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Ripensando alla Biennale di Venezia

Ragioniamo sulle nazioni con “United Dead Nations” di Ivan Grubanov

Oggi forse si dovrebbe smettere di parlare di “nazioni”, di confini, di guerre

Di Eleonora & Cricio

Un grande spazio bianco e sul pavimento tanti mucchi di straccetti colorati. Poi abbiamo letto che si tratta delle bandiere delle nazioni morte.

Le guerre uccidono le nazioni.  

Vero, ma non sempre.
Proprio recentemente abbiamo visto il caso contrario. La Jugoslavia nasce da una guerra, la Seconda Guerra Mondiale e, quando muore, fa scatenare sanguinose guerre tra le varie popolazioni.  

Ma cosa vuol dire nazione?  

Un popolo che condivide lingua, storia, uno spazio geografico e un Governo o, secondo autori più recenti: popoli che si riconoscono, con un contratto sociale, in una “Costituzione”.
In definitiva elementi imprescindibili sembrerebbero essere il Luogo Geografico e il Governo; non importa che il territorio sia abitato da gruppi in conflitto violento, non importa che il governo sia democratico o imposto da un'altra nazione.
Il concetto di nazione, nelle sue forme dottrinarie, si è storicamente manifestato in due forme: come ideologia di liberazione delle nazioni oppresse e come ideologia della supremazia di una nazione sulle altre.
Quando abbiamo visto questo padiglione, abbiamo subito pensato a quello che succede oggi. Il flusso di migranti: nazioni che si spostano, che scappano, nazioni che muoiono nella guerra fratricida, nazioni che cambiano perché ricevono altri popoli, con culture diverse, con storie diverse.
Oggi forse si dovrebbe smettere di parlare di “nazioni”, di confini, di guerre pensare ad una nuova ideologia che superi il concetto di nazione; al contrario stiamo ficcandoci in una nuova guerra mondiale, che non sappiamo cosa ci procurerà.
Certamente cose cattive, non cose belle, forse la nostra distruzione.


Ispirato da:
Serbia “United Dead Nations”
Ivan Grubanov (stracci)

Simboli senza referente, le bandiere di Ivan Gruba­nov oggi non corrispondono più ad alcuno Stato.

Nel corso dei 120 anni di attività della Biennale di Venezia gli equilibri politici mondiali hanno subito notevoli cambiamenti, vedendo nascere alcune entità statali a scapito di altre. È di queste ultime che l'artista vuole parlare in una sorta di memoriale degli Stati scomparsi: una riflessione post-globale sul concetto di stato-nazione per indagarne il signi­ficato attuale



Argomenti:   #arte ,        #arte contemporanea ,        #guerra ,        #migranti ,        #migrazione ,        #nazione ,        #venezia ,        #venezia biennale 2015



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