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Man Ray, Portrait de Dora Maar, Solarisation, 1936
Collection J-P. Godeaut, Paris
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Dora Maar
Nonostante Picasso
A cura di Victoria Combalìa
Direzione scientifica Gabriella Belli
Progetto espositivo Daniela Ferretti
Henriette Theodora Markovitch, meglio nota come Dora Maar, nasce a Parigi nel l907, da padre croato e madre francese. La famiglia vive per diversi anni a Buenos Aires, dove il padre, architetto, ha importanti commissioni.
Donna di rara bellezza, di carattere serio e distaccato, nel 1927, di rientro a Parigi, si iscrive all'Accademia di André Lhote di Parigi, dove incontra e stringe amicizia con Henri Cartier-Bresson.
Studia presso l'École de Photographie de la Ville de Paris, ma è soprattutto Emmanuel Sougez, fotografo, che la forma negli aspetti tecnici del mestiere.
Dora Maar alterna la fotografia sperimentale a quella commerciale. Esegue ritratti,foto di nudi, pubblicità, fotomontaggi e molte fotografie “di strada”. In particolare queste ultime, forse meno note, sono di grande interesse per almeno tre costanti che le caratterizzano: l'attenzione alle frange marginali della società (scene di miseria e
vagabondi, ciechi e storpi), quella per il mondo dell'infanzia e per la vita quotidiana che si svolge nelle strade, nella quale prevalgono il popolare (mercatini, fiere) e l'eccentrico (il negozio di tatuaggi, la vetrina del mago, il canguro di paglia…).
Entra a far parte del gruppo surrealista e stringe amicizia con Paul Eluard e André Breton. Di questo periodo sono le opere 29, rue d'Astorg e Le Simulateur.
Sperimenta inoltre il fotomontaggio, il collage, la sovrastampa ed espone le sue foto nel 1935 alla “Mostra Surrealista” di Tenerife e, nel 1936, a “Fantastic Art, Dada e Surrealismo” di New York, alla mostra “Objets Surréalistes” alla Galleria Charles Ratton e alla “Mostra Internazionale del Surrealismo” di Londra. Nello stesso anno, al caffè Les Deux Magots di Parigi, incontra Picasso.
Il rapporto tra il pittore, già famosissimo, e la fotografa è burrascoso sin dagli inizi.
Quando nel 1943 Picasso la abbandona, Dora Maar sprofonda in una crisi che supererà solo grazie allo psicoanalista Jacques Lacan e al ritorno alla religione.
Dora Maar muore a Parigi nel 1997 lasciando un velo enigmatico sulla sua vita e le sue opere.
Catalogo Skira – Milano, 2014
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Anne-Karin Furunes, Crystal Images III, 2013, Archivio Fortuny (1895 ca.)
tela dipinta in acrilico e perforata, cm. 200 x 400
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Anne-Karin Furunes
Shadows
A cura di:
Anne-Karin Furunes
Elena Povellato
Progetto espositivo: Daniela Ferretti
Con il contributo di:
OCA Office for Contemporary Art
Norway
Ambasciata di Norvegia
Nei suoi dipinti l’artista norvegese Anne-Karin Furunes (1961) utilizza foto di volti anonimi per indagare sulla personalità e l’identità della persona ritratta.
Attraverso un minuzioso lavoro sull’immagine ridotta in scala di pixel, il soggetto si dissolve in un ordine astratto di punti, divenendo ai nostri occhi una presenzafantasma,incorporea, quasi immateriale, dipendente dai movimenti
dell’osservatore e dal gioco della luce.
In “Shadows” l’artista prende spunto dai ritratti di alcune figure femminili che hanno popolato i saloni di Palazzo Pesaro degli Orfei e più volte sono state fotografate da Mariano Fortuny.
Liberate dall’oblio del passato le “anonime” immagini ci accolgono nello spazio della casa museo.
Catalogo edito da Punto Marte Editore - Soligo (TV)
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Barbara Paganin, Memoria Aperta n.9, Argento ossidato, fotografie, opali gialli.
