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Il clima di "fiducia" che registra l'Istat, non ci convince

Istat: “Fiducia dei consumatori e delle imprese Ottobre 2015”, Istat Statistiche Falsh, 28 Ottobre 2015, con breve commento

Di Giovanni Gelmini

Il commento

Prosegue a crescere l’indice di fiducia, ma solo per i consumatori e le connesse imprese di servizi e commercio registrano una netta crescita.
Resta piatta la fiducia delle imprese manifatturiere. Solo quelle di beni di consumo esprimono una fiducia positiva, mentre i beni strumentati sono ancor in negativo.
Il traino della modesta crescita economica è quindi dei consumi, cioè una fiducia delle famiglie, indotta sicuramente dalla forte propaganda governativa e dai lunghi anno di sacrifici.
Non si tratta di una situazione strutturale poiché permane la crisi degli investimenti, anche se forse qualche segno di miglioramento sembra esserci, e mancano in modo totale gli investimenti pubblici che sono l’unica leva per dare forza alla situazione di moderato ottimismo.

Da: “Fiducia dei consumatori e delle imprese Ottobre 2015”, Istat Statistiche Falsh, 28 Ottobre 2015

L’indice del clima di fiducia dei consumatori, espresso in base 2010=100, aumenta a ottobre 2015 a 116,9 da 113,0 del mese precedente. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator) in base 2010=100, sale passando a 107,5 da 106,1 di settembre. Tutte le stime delle componenti del clima di fiducia dei consumatori aumentano, con un incremento più marcato per quella economica (a 153,0 da 143,9) e più lieve per quella personale (a 103,9 da 103,6), quella corrente (a 109,3 da 108,0) e quella futura (a 127,1 da 122,3). Migliorano le stime sia dei giudizi sia delle attese sull’attuale situazione economica del Paese (a -32 da -46 e a 27 da 15, i rispettivi saldi). I giudizi sui prezzi relativi ai passati 12 mesi restano al livello dello scorso mese (a -19 il saldo). Il saldo relativo alle attese sui prezzi nei prossimi 12 mesi passa a -23 da -18. Diminuiscono le attese di disoccupazione (a -2 da 6).

Riguardo le imprese, cresce il clima di fiducia dei servizi di mercato (a 113,1 da 112,2), quello della manifattura (a 105,9 da 104,4) e quello del commercio al dettaglio (a 116,6 da 109,2), ma scende quello delle costruzioni (a 119,8 da 123,3).

Nelle imprese manifatturiere migliorano sia i giudizi sugli ordini (a -9 da -11 il saldo) sia le attese sulla produzione (a 14 da 12), invece i giudizi sulle scorte rimangono stabili (a 3).

L’indice del clima di fiducia sale nei beni di consumo (a 105,8 da 102,0) e nei beni intermedi (a 100,8 da 99,7) ma scende nei beni strumentali (a 111,6 da 111,9).
I giudizi sugli ordini migliorano nei beni di consumo e nei beni intermedi, dove il saldo passa rispettivamente a -8 da -10 e a -11 da -15, mentre peggiorano nei beni strumentali, dove il saldo passa a -9 da -7.
Il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di prodotti finiti passa a 1 da 5 nei beni di consumo, a 5 da 4 nei beni intermedi e a 2 da 1 in quelli strumentali.
Le attese sulla produzione migliorano in tutti i principali raggruppamenti di industrie: nei beni di consumo il saldo sale a 17 da 12, nei beni intermedi a 10 da 9 e nei beni strumentali a 15 da 13.

Secondo le consuete domande trimestrali sulla capacità produttiva, nel terzo trimestre del 2015 il grado di utilizzo degli impianti sale al 76,3% dal 75,6% del trimestre precedente.
Scende al 26% dal 28% la quota di operatori che segnala la presenza di ostacoli all’attività produttiva: in particolare, scende la quota di imprese che segnala vincoli legati all’insufficienza della domanda e ai vincoli finanziari.

Nelle costruzioni peggiorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -35 da -30, il saldo) mentre le attese sull’occupazione rimangono stabili a -7.

Nelle imprese dei servizi migliorano le attese sull’andamento generale dell’economia, il cui saldo sale a 27 da 17; si riducono, invece, sia i giudizi sia le attese sul livello degli ordini (a 7 da 9 e a 4 da 9, i rispettivi saldi).

Nel commercio al dettaglio migliorano sia i giudizi sulle vendite correnti (a 24 da 16), sia le attese sulle vendite future (a 41 da 29) e in diminuzione sono giudicate le giacenze di magazzino (a 7 da 10).

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Argomenti:   #commercio ,        #consumi ,        #economia ,        #fiducia ,        #imprese ,        #indagine ,        #istat ,        #italia ,        #servizi



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