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Censis: cultura della vaccinazione: l’identikit dei genitori italiani Timori infondati e bisogno di informazione, tutti gli aspetti di una fiducia da consolidare |
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Roma, 7 ottobre 2014
Tutti vaccinati, ma persistono i timori e il bisogno di un'informazione più approfondita. Benché l'88% dei genitori italiani abbia vaccinato i propri figli per le vaccinazioni obbligatorie, solo il 48% dichiara di averli sottoposti anche a tutte le vaccinazioni raccomandate e rimborsate dal Sistema sanitario nazionale per prevenire malattie gravi come la meningite, il cancro da papillomavirus o la polmonite da pneumococco. La cultura della vaccinazione nel nostro Paese non è ancora ben radicata e la fiducia delle famiglie nei confronti delle vaccinazioni necessita di essere consolidata soprattutto nei genitori più giovani. È quanto emerge da una ricerca del Censis realizzata con il contributo non condizionato di Sanofi Pasteur Msd. I dati dell'indagine, e in particolare il gap informativo che ne emerge, richiamano il ruolo chiave di una corretta informazione sulle vaccinazioni quali strumenti preventivi efficaci e sicuri a tutela della salute: un'informazione estesa a tutta la popolazione, ma diretta in particolare ai genitori, doppiamente responsabili in quanto fautori di scelte per sé e per i propri figli, di cui una percentuale ancora molto bassa si fida molto o totalmente dei vaccini. L'indagine considera molteplici aspetti della «cultura della vaccinazione» nel nostro Paese. Non solo le esperienze concrete, ma anche opinioni, atteggiamenti, timori e pregiudizi nei confronti delle vaccinazioni: tutti elementi di una trasformazione culturale in cui alla dimensione dell'obbligatorietà va progressivamente a sostituirsi quella della scelta individuale. Una fiducia da consolidare. I comportamenti dei genitori italiani di età compresa tra 18 e 55 anni con figli di 0-15 anni (età a cui fanno riferimento i principali calendari di vaccinazione) sono di fatto orientati in maniera decisamente favorevole alla vaccinazione. Solo lo 0,5% non ha vaccinato i propri figli. Il 48% li ha sottoposti ai vaccini obbligatori e a quelli raccomandati, il 40% solo ai vaccini obbligatori, l'11% non ricorda a quali vaccini. Tuttavia, l'adesione dei genitori alle vaccinazioni per i propri figli è difforme, sicuramente maggiore per i vaccini che sono somministrati nel primo anno di vita,‒ e non sono attenti a completare il ciclo vaccinale. Un consenso quasi unanime da parte dei genitori si registra rispetto al ruolo dei vaccini nella sconfitta di malattie gravi, come la poliomielite e il morbillo, e nella difesa della collettività dalla diffusione delle malattie infettive. Il 71% dei genitori è convinto che i nuovi vaccini siano più sicuri perché tecnologicamente più avanzati. In merito alla loro efficacia, però, i genitori si dividono a metà tra chi afferma che le vaccinazioni non sono poi così utili nel proteggere dalle malattie, dal momento che ci si può ammalare anche se vaccinati, e chi afferma il contrario. Il 62% dei genitori teme addirittura che le vaccinazioni possano causare malattie. Le strategie delle famiglie italiane per fare prevenzione si focalizzano soprattutto su un'alimentazione sana (86%), l'attività fisica (56%), l'eliminazione di fumo e alcol (43%). Il ricorso alla vaccinazione è indicato come strategia di prevenzione solo dal 25% dei genitori, meno di chi utilizza come strategia per una buona salute vitamine e integratori alimentari (34%). Famiglie poco informate. L'informazione delle famiglie gioca un ruolo fondamentale nella formazione di una piena consapevolezza. Il 73% dei genitori afferma di saperne molto o abbastanza di vaccinazioni in età pediatrica, ma poi si scopre che solo una piccolissima percentuale (meno del 6%) sa che oggi in Italia le vaccinazioni obbligatorie per legge sono quattro (antidifterica, antitetanica, antipoliomielitica