L’ISTAT non sottolinea le difficoltà che attualmente si riscontrano a livello mondiale a e a livello nazionale, ma che sono ben leggibili nel testo stesso del comunicato stampa, ed è evidente che la speranza di una “ripresa” è finita.
A livello mondiale si riscontra una debolezza diffusa, in particolare in Europa.
In Italia l’unico elemento positivo resta la continua, seppur debole, crescita dell’industria manifatturiera, ma questo è legato quasi esclusivamente alle esportazioni, che non possono essere considerate un fattore di sistema e già risentono delle difficoltà del mercato mondiale.
Per l’occupazione, secondo l’ISTAT, nel primo trimestre dell’anno si è registrata complessivamente una sostanziale stabilità (Figura 7).
Se la domanda interna cresce è solo forse perché “un segnale positivo si è registrato nell’erogazione del credito alle famiglie”, purtroppo dalle rilevazioni della Banca D’Italia, si vede che non c’è una reale ripresa dei finanziamenti alle imprese.
Perfino per “l’indice anticipatore”, che è sempre stato ottimistico sull’evoluzione futura e che nella realtà non c’è mai stata, oggi l’ISTAT dice così:
“A febbraio l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana (Figura 9) ha segnato una battuta d’arresto, suggerendo un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine.”
A voi l’estratto del testo integrale del comunicato stampa:
Il quadro internazionale
Mentre per l’economia cinese si profila la stabilizzazione dei ritmi di crescita (+6,7% la variazione tendenziale del Pil in T1), supportata dalle misure di stimolo agli investimenti, negli Stati Uniti continua la fase di decelerazione: la stima preliminare del Pil nel primo trimestre è risultata pari a +0,1% su base congiunturale (+0,5% e +0,3% rispettivamente nel terzo e nel quarto trimestre 2015). Questo risultato è legato alla perdita di dinamismo del reddito disponibile in termini reali (+0,3%) e dei consumi delle famiglie (+0,1%). Inoltre il rallentamento della domanda mondiale continua a penalizzare l’attività produttiva.
Nell’area euro la stima preliminare del Pil, rilasciata da Eurostat per la prima volta a 30 giorni dal trimestre di riferimento, ha mostrato per il primo trimestre 2016 un crescita superiore alle attese (+0,6%), in accelerazione rispetto al quarto trimestre 2015 (+0,3%). I
Secondo i dati del Central Plan Bureau, a febbraio gli scambi di beni in volume sono aumentati dell’1,1% rispetto a gennaio (Figura 1), sintesi di un incremento dei paesi avanzati (+1,9%) e di una stagnazione di quelli emergenti. Nella media del trimestre dicembre-febbraio la variazione rimane positiva (+0,6%). Cambio e petrolio continuano a risentire delle frequenti turbolenze sui mercati finanziari. Il tasso di cambio dell’euro con il dollaro in aprile ha continuato a registrare un apprezzamento (+2,2% rispetto a marzo).
La congiuntura italiana
Imprese
L’indice della produzione industriale, al netto del settore delle costruzioni, ha mostrato un andamento mensile altalenante segnando un marcato aumento in gennaio (+1,7% rispetto al livello di fine 2015), seguito da un calo in febbraio (-0,6%, Figura 3). Nella media del trimestre dicembre-febbraio l’indice ha registrato un aumento rispetto al trimestre precedente (+0,3%).
L’erraticità degli andamenti si riscontra anche nelle misure in valore del fatturato delle imprese industriali, aumentato nei primi due mesi dell’anno rispettivamente dello 0,9% e dello 0,1% su base congiunturale. La media degli ultimi tre mesi è risultata comunque negativa (-1%) con cali significativi nei comparti dell’energia (-10,4%) e dei beni strumentali (-1%). Indicazioni più favorevoli giungono dagli ordinativi dell’industria, cresciuti in febbraio su base congiunturale dello 0,7%, grazie alla spinta della componente interna (+1,6%).
