulsante di una città, che trasuda storia, sono sempre più fievoli e il respiro sempre più corto;, si annaspa in attesa di una boccata d'aria…e c'è chi come quella sera non ce la fa più e…crolla.

Argomenti:   #crollo ,        #cultura ,        #giovani ,        #palermo ,        #vucciria



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