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Le autorappresentazioni di Tiziano Abstract del saggio, dal catalogo della mostra (Fondazione Mu.Ve./ Antiga edizioni) per la mostra "Tiziano, un autoritratto. Problemi di autografia nella grafica tizianesca" Di Joanna Woods-Marsden
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Nello sforzo teso a ridefinire l’arte come attività intellettuale, gli artisti cercavano di minimizzare il ruolo che l’esecuzione manuale giocava nelle loro opere. Lo studio compie un’indagine cronologica dell’autorappresentazione di Tiziano (1488/1490 - 1576 circa), a cominciare dalle tre medaglie attribuite a Leone Leoni, Pastorino Pastorini e Agostino Ardenti. Raffigurando l’artista di profilo, questa forma d’arte rievocava l’autorità dei Cesari nel conio romano. Viene poi analizzata la xilografia di Giovanni Britto, derivata da un autoritratto di Tiziano, che lo raffigura al lavoro mentre usa uno stilo per disegnare, anche se la fama dell’artista si fondava ben più sulla sua maestria nel colorito che sul suo talento nel disegno. Si esplora inoltre il significato del suo sguardo costantemente distolto dall’osservatore – in sostanza il suo rifiuto, a differenza di altri autoritrattisti, di esser visto nell’atto di contemplare se stesso nello specchio – nei due autoritratti “autonomi” in pittura, conservati a Berlino e Madrid. Se ne conclude che Tiziano ha sempre mostrato un’identità artistica volta a enfatizzare la componente concettuale e intellettuale del processo creativo, rispetto a quella dell’esecuzione manuale. Esaminando il disegno con l’autoritratto recentemente scoperto in rapporto ad altri disegni tardi di Tiziano eseguiti in matita nera, il saggio propone che il foglio sia stato eseguito in preparazione della pala d’altare, opera di bottega, con la Madonna che allatta il Bambino e i santi Tiziano e Andrea, con Tiziano Vecellio come donatore, che egli donò alla chiesa parrocchiale della propria città natale, Pieve di Cadore, verso la fine della vita. Viene inoltre interpretato il significato religioso che la pala può aver rivestito per l’artista. Il saggio si conclude suggerendo una ragione ideologica per cui Tiziano, tra tutti gli artisti operanti a Venezia e nel Veneto nella prima metà del Cinquecento, sarebbe stato l’unico a indulgere nell’autoritrattistica “autonoma”. Vedi la presentazione della mostra
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