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Una ricorrenza che deve far pensare Cento anni dall'inizio della Prima Guerra Mondiale. Siamo già nella Terza? Le tensioni sono ormai ad un livello pericolosissimo e dietro ci sono gli interessi legati all'energia e al nuovo assetto geopolitico del mondo Di Giovanni Gelmini
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In questi giorni si celebra il triste anniversario dei 100 anni dall'inizio della disastrosa Prima Guerra Mondiale. Mi sembra giusto ricordare che questa è stata seguita da una non meno disastrosa Seconda Guerra Mondiale e una terza è stata annunciata da Bush figlio.
Obama, suo successore, non sembra seguire le orme del Bush II, ma la sua azione non appare sufficiente a scongiurarla e in ogni caso deve ricorrere all'uso delle armi. Papa Francesco si sta prodigando per evitare che quanto annunciato dallo sciocco Bush diventi realtà, ma ce la farà? I focolai di guerra sono molteplici. Noi abbiamo sotto gli occhi il Medio Oriente e l'Ucraina e ci dimentichiamo del Nord Africa, dell'Africa Centrale, del Corno D'Africa, dello Yemen, del conflitto Pakistan- Cina – India. Qualche volta ci parlano ancora dell'Afghanistan, in cui quasi nulla è risolto, del sempre aperto conflitto Coreano e raramente ci parlano di quello tra Cina e Giappone. Ancora più lontane da noi sono le tensioni del Sud America, che pure esistono. Ora, è sufficiente che uno di quei focolai sfugga al controllo della diplomazia, perché davvero scoppi la Terza Guerra Mondiale. È sufficiente che due tra le potenze mondiali: USA, Russia, Europa, Cina e Giappone, si contrappongano in armi, perché tutte le forze che sono in tensione troverino opportuno agganciare il loro problema a quello più grande. Credo che quello più pericoloso sia il conflitto ucraino, perché vede contrapposti gli interessi della Russia a quelli della UE. La caduta del muro di Berlino ha sancito lo sfascio dell'impero sovietico, quasi senza vittime. Nel 1979, dopo aver partecipato in rappresentanza del Governo Italiano ad una conferenza ONU a Varsavia, avevamo previsto questo, contro tutte le indicazioni di chi diceva di saperla lunga, ma la nostra previsione prevedeva che non avvenisse “in pace”, ma con effetti come quelli che si sono verificati nella ex Yugoslavia. Se questo non è avvenuto è per due fattori: da una parte i paesi del blocco sovietico che, dopo la caduta del “muro”, sono tornati della sfera nell'Europa Occidentale, lo erano già per tradizione e la popolazione, in particolare in Polonia, desiderava fortemente uscire dalla sfera di influenza russa. Dall'altra la Russia in quel momento non era più in condizioni di opporsi. Oggi la situazione è cambiata, la Russia è tornata ad essere potente e non vuole certo che il suo “granaio”, l'ultimo paese europeo rimasto fino a ieri nella sua sfera, entri nella area EU – NATO. Ora è iniziato il processo che precede lo scoppio di una guerra: “le sanzioni” Alle sanzioni della UE, la Russia risponde con contro-sanzioni che mettono in difficoltà l'economia europea, ma fino ad ora siamo a cose blande. L'Europa dipende pesantemente dalla Russia per il suo fabbisogno energetico, ma la Russia, per ora, non può chiudere i rubinetti perché perderebbe troppi soldi. Proprio per questo sta trattando con un'altra potenza mondiale che ha grande bisogno di prodotti energetici: la Cina. Ecco che il quadro si fa nero. Se la Russia chiude i rubinetti, l'Europa che fa, con un Medio Oriente in subbuglio? In un caso del genere la guerra diventa realtà! Questo coincide “stranamente” con quello che la storia delle “tempeste perfette” insegna. In duecento anni le tempeste perfette hanno sempre trovato la loro conclusione in guerre che hanno spazzato il vecchio ordinamento geopolitico, partendo dalla rivoluzione Francese e finendo con le ultime due guerre mondiali. Non dimentichiamo che questi cicli economico-sociali-geopolitici hanno mediamente la durata di mezzo secolo e due mezzi secoli sono passati dall'inizio delle Prima Guerra Mondiale. Ancora una coincidenza e un’osservazione: il passaggio dalla situazione di “crisi” alla “ripresa” è legato anche al cambio delle fonti energetiche usate dal sistema economico e noi, miopi, non ci siamo staccati a sufficienza dal petrolio. Le crisi sistemiche e mondiali, come quella che stiamo attraversando, finiscono sempre nel sangue, con guerre e rivoluzioni; oggi siamo vicini a questo? Argomenti: #economia , #energia , #geopolitica , #guerra , #guerra 15-18 , #mondo , #muro di berlino , #petrolio , #politica Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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