(Fotografia di Alice Pavesi Fiori)
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Barbara Paganin
Memoria Aperta
A cura di Valeria Accornero
Gioielli-racconti che prendono spunto dalle emozioni del proprio passato ma che subito si aprono al mondo esplorando nei ricordi degli altri. Elementi tangibili di una memoria presa in prestito: miniature di ritratti ottocenteschi, animali portafortuna di porcellana, topolini, ippopotami, conigli, elefantini di avorio, una piccola bussola, una regina degli scacchi…
È la prima volta che l’artista veneziana Barbara Paganin (1961) sceglie di inserire in maniera sistematica elementi “estranei” e objets trouvés nelle proprie opere. Il lavoro parte dalla ricerca tra le botteghe antiquarie di Venezia a caccia di quei piccoli oggetti, da poter immaginare un tempo conservati gelosamente in uno “scrigno” di bambina.
La memoria degli altri si fonde perciò con quella personale dell’artista. Ogni spilla racconta una storia, che ciascuno può immaginare diversa, adattandola alla propria memoria, al proprio ricordo.
Le 25 opere sono pensate come un corpus unico sul quale l’artista ha lavorato continuativamente negli ultimi due anni per presentarle tutte insieme a Palazzo Fortuny.
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Ritsue Mishima, Titato, 2013, cm. 50,5 x 38, kg. 25,5. ( Fotografia di Francesca Barasciutti
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Ritsue Mishima
Tras Forma
Progetto espositivo Daniela Ferretti
L’artista Ritsue Mishima (1962) si ispira alle forme della natura, ai riflessi di luce: i suoi vetri sono trasparenti, incolori, trasmettono una sensazione di purezza e luminosità, catturano ed espandono la luce e i colori dell’ambiente circostante.
L’artista pone molta attenzione allo spazio in cui colloca le sue opere e il gioco delle trasparenze e dei riflessi produce per il medesimo soggetto infinite varianti visive.
La tradizione millenaria dell’arte del vetro di Venezia, mediata dalla cultura giapponese di Mishima, si traduce in opere che compongono un alfabeto estremamente contemporaneo.
In questa mostra sono presentate le sue ultime creazioni, frutto di un’attenta indagine sul modus operandi di Mariano Fortuny.
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Julia Margaret Cameron, Kate Keown, stampa all'albumina 1864 ca
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Le amazzoni della fotografia
dalla collezione di Mario Trevisan
A cura di Italo Zannier
Progetto espositivo Daniela Ferretti
Un settore culturale dove le donne eccellono suggestivamente, rispetto all’apparato maschile tradizionale, è certamente quello della Fotografia, che oggi conta centosettantacinque floridi anni, dopo l’invenzione “meravigliosa” di
Daguerre.
Tra le più grandi figure della storia della fotografia, risaltano, in primis, autori come Julia M. Cameron, negli anni ‘70 dell’Ottocento e poi Margaret Bourke White, Lisette Model, Diane Arbus, Nan Golden, Vanessa Beecroft e cento altre, autentiche “star” nel nostro tempo, amazzoni sul sentiero delle immagini d’avanguardia, testimoni sensibili e accorate della vita del mondo.
La fotografia, oltretutto - come scrive Italo Zannier in catalogo - ha liberato anche dalle difficoltà operative manuali, alcune lungamente considerate maschili, offrendosi innanzitutto come linguaggio astratto, concettuale, poetico.
La rassegna presenta una significativa antologia di fotografie originali, eseguite da alcune tra le principali fotografe operanti tra ‘800 e ‘900, offrendo un panorama storico e linguistico dovuto alla colta attenzione di un collezionista veneziano che ne ha concesso l’esposizione al Fortuny, museo che ha esordito proprio con rassegne dedicate alla cultura della fotografia, alcune di memorabile rilievo internazionale.
Catalogo Silvana Editoriale - Milano
Primavera
a Palazzo Fortuny
Palazzo Fortuny, San Marco 3780, San Beneto, Venezia
Open-day: Venerdì 7 marzo 2014 Dalle ore 12 alle 19
esclusivamente su invito, fino a esaurimento dei posti disponibili
Apertura al pubblico 8 marzo – 14 luglio 2014
Orario:
10.00 - 18.00
(biglietteria 10.00 – 17.00)
chiuso il martedì
BIGLIETTI
Intero: 10 €
Ridotto: 8 €
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INFORMAZIONI
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