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Osservatorio Economico

L'indagine ISTAT sul Clima di Fiducia sembra ottimo, ma è bene leggere in dettaglio

Un’analisi attenta, senza sminuire il segno positivo, mostra elementi contraddittori e non così ottimistici. Forse non vi è ancora il segno degli elementi macroeconomici esterni

Di Giovanni Gelmini

L'ISTAT ha deciso di diffondere contemporaneamente i risultati della “Fiducia dei Consumatori” e quelli della “Fiducia delle Imprese”; questo è un fatto molto positivo perché permette di avere in parallelo la situazione di tutto il mondo economico: quello della Produzione di beni e servizi, del Commercio e quello dei Consumatori Finali.

Entrambi i risultati sintetici dell'indagine di gennaio sono positivi; l'Istat scrive:
    A gennaio l'indice composito del clima di fiducia dei consumatori, espresso in base 2005=100, aumenta in misura significativa, passando a 104,0 da 99,9. Anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator), in base 2005=100, mostra un miglioramento, salendo a 91,6 da 87,6 di dicembre 2014.
Il fatto è certamente positivo e indica un cambiamento del clima rispetto ai mesi precedenti, ma, prima di lasciarsi andare a esultanze non giustificate, è opportuno entrare nel dettaglio dei risultati dell'indagine. Non dobbiamo dimenticare che quest’indagine misura delle aspettative, delle sensazioni e, solo in parte, delle realtà già verificate. Inoltre per parlare di “ripresa imminente” è necessario che tutti gli indicatori siano positivi e non solo alcuni.
    Per il clima di fiducia dei consumatori la componente economica e quella riferita al quadro personale aumentano rispettivamente a 109,2 da 103,5 e a 102,2 da 98,0 rispetto al mese precedente.
Se però vediamo nel grafico l'andamento, ci accorgiamo che il livello di soddisfazione di oggi, malgrado l'impennata, è inferiore a quello raggiunto a metà del 2014, grazie alle aspettative fasulle indotte dalla propaganda di Renzi sul potere taumaturgico del provvedimento degli 80€.

Se entriamo nell'analisi di come si giunge a questo risultato sintetico, leggiamo:
    … questa variazione è spiegata dalla diminuzione al 40,1% dal 46,5% della quota di coloro che giudicano la situazione del paese "molto peggiorata". Quanto alle attese sulla situazione economica in generale il saldo aumenta a -5 da -15, infatti, cresce al 34,5% dal 29,7% la quota di coloro che si attendono un "leggero miglioramento" della situazione economica del Paese. Circa la tendenza della disoccupazione, diminuisce al 15,7% dal 20,6% la quota di coloro che la giudicano in forte aumento portando il saldo a 41 da 48 del mese precedente.
Resta quindi elevato (41,1%) il livello di quelli che ritengono la situazione del paese "molto peggiorata".

Anche per le imprese l'indice, spaccato nelle sue componenti, mostra elementi contraddittori.
    Nel mese di gennaio l'indice destagionalizzato del clima di fiducia delle imprese manifatturiere scende lievemente a 97,1 da 97,3 del mese precedente. Le attese di produzione peggiorano, mentre i giudizi sugli ordini rimangono stabili; il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino passa da 2 a 1. L'indice del clima di fiducia sale lievemente a 99,6 da 99,4 nei beni intermedi ma scende a 96,6 da 96,9 nei beni di consumo e a 95,2 da 97,6 nei beni strumentali. I giudizi sugli ordini peggiorano in tutti i principali raggruppamenti di industrie: in particolare, nei beni di consumo il saldo scende a -24 da -23, nei beni intermedi a -24 da -23 e nei beni strumentali a -24 da -21. Il saldo dei giudizi sulle scorte di prodotti finiti passa a 2 da 3 nei beni di consumo, a O da 3 in quelli intermedi, mentre rimane stabile a O nei beni strumentali. Le attese sulla produzione peggiorano nei beni intermedi e nei beni strumentali, i cui saldi scendono rispettivamente a 3 da 5 e a 3 da 6, mentre rimangono stabili a 3 nei beni di consumo.
La diminuzione della fiducia nelle imprese dei beni di consumo e dei beni strumentali sembra contraddire le attese di una ripresa vicina; ciò è confermato dalle poche aspettative che ha anche il settore del commercio al dettaglio.
    Nel commercio al dettaglio il clima di fiducia peggiora a 99,5 da 104,7 di dicembre. Tornano a diminuire sia il saldo dei giudizi sulle vendite correnti (a -16 da -14) che quello delle aspettative sulle vendite future (a 8 da 13). Disaggregando i risultati per tipologia distributiva, la fiducia peggiora in entrambe i circuiti passando a 99,8 da 105,5 nella grande distribuzione e a 99,7 da 104,6 in quella tradizionale.
Per gli altri settori produttivi l'ISTAT ci dice: “… migliora il clima di fiducia delle imprese dei servizi di mercato (a 94,7 da 86,8) e delle imprese di costruzione (a 77,3 da 72,6). Rileviamo però che il livello complessivo resta inferiore a 100 e, in particolare per le imprese di Costruzione, è molto basso.
Nel complesso ci vuole molto ottimismo per affermare che questi risultati diano l'aspettativa di un’imminente ripresa dell'economia.
Sono certamente più significativi gli elementi esterni all'Italia: diminuzione del costo del petrolio, del valore dell'euro e gli interventi voluti da Draghi per l'acquisto di titoli di Stato atti a sollevare così parzialmente il sistema bancario dall'acquisto di questi titoli, liberando risorse per i prestiti a imprese e privati. Probabilmente questi non hanno ancora avuto influenza sui giudizi raccolti dall'ISTAT.

Non possiamo dimenticare che gli effetti di questi elementi macroeconomici non saranno immediati, ma è presumibile che agiranno a distanza di parecchi mesi, sempre che non si verifichino gravi crisi nel Medio Oriente o con la Russia.


Vedi documento integrale dell'ISTAT

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