e antiepatitevirale B). La quota di genitori che dichiarano di aver avuto accesso a tutte le informazioni sulla vaccinazione di cui avevano bisogno è pari al 61%, ma tende a diminuire passando dal Nord al Sud (72% al Nord-Ovest, 68% al Nord-Est, 60% al Centro, 50% al Sud). Tra le fonti di informazione, il pediatra di libera scelta rappresenta la figura più consultata (55%), seguito dal servizio vaccinale della Asl (37,5%), dal quale dichiara di aver ricevuto un servizio appropriato l'86% degli intervistati. Come si informano i genitori italiani. Quando si tratta di accedere alle informazioni sanitarie in generale, la figura del medico rappresenta il principale soggetto consultato per avere indicazioni su patologie, prevenzione, stili di vita e servizi per la salute. Sia le madri che i padri si informano prima di sottoporre i figli alle vaccinazioni in oltre il 40% delle famiglie. Il medico di famiglia è indicato dal 71% dei genitori, mentre il 23,5% fa riferimento al medico specialista. Ricorre al web per acquisire informazioni sulla salute il 32% dei genitori utenti di internet. Tra le fonti di informazione online relative alle vaccinazioni, i genitori internauti utilizzano soprattutto i siti web istituzionali (41%), seguiti dai siti specializzati o scientifici (37%), dai forum e i blog (27%), dai social network (16%) e dalle sezioni dedicate alla salute dei quotidiani online (12%). Per il 40% dei genitori in rete, social network, forum e blog mostrano un orientamento contrario alle vaccinazioni. Le informazioni rintracciate su internet si focalizzano soprattutto sui rischi dei vaccini (47%), il 27% evidenzia invece i vantaggi della vaccinazione, per il 21% si tratta di informazioni scientifiche sui vaccini, per il 20% storie di casi che hanno subito effetti negativi dei vaccini. Timorosi, ligi, favorevoli e critici: l'identikit dei genitori italiani di fronte ai vaccini. Anche se gli obblighi stabiliti dal Ssn vengono rispettati, le fonti di informazione consultate finiscono per influenzare le opinioni dei genitori sulla vaccinazione. Si possono distinguere quattro gruppi. Ci sono i «timorosi», che rappresentano il 36% dei genitori, caratterizzati da un atteggiamento di cautela nei confronti della vaccinazione e della prevenzione medica in generale. I «ligi» sono il 33% e hanno un atteggiamento positivo sui vaccini che dipende più dal rispetto di obblighi e raccomandazioni del Ssn che non dal fatto di considerare la vaccinazione una vera e propria strategia di prevenzione. I «favorevoli medicalizzati», pari al 23% del totale, mostrano un atteggiamento di apertura e fiducia nei confronti della vaccinazione che non è semplicemente dettato dal rispetto degli obblighi, ma fa leva sulla consapevolezza dell'importanza della vaccinazione come vera e propria strategia di prevenzione. Infine, ci sono i «critici olistici» (sono l'8%), che mostrano un atteggiamento critico e opinioni contrarie alla vaccinazione e, più in generale, alla prevenzione medicalizzata. Questi sono i principali risultati della ricerca «La cultura della vaccinazione in Italia. Un'indagine sui genitori» realizzata dal Censis con il contributo non condizionato di Sanofi Pasteur Msd, che è stata presentata oggi a Roma da Ketty Vaccaro, Responsabile del settore Welfare e sanità del Censis, e discussa da Laura Bianconi, membro della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Antonio Tomassini, Presidente dell'Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione, Sergio Pecorelli, Presidente del Consiglio di amministrazione dell'Agenzia Italiana del Farmaco, Giancarlo Icardi, componente della Giunta nazionale della Società di Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica, Stefania Salmaso, Direttore del Cnesps dell'Istituto Superiore di Sanità, e Nicoletta Luppi, Amministratore Delegato di Sanofi Pasteur Msd. Argomenti: #censis , #famiglia , #indagine , #sanità , #vaccino |
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