A Venezia, se ci si immerge nelle calli della parte non invasa dai turisti - che c'è ancora - , si respira il mondo d’altri tempi. Una città a dimensione d’uomo, in cui la vita è fatta di tante relazioni fra le persone (ciacole e non solo). Si può notare anche l'attenzione ai vasi di fiori alle finestre ed ai balconi, in una città quasi senza terreno libero.
Non c'è finestra senza il suo omaggio alla natura, però vi si possono trovare anche fili elettrici penzolanti, ferri rugginosi, portoni scrostati, finestre ricoperte da ragnatele e tutto quello che la gente per bene considera “non presentabile”.
Nelle calli delle zone turistiche, invece, tutto è lustro, le vetrine sono luminose e piene d’oggetti che possano attrarre compratori e i “compratori” invadono queste calli rendendole quasi impraticabili.
In ogni momento si può essere travolti da una fiumana di turisti che seguono la loro guida o calpestati da qualcuno che cerca di farsi un selfie col cellulare oppure che cammina guardando le vetrina al suo fianco.
Calli intasate e rumorose, poco gradevoli, ma anche qui ci si può trovare di fronte ad un bello inaspettato. Così mi è successo nell'ultima vacanza veneziana.
Stavo rientrando verso casa, quando nella piazzetta della chiesa di San Aponal ho sentito un rumore ritmico. Mi sono avvicinato e seduta sui gradini del pozzo vedo una giovane donna che batte su uno strumento oblungo e ottiene suoni vibranti e vellutati. Mi sposto e noto che davanti a lei si muove un personaggio con un abbigliamento eccentrico, evidentemente un guitto.
Il guitto fa danzare su di se una palla di cristallo. La palla si muove leggera come se fosse un palloncino pieno d'aria, ma la luce intensa che riflette, indica la sua realtà: è di cosa dura e pesante, vetro o plexiglas, pesante in ogni caso. Come un bambino resto incantato dai movimenti leggeri di questo globo, e il guitto lo accarezza quasi, lo guarda in modo inteso, come se lo potesse spostare anche solo con lo sguardo.
Inizio a scattare foto per immortalare questa meraviglia; la ragazza, che batte lo strumento strano, mi guarda con interesse e mi sembra che mi sorrida, poi riprende l'attenzione al suo lavoro. Intanto la palla si libra e giravolta sulle braccia e in cima alle dita del guitto: una meraviglia vera e propria.
Mi piacerebbe fermarmi a parlare con loro, capire chi sono e come sono arrivati a questo stupendo spettacolo, ma sono stanco e preferisco rientrare al fresco della mia casa, così lascio la piazza.
Mi restano il ricordo, la meraviglia che si è impressa nella mente e le foto fatte.
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Cricio (n° articoli 131)
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