Ho letto il comunicato stampa; l’insieme sembra effettivamente segnare quel cambio di rotta assolutamente necessario per rendere nuovamente la scuola efficace per la società. È evidente che cambiamenti cosi radicali trovino l’opposizione di chi si è adagiato ad un certo sistema scolastico, lamentandosi di non essere sufficientemente valutato dalla società e non essere sufficientemente remunerato e che, però, ha sempre rifiutato la valutazione del proprio operato e l’obbligo della formazione continua, come invece esiste in ogni settore di qualità.
Un dubbio che riguarda l’intero provvedimento c’è: ci sono i soldi necessari per un progetto così ambizioso?
La paura è che, per mancanza di copertura finanziaria, si debba rinunciare ai punti qualificanti quali: riduzione del numero di allievi nelle classi, creazione di un organico docenti che sia in grado di sopperire alle necessità di supplenze e sviluppo di progetti, e infine l’adeguamento delle strutture edili e delle attrezzature.
Vediamo alcuni punti che abbiamo annotato:
La Buona Scuola è buona autonomia. Il ddl consente di realizzare finalmente l’autonomia scolastica, assegnando maggiori strumenti ai presidi per gestire risorse umane, tecnologiche e finanziarie.
Dell’autonomia della scuola, basata sul dirigente-manager si parla dalla decenni. I presidi sono dei “Direttori”, cioè personale dirigente
dipendente dallo Stato,,per dare autonomia occorre che ci sia un Presidente o un Amministratore delegato nominato non dallo Stato, ma dall’utenza, in un Consiglio di Amministrazione formato da rappresentanti, che non abbiano relazioni dirette con la scuola. Il Consiglio definisce, all’interno del quadro istituzionale di riferimento, le scelte cui il Preside e i docenti si devono attenere.
Nel quadro disegnato nel comunicato stampa non appare l’ente esterno che controlli l’efficacia e la coerenza delle decisioni del Preside rispetto agli obiettivi prefissati; questo funzionerebbe se esistesse un Consiglio di Amministrazione.
Il Consiglio di Istituto attuale è un organo insufficiente in quanto rappresenta forze che non sono al di sopra della situazione contingente, sono parte delle scuola con i relativi conflitti di interesse. Spesso è, in effetti, il collegio docenti a decidere le scelte e il Consiglio d’Istituto deve ratificare le decisioni prese in un organo non competente per sua natura, come il Collegio Docenti, perché queste sono presentate senza alternative e senza i tempi per la necessari per il confronto: dire “si” o bloccare la scuola, questo è il ricatto che troppo spesso è posto nelle discussione.
La Buona Scuola è buona autonomia. Il ddl consente di realizzare finalmente l’autonomia scolastica, assegnando maggiori strumenti ai presidi per gestire risorse umane, tecnologiche e finanziarie. Le scuole avranno un organico potenziato (garantito a partire dal prossimo anno scolastico attraverso un piano straordinario di assunzioni) per coprire tutte le cattedre vacanti, rispondere alle nuove esigenze didattiche, organizzative e progettuali, potenziare l’offerta formativa, fronteggiare la dispersione scolastica, rendere la scuola più inclusiva, eliminare le supplenze più dannose, anno dopo anno, per la continuità della didattica. Le scuole, d’ora in poi, potranno indicare il loro fabbisogno di docenti e strumenti per attuare i Piani dell’offerta formativa. I Piani diventano triennali e saranno predisposti dai dirigenti scolastici, sentiti gli insegnanti, il Consiglio di istituto e le realtà territoriali.
L’idea di cancellare i supplenti esterni è assolutamente positiva. La docenza ha un ruolo molto delicato e non assegnabile a qualcuno che piova improvvisamente dal cielo; deve invece essere qualcuno che sa muoversi nelle linee definite dal piano formativo e che conosca i problemi delle classi.
Il problema è a questo punto la copertura dei costi. Perché un progetto simile funzioni si deve pensare ad una presenza che sia almeno di 36 ore settimanali per la gestione della preparazione delle lezioni e dei progetti, del coordinamento continuo e delle altre attività che sembrano diventare necessarie per la “buona scuola”, ma questo è realmente possibile? La maggioranza dei docenti non è certo disponibile a rinunciare al suo “tempo libero”, anche se da sempre sostiene di avere moltissimo lavoro da svolgere a casa.
Il dirigente sceglie la sua squadra. I presidi potranno scegliere la loro squadra individuando i nuovi docenti che ritengono più adatti per realizzare i Piani dell’offerta formativa, all’interno di appositi albi territoriali costituiti dagli Uffici Scolastici Regionali. Negli albi confluiranno i docenti, assunti nel primo anno, attraverso il piano straordinario di assunzioni e poi tramite concorsi. Gli incarichi affidati saranno resi pubblici.
Questo vuol dire cancellare l’attuale concetto rigido di “cattedra”? Sarebbe una novità molto interessante!
Scuola-lavoro e digitale. Almeno 400 ore nell’ultimo triennio dei tecnici e dei professionali e 200 in quello dei licei. L’alternanza si farà in azienda, ma anche in enti pubblici. A disposizione un fondo, a regime, di 100 milioni l’anno a partire dal 2016. Mentre 90 milioni sono stanziati subito per l’innovazione didattica e la creazione di laboratori territoriali, aperti anche di pomeriggio, per orientare i giovani al lavoro e da utilizzare come strumento di contrasto alla dispersione.
Fino ad ora l’alternanza scuola lavoro, che c’è per le scuole professionali, è stata inficiata dall’interesse di chi offre la possibilità di
stage in azienda ad avere del personale gratis anziché svolgere un ruolo di formazione. Cosa prevede di cambiare il ddl su questo fronte per renderlo funzionate? Non è spiegato.
Stop classi ‘pollaio’. I presidi hanno il potere di derogare alle regole attuali: utilizzando l’organico in modo flessibile potranno evitare la formazione di classi troppo numerose, le cosiddette classi ‘pollaio’.
Sono state introdotte recentemente per ridurre il numero dei docenti, come farà il Governo a pagare più docenti degli attuali?
Una Card per l’aggiornamento. Arriva la Carta per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, un voucher di 500 euro da utilizzare per l’aggiornamento professionale attraverso l’acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, l’ingresso a mostre ed eventi culturali. La formazione in servizio diventa obbligatoria e coerente con il Piano triennale dell’offerta formativa della scuola e con le priorità indicate dal Ministero.
Se i soldi sono utilizzati per reali corsi di formazione, con docenti esterni, nulla da eccepire: è una cosa necessaria; se questi soldi sono dispersi per interessi personali (spettacoli, eventi e magari partite di pallone, come indica Renzi, anche se le partite di pallone Renzi non le ha citate, ma facilmente si fanno passare per evento culturale), allora sono soldi sprecati.
Le cose dette da Renzi nella conferenza stampa sembrano ottime, e alcune lo sono, ma a noi sembra che spesso siano cose con poco senso pratico e di difficile attuazione, ma molto immaginifiche, come al solito in quello che fa Renzi.
C’è sempre il dubbio che alla fine la grande riforma diventi il solito cambiamento che produce più danni che benefici, come ormai da molti decenni avviene nella scuola.
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Giovanni Gelmini (n° articoli 506)
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