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Osservazioni volanti

Biennale di Venezia 2015: “Together” di Jaume Plensa, nella Basilica di San Giorgio Maggiore

Sculture che danno emozioni pure, teste di giovani adolescenti che ispirano limpidezza

Di Eleonora & Cricio

“Le installazioni di Plensa per l’Isola di San Giorgio Maggiore sono una testimonianza della sua percezione acuta dello spazio e della scala. Le sue sculture non si impongono su questi spazi storici; piuttosto ne catturano e riflettono la luce e le ombre reali interne per comunicare con una lingua metaforica. Entrambe colpiscono l’occhio e sono intime, attirano la nostra attenzione su un mondo in cui la migrazione e la differenza sfidano i comportamenti civilizzati. In questo luogo, che per secoli ha accolto viaggiatori da tutto il mondo, le opere di Pensa uniscono persone di fedi diverse e chi non crede.”
Clare Lilley

Scesi dal vaporetto vediamo immediatamente la facciata della Basilica di San Giorgio Maggiore, che ci inviata ad entrare. Leggiamo su un cartello la breve presentazione e scopriamo che la testa che si intravede al di là del portone, nella basilica è di una giovane cinese che, nonostante la giovinezza, ha viaggiato molto. Il tema che vuole affrontare Plensa con queste opere è quello della migrazione e della fusione delle differenze.

Nella penombra della navata vediamo la struttura in filo d'acciaio della testa, ma è solo quando l'aggiriamo che ne restiamo affascinati. Un viso grande, imponente nelle dimensioni e nello stesso tempo leggero. Le luci rendono la testa brillante, mentre in trasparenza, come avvolto in una nebbia, si vede tutto quello che c'è dietro di essa. L'effetto è sorprendente, la scultura cambia aspetto a secondo da dove la si guardi e sembra che tutta la basilica sia filtrata dalla sua rete splendente.

Alzando lo sguardo, vediamo improvvisamente, sopra di noi, una grande mano aperta protettiva dorata, che punta verso il cielo, una mano dall'alto che salva l'uomo. L'oro della mano è formato da lamine con i caratteri di otto lingue, che raccontano l'incontro dei popoli.

La sensazione di pace e serenità è sicuramente legata all'atmosfera creata dalla tra relazione sculture e ambiente di preghiera. Un messaggio che passa sotto la pelle che è certamente percepito dai credenti di qualunque religione e anche da non credenti.

L'esposizione prosegue poco più in là. Ci andiamo; usciti dalla basilica, girato l'angolo, a 300 metri nell'Officina dell'Arte Spirituale.
Si entra in questo spazio lungo e buio e ci appaiono imponenti cinque grandi teste in alabastro candido. Le sculture lisce, senza imperfezioni, riflettono una luce limpida nell'ambiente scuro. Visi perfetti, puliti, segno di purezza nella semplicità dei lineamenti adolescenziali.

Ancora una volta si tratta di visi reali: sono ragazze che hanno viaggiato; sono splendenti, come può essere chi vive in una vita semplice di comunione con gli altri.

A differenza della scultura della Basilica, che con le luci e le ombre della gente in movimento attorno ad essa risulta viva, queste appaino come cristallizzate nella loro perfezione, nella loro purezza. La leggerezza resta un comune denominatore, malgrado le dimensioni e il materiale pieno usato.


Pubblichiamo una serie di articoli sulla 56° Biennale di Venezia; la pubblicazione proseguirà per tutto il mese di Agosto.
Per vederli tutti:
 Venezia Biennale 2015 

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