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Nota mensile sull'economia italiana – Giugno 2015

ISTAT: La ripresa economica prosegue, ma…

L’approfondimento del mese: “Segnali positivi dal mercato del lavoro ma la ripresa non c’è ancora”


La ripresa economica prosegue, ma le informazioni provenienti dai settori produttivi indicano una intensità più contenuta rispetto al primo trimestre. Il mercato del lavoro mostra i primi segnali positivi dal lato della domanda anche se non rafforzati dalle indicazioni sull’offerta di lavoro.

Si conferma la riduzione delle spinte deflative cui seguirebbe in autunno una moderata ripresa dei prezzi. Sul quadro macroeconomico pesa tuttavia l’incognita relativa agli sviluppi della crisi greca.

Prospettive di breve termine

I più recenti indicatori congiunturali mostrano che la ripresa economica prosegue, ma con una intensità più contenuta rispetto all’avvio dell’anno in corso.
L’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane ha registrato un nuovo incremento a giugno, sospinto da rialzi in tutti i principali comparti produttivi.

L’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana (Figura 9), ricalcolato sulla base dei dati di contabilità nazionale e degli indicatori mensili più recenti, ha evidenziato in aprile una decelerazione, proseguendo la tendenza in atto da febbraio.

L’approfondimento del mese

Segnali positivi dal mercato del lavoro, ma la ripresa non c’è ancora

Un miglioramento dell’evoluzione dell’occupazione nei prossimi mesi si osserva dal lato della domanda: il tasso di posti vacanti è cresciuto di un decimo di punto in T1 (rispetto a T4 del 2014, figura 10). La variazione positiva riflette un aumento dei posti di lavoro richiesti dalle imprese e si accompagna alla stabilizzazione del tasso di disoccupazione (con una complessiva riduzione della tensione del mercato del lavoro).

L’aumento del tasso di posti vacanti, cresciuto dopo la stasi registrata nell’ultimo trimestre del 2014, ha interessato diversi comparti del settore dei servizi, tra i quali le attività finanziarie, le attività professionali scientifiche e tecniche e i servizi di informazione. Un aumento si è verificato anche nelle costruzioni ma non nell’industria in senso stretto, a riflesso di una domanda di lavoro che permane ancora debole nel settore.

Le previsioni espresse dagli imprenditori nel mese di giugno riguardo alle tendenze dell’occupazione nei successivi tre mesi si sono confermate positive in tutti i settori, compresa l’industria manifatturiera, consolidando quindi i segnali provenienti dal lato della domanda.

Dal lato dell’offerta di lavoro emergono indicazioni eterogenee. L’esame dei dati grezzi e i confronti tendenziali rispetto al primo trimestre del 2014 mostrano un quadro del mercato del lavoro maggiormente favorevole rispetto a quello osservato con i dati congiunturali. In T1 il tasso di disoccupazione è sceso di sei decimi di punto rispetto a T1 2014, accompagnato da un aumento tendenziale degli occupati (+0,6%) e da una riduzione degli inattivi complessivi (-0,4%) che riflette il calo delle persone più distanti dal mercato del lavoro (chi non cerca lavoro e non è disponibile a lavorare).

Tuttavia, a una nuova riduzione delle persone in cerca di occupazione (-4,2%, 145 mila unità in meno rispetto a T1 del 2014) si è affiancata una crescita delle forze di lavoro potenziali (+9,7%, 324 mila individui, figura11), ovvero la fascia di inattivi più vicini al mercato del lavoro. Tra il complesso degli inattivi, inoltre, sono aumentati gli scoraggiati (+2,7%, 52 mila persone), coloro che hanno smesso di cercare un lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo. Il fenomeno dello scoraggiamento ha coinvolto soprattutto i maschi (+6,4% contro +0,7% delle donne). Si tratta di un segnale da seguire con attenzione tenendo presente che lo scoraggiamento maschile nella ricerca di lavoro era molto cresciuto nella fase più acuta della crisi (biennio 2012-2013).

Un segnale rilevante che si osserva dal lato dell’offerta è che, accanto alla riduzione tendenziale dell’occupazione complessiva, si è verificata una riduzione dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata, storicamente molto elevata nel nostro paese: la quota di disoccupati da più di dodici mesi sul totale è passata dal 58,7% al 57,1% in un anno ed è diminuita soprattutto tra le donne (tre punti percentuali in meno fino al 56,8%), nel Centro (quattro punti in meno fino al 51,6%) e, in parte, anche nel Mezzogiorno (un punto e mezzo in meno fino al 63,3%).

L’aumento del tasso di posti vacanti, cresciuto dopo la stasi registrata nell’ultimo trimestre del 2014, ha interessato diversi comparti del settore dei servizi, tra i quali le attività finanziarie, le attività professionali scientifiche e tecniche e i servizi di informazione. Un aumento si è verificato anche nelle costruzioni ma non nell’industria in senso stretto, a riflesso di una domanda di lavoro che permane ancora debole nel settore.

Le previsioni espresse dagli imprenditori nel mese di giugno riguardo alle tendenze dell’occupazione nei successivi tre mesi si sono confermate positive in tutti i settori, compresa l’industria manifatturiera, consolidando quindi i segnali provenienti dal lato della domanda.

Dal lato dell’offerta di lavoro emergono indicazioni eterogenee. L’esame dei dati grezzi e i confronti tendenziali rispetto al primo trimestre del 2014 mostrano un quadro del mercato del lavoro maggiormente favorevole rispetto a quello osservato con i dati congiunturali. In T1 il tasso di disoccupazione è sceso di sei decimi di punto rispetto a T1 2014, accompagnato da un aumento tendenziale degli occupati (+0,6%) e da una riduzione degli inattivi complessivi (-0,4%) che riflette il calo delle persone più distanti dal mercato del lavoro (chi non cerca lavoro e non è disponibile a lavorare).

Tuttavia, a una nuova riduzione delle persone in cerca di occupazione (-4,2%, 145 mila unità in meno rispetto a T1 del 2014) si è affiancata una crescita delle forze di lavoro potenziali (+9,7%, 324 mila individui, figura 11), ovvero la fascia di inattivi più vicini al mercato del lavoro. Tra il complesso degli inattivi, inoltre, sono aumentati gli scoraggiati (+2,7%, 52 mila persone), coloro che hanno smesso di cercare un lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo. Il fenomeno dello scoraggiamento ha coinvolto soprattutto i maschi (+6,4% contro +0,7% delle donne). Si tratta di un segnale da seguire con attenzione tenendo presente che lo scoraggiamento maschile nella ricerca di lavoro era molto cresciuto nella fase più acuta della crisi (biennio 2012-2013).

Un segnale rilevante che si osserva dal lato dell’offerta è che, accanto alla riduzione tendenziale dell’occupazione complessiva, si è verificata una riduzione dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata, storicamente molto elevata nel nostro paese: la quota di disoccupati da più di dodici mesi sul totale è passata dal 58,7% al 57,1% in un anno ed è diminuita soprattutto tra le donne (tre punti percentuali in meno fino al 56,8%), nel Centro (quattro punti in meno fino al 51,6%) e, in parte, anche nel Mezzogiorno (un punto e mezzo in meno fino al 63,3%).


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Argomenti:   #congiuntura ,        #economia ,        #industria ,        #istat ,        #italia ,        #lavoro

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