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Partendo da un comunicato stampa di Piso (NCD) Energia: la crisi Ucraina mette a rischio il nostro futuro immediato, ma forse sarebbe il caso di guardare oltre I nuovi gasdotti nell'area del Mar Nero appaiono oggi come una soluzione al problema, ma non possono in ogni caso garantire il futuro Di Giovanni Gelmini
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Ricevo questo comunicato stampa che, anche se incompleto e poco chiaro, mi fa riflettere.
Roma, 12 giugno 2014. “Renzi, nel semestre Ue, avrà la grande responsabilità di risolvere la questione della messa in sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Il South Stream, da lui caldeggiato, è una alternativa alla dipendenza dall’Ucraina. Valuti, però, anche la possibilità di spingere sulla ripresa della realizzazione del Corridoio Sud in modo da creare un’alternativa”. A dirlo è Vincenzo Piso, deputato del Nuovo Centrodestra e membro dell’Ufficio di Presidenza del Gruppo alla Camera. “Solo diversificando gli approvvigionamenti – conclude Piso – sarà possibile rivedere con la Russia i contratti capestro e cercare di abbassare il prezzo del gas. Al tempo stesso bisognerà migliorare lo stoccaggio di energia e pensare a opportunità per ridurre la domanda aumentando l'efficienza energetica”. Per tutta l'Europa, come per qualunque area industrializzata, è veramente importante avere disponibilità di energia abbondante, certa e a prezzi contenuti. Se questo vale sicuramente per l'Italia, vale anche per la Germania e la Francia, oltre a tutti i paesi minori, che non sono energeticamente autosufficienti. Oggi, per il blocco della UE, l'approvvigionamento strategico viene dalla Russia, ma la crisi Ucraina, in buona parte causata dall'espansionismo della UE all'est e dalle cattive relazioni tra gli ex paesi del blocco sovietico con la Russia attuale, mette in grave rischio tale fonte. Da anni sono sul tappeto due nuovi progetti di gasdotti che possono collegare l'Europa alle aree russe e caucasiche. Il primo, il “South Stream”, cui accenna anche Piso, collegherebbe dirittamente Russia e Kazakistan all'Europa attraverso il mar Nero, Bulgaria all'Ungheria, da qui un ramo si dovrebbe dirigere verso la Germania (ed eventuale collegare anche la Francia), un altro scenderebbe in Italia e da qui in Francia. Il progetto “Nabucco” collegherebbe, invece, le aree produttive nel sud del Mar Caspio (Azerbaijan, Georgia e Iran) attraverso la Turchia e la Grecia. Questo con possibilità di un collegamento con Russia e Kazachistan con un pezzo di gasdotto sottomarino, molto più breve di quello necessario per il South Stream. Quest'ultimo è certamente molto più interessate per noi perché aggiunge fornitori diversi dagli attuali, ma per questo motivo non è di gradimento della Russia. Di tutto questo nel comunicato stampa non vi è nulla e non si capisce in particolare di quali gasdotti si parli. In ogni caso pone in evidenza uno dei veri problemi di politica industriale europea: l'approvvigionamento energetico. Se nel medio periodo non potremo fare a meno dei prodotti petroliferi, nel lungo dovremo farne a meno di sicuro. Il tentativo di sganciarsi dal petrolio con l'energia nucleare è fallito per almeno tre motivi: l'elevato costo della sicurezza, il costo non ancora definito dello smaltimento e, infine non trascurabile, un ristretto mercato oligopolistico dell'Uranio, che rende i Paesi che hanno scelto questa via dipendenti da qui fornitori in modo esclusivo. Per avere una possibilità di sviluppo certo dell'economia, occorrono, invece, fonti energetiche a basso costo e non suscettibili di rivalse politiche e tagli. Fino agli anni sessanta l'Italia era abbastanza indipendente grazie alla capacità idroelettrica, poi però non fu più così. Oggi una via per ritornare competitivi è rendersi indipendenti dal petrolio e da ricatti dei altri paesi legati alle forniture energetiche. Credo che si debbano fare grandi investimenti sulle fonti riproducibili come: l'idroelettrico, che non è fatto solo di mega dighe alpine, il geotermico e il solare. Su tutte queste tre fonti noi abbiamo grandi possibilità. I petrolieri Usa si sono appropriati di gran parte dei brevetti del “solare” e la loro politica è quella di evitare concorrenza tra solare e petrolio, ma ormai è arrivata la Cina. La Cina ha una grande sete di energia e se, per il breve periodo, si è affidata alle proprie risorse di carbone ed alla politica di incetta di petrolio sul mercato internazionale, per il futuro a più lungo termine ha investito pesantemente nella ricerca sulle energie rinnovabili e già oggi è in grado di fornire apparecchiature di questo tipo molto competitive. Sarà la loro tecnologia che ci fornirà nel futuro l'energia? È molto probabile, questo comporta di conseguenza il declino del potere geopolitico USA ed il sorgere di un alta potenza, probabile la Cina, come leader nel mondo che già oggi occupa un posto di primo piano. Argomenti: #cina , #economia , #energia , #europa , #gas , #italia , #medio oriente , #petrolio , #russia , #usa Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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