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Osservazioni a ruota libera La Grecia ha detto “NO”, non all'Europa, ma alla politica miope guidata dalla Merkel l risultato ci dice che per l'Europa occorre una finalmente una visione strategica non vincolata allo strapotere di alcuni governi |
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Ci sono due concezioni di Europa e il “no” greco di ieri è contro una delle due concezioni: quella della cattiva finanza, quella che vive sugli interessi passivi e non sulla crescita economica sostenibile.
Quest’idea di politica è da sempre ritenuta dal Governo tedesco l'unica via da perseguire. Fino all'arrivo di Draghi, che è sicuramente un buon economista, la BCE è stata in mano ai monetaristi, che godevano davanti all'Euro “forte”, ma i tassi alti e l'Euro forte, ammazzavano l'economia investita dalla crisi nera. La crisi sta ancora durando e così l'Europa nel suo complesso sta perdendo posizioni nell'economia mondiale ed il futuro non si prospetta migliore, anche per le crisi geopolitiche che ci coinvolgono direttamente: Ucraina, Medio Oriente e Africa. L'Europa non ha una costituzione, non ha fiscalmente potere impositivo, ha un Parlamento che costa parecchio e che non ha quasi autonomia, ha un Governo che può fare poco. Chi comanda sono gli Stati Membri e la Germania è quella che impone sempre la sua volontà a tutti perché è la locomotiva trainante, ma non è detto che rappresenti l'intelligenza politica per scelte giuste. L'Euro è il risultato zoppo di un’Europa zoppa. Il referendum greco ha messo un punto fermo su questo: così non si può andare avanti! L'Euro ci ha protetto dalla crisi causata dalle politiche scellerate di Bush jr., ma è imperfetto, manca, ad esempio, la possibilità di emettere titoli per finanziare progetti di investimento o di sostegno alle crisi locali. Per intenderci: il “patto di stabilità”, che affianca l'Euro, ha dimostrato di essere insufficiente se non dannoso, perché non evita gli spechi e impedisce le azioni di sostegno all'economia attraverso gli investimenti. Il pareggio di bilancio non può essere un’imposizione accettabile tout curt. È giusto che nel medio periodo si abbia il pareggio di bilancio, al netto degli investimenti, ma è la parolina “al netto degli investimenti” che conta. Gli investimenti sono il futuro e tagliarli per il patto di stabilità vuol dire cancellare il futuro. Troppi paesi, tra cui Italia e Grecia, hanno usato i soldi pubblici per scopi non di pubblica utilità: comprare voti, compiacere gli “amici” o avere un ritorno tramite la corruzione. Non conosco nei particolari il caso Grecia, ma mi è sufficiente conoscere quello italiano dove il “cinque per cento” è stata una regola per decenni, ora superata perché l'aliquota è diventata forse più alta. Questo è lo Stato da smantellare: la corruzione diffusa in tutta la Pubblica Amministrazione, ma è difficile farlo. I politici, se sono corrotti come sono, fanno di tutto per evitare che si tagli la loro ragione di essere. Un controllo della BCE all'erogazione di prestiti, sarebbe sicuramente più efficace delle inframmettenze sul bilancio nazionale degli Stati Membri dell’UE, guidati dalla follia tedesca. Renzi continua a affermare che noi siamo tranquilli, perché sono state fatte le riforme. Eppure il nostro debito continua a crescere, l'economia non riparte, come ci segnala l'ISTAT e come avevamo previsto noi. La verità è che le riforme sono di la da venire e il sistema attuale dell'area dell'Euro, non è in grado di cassare il mal governo, come il caso della Grecia dimostra. Il mal governo della Grecia non è quello di Tsipras, ma quello che per decenni ha governato prima di lui e che è stato certificato dall'UE. Chiudo richiamando una frase del Presidente della Repubblica, Mattarella, nella nota di ieri sera:
Una decisione, tuttavia, che proietta, oltre ad Atene, la stessa Unione Europea verso scenari inediti, che richiederanno a tutti, sin d'ora, senso di responsabilità, lungimiranza e visione strategica. Argomenti: #economia , #euro , #europa , #grecia , #politica , #referendum , #renzi |
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