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Censis: “Anziani da rottamare? No, essenziali per economia e welfare «fai da te»” Boom della ricchezza familiare degli anziani: +118% in 20 anni. Pensioni basse integrate dai redditi da patrimonio. Superattivi nel welfare informale: 9 milioni accudiscono i nipoti, 7 milioni danno soldi alle famiglie dei figli, 4,7 milioni assistono altri anziani non autosufficienti. E sono 1,3 milioni gli over 70 che ancora lavorano. L'avanzata inarrestabile degli ultra-anziani: nell'ultimo decennio gli 80enni sono aumentati di 1,1 milioni |
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Roma, 14 giugno 2014
Più anziani, più ricchi. La ricchezza familiare netta delle famiglie anziane è cresciuta del 117,8% negli ultimi vent'anni (tra il 1991 e il 2012), cioè più del doppio di quella del totale delle famiglie italiane (+56,8%), e vale in media 273mila euro. Nel 1991 gli anziani detenevano il 19,3% della ricchezza familiare netta totale in Italia, nel 2002 la percentuale era diventata il 28,4%, oggi è salita al 34,2%. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis in collaborazione con Fondazione Generali. Negli anni si è avuto un considerevole spostamento della ricchezza verso le fasce più anziane della popolazione e ai giovani per ora non resta che aspettare l'eredità. Il 79,6% delle famiglie anziane (rispetto al 71,6% del totale delle famiglie italiane) possiede almeno un immobile tra abitazione principale, seconda casa, cantina, box, ecc. La parola d'ordine è: integrare la pensione. Risparmi accumulati nel tempo, redditi da investimenti nel mattone, ma anche redditi da lavoro consentono agli anziani di arricchire le basse pensioni (l'importo lordo medio dei redditi pensionistici è di 1.284 euro mensili, ma il 41% è sotto i mille euro). Per vivere meglio e per aiutare figli e nipoti la parola d'ordine è: integrare la pensione. Ormai le pensioni costituiscono solo il 64,3% del reddito familiare degli anziani, il resto è dato da redditi da capitale (27,6%) e da lavoro dipendente o derivanti dalla libera professione (8,1%). Sono quasi 2,7 milioni le persone con 65 anni e oltre che lavorano, in modo regolare o in nero: 1,7 milioni lavorano di tanto in tanto, 929mila con continuità. Tra i lavoratori anziani 1,3 milioni hanno più di 70 anni. Continua a lavorare in tarda età soprattutto chi ha un alto titolo di studio ed elevate competenze. Lavorano il 36,6% degli anziani laureati (di cui il 14,2% con continuità), il 28,6% dei diplomati (il 9,3% con continuità), il 25,8% di quelli con la licenza media (il 7,3% con continuità) e il 14,7% di quelli con la licenza elementare (il 6,3% con continuità). Nella crisi, meno male che nonno c'è. Gli anziani sono primattori del welfare «fai da te», quello che tiene insieme le nostre comunità e che ha ammortizzato gli impatti sociali della crisi. 9 milioni di longevi (3,2 milioni regolarmente) si prendono cura dei nipoti, 7 milioni contribuiscono al sostegno delle famiglie dei figli (di cui 1,5 milioni regolarmente, attivando un flusso redistributivo di risorse pari a 5,4 miliardi di euro all'anno), 4,7 milioni (972mila regolarmente) danno assistenza ad altri anziani bisognosi o non autosufficienti. L'invasione degli ultra-anziani. L'anagrafe registra 1,1 milioni di 80enni in più in dieci anni: come se in un decennio fossero sorte due città grandi come Torino e Messina popolate solo da persone con almeno 80 anni. In 25 province l'incremento del numero dei più longevi tra il 2003 e il 2013 è stato superiore al 50%. Monza e Brianza (+71,7%), Crotone (+66,4%), Latina (65,3%) e Caserta (+63,3%) guidano la classifica. Oggi gli italiani con almeno 80 anni sono in totale 3,6 milioni. Soddisfatti e con un sogno nel cassetto. Oltre 7 milioni di longevi guidano ancora l'auto, 5,4 milioni frequentano locali d'intrattenimento dove fanno acquisti, cenano, ballano, ascoltano musica dal vivo, 4,8 milioni giocano al lotto e al superenalotto, 3,7 milioni svolgono attività fisica in palestra o in piscina, 2,9 milioni frequentano sale e scuole da ballo, 1,8 milioni fanno regolarmente gite fuori porta che legano il piacere della tavola alla bellezza del paesaggio. Cresce la tribù dei tecno-anziani: 1,5 milioni di persone di 65-80 anni navigano abitualmente sul web. I dati raccontano vite piene, gioiose, fatte di relazioni e impegni. L'84,5% degli anziani valuta positivamente la propria vita. Il sogno nel cassetto da realizzare nei prossimi anni? Per il 58,6% fare un viaggio esotico, per il 27,9% imparare una lingua straniera, per il 18,9% dedicarsi alla pittura, per il 18% pubblicare un romanzo. Gli anziani fragili: i non autosufficienti. Secondo il 53,8% delle persone con 65 anni e oltre (il 62,4% di quelle con 80 anni e più) si diventa anziani quando si perde l'autosufficienza, per il 28,7% (il 35,5% degli ultra-ottantenni) lo si diventa alla morte del coniuge, per il 22,6% (il 14,1% degli over 80) si diventa anziani al 70° compleanno. È la dipendenza dagli altri l'evento della vita che può far crollare il mondo di un longevo e della sua famiglia. I membri di 909mila famiglie italiane si sono dovuti auto-tassare per assicurare l'assistenza necessaria a un familiare anziano non autosufficiente: per pagare la badante o per coprire la retta della residenza protetta. Sono 330mila le famiglie che hanno dovuto utilizzare tutti i risparmi per pagare l'assistenza, 190mila hanno dovuto vendere l'abitazione con la formula della nuda proprietà, 152mila si sono dovute indebitare. Nel vuoto del sistema di supporto pubblico ai non autosufficienti, dovere e volere aiutare un parente non autosufficiente può trascinare a fondo l'economia di intere famiglie. In Italia si stimano in almeno 167mila gli anziani con limitazioni funzionali che avrebbero bisogno di aiuto e non ce l'hanno. E 2,1 milioni di longevi con limitazioni funzionali non ricevono la necessaria assistenza sanitaria a domicilio. Questi dati sono un'anticipazione dei risultati della ricerca «Longevi e non autosufficienti in Italia: il piano della cultura sociale collettiva» realizzata dal Censis in collaborazione con Fondazione Generali. Argomenti: #anziani , #censis , #italia , #ricerca , #sociale , #società |
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