In febbraio si è registrato un recupero delle esportazioni (+2,5% in valore rispetto al mese precedente su dati destagionalizzati) dopo la diminuzione di gennaio (Figura 4). L’incremento più sostenuto ha interessato i beni di consumo non durevoli (+3,6%) e i beni strumentali (+3,2%). Le importazioni hanno segnato un lieve aumento (+0,6%), con una significativa crescita dei beni strumentali (+2,6%).
Tuttavia, a testimonianza dell’incertezza sull’evoluzione dei mercati emergenti, a marzo il commercio estero extra Ue ha segnato una battuta d’arresto, particolarmente marcata per le importazioni (-2%) rispetto alle esportazioni (-0,3%). In questo quadro la ripresa dei prezzi del petrolio ha influenzato l’andamento delle esportazioni e delle importazioni di beni energetici (rispettivamente +17,6% e +6,7% le variazioni congiunturali).
Nel settore delle costruzioni si rafforzano le indicazioni positive. L’indicatore della produzione nel settore ha mostrato segnali di ripresa (+0,3% la variazione di febbraio rispetto a gennaio e +0,6% l’andamento congiunturale negli ultimi tre mesi). Ad aprile il clima di fiducia delle imprese di costruzioni è tornato a migliorare (Figura 5), mentre il mercato immobiliare ha registrato, nel quarto trimestre del 2015, un consolidamento dei segnali di ripresa delle compravendite (+9,1% la variazione tendenziale), che ha portato a una crescita in media d’anno del 5,2%.
Famiglie e mercato del lavoro
A febbraio le vendite al dettaglio hanno registrato un incremento congiunturale dello 0,3% sia in valore sia in volume. I prodotti alimentari sono stati la componente più dinamica (+0,8% in volume), mentre i beni non alimentari hanno mostrato un ritmo di crescita più moderato (+0,2%). Nel periodo dicembre-febbraio l’indice delle vendite ha comunque registrato una sostanziale stazionarietà (+0,1%, Figura 6).
Un segnale positivo si è registrato nell’erogazione del credito alle famiglie: nel 2015 i mutui, finanziamenti ed altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o soggetti diversi dalle banche risultano in marcata ripresa (+23,0% rispetto al 2014).
In aprile la fiducia dei consumatori ha registrato una lieve diminuzione, sintesi del miglioramento nella percezione della situazione attuale e prospettica delle singole famiglie e del peggioramento dei giudizi sul contesto economico generale.
Secondo i dati destagionalizzati della rilevazione mensile sulle forze di lavoro, a marzo l’occupazione è nuovamente aumentata, dopo la flessione di febbraio (Figura 7). Nel primo trimestre dell’anno si è registrata complessivamente una sostanziale stabilità (+0,1%, pari a 17 mila occupati in più rispetto all’ultimo trimestre dell’anno scorso). Continuano ad aumentare i dipendenti a carattere permanente (+0,5%, 72 mila occupati in più), a fronte di una diminuzione di quelli a termine (-2,1%, -52 mila unità). Sempre nel primo trimestre dell’anno la variazione congiunturale positiva dello stock di occupazione ha riguardato unicamente gli individui di 50 anni e più. Il tasso di disoccupazione ha ripreso a scendere a marzo (tre decimi di punto), attestandosi all’11,4%, il livello più basso da novembre 2012.
Ad aprile, le aspettative formulate dagli imprenditori sulle tendenze dell’occupazione per i successivi tre mesi hanno mostrato un complessivo miglioramento, in particolare nel settore manifatturiero e in quello delle costruzioni.
Gli incrementi delle retribuzioni contrattuali pro capite permangono contenuti, segnando a marzo una crescita tendenziale dello 0,8%, in linea con la variazione registrata a febbraio.
Prezzi
In aprile il sistema dei prezzi è stato caratterizzato da una accentuazione delle spinte deflative. Secondo le stime preliminari, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale ha registrato per il terzo mese consecutivo una variazione annua negativa (-0,4%, il valore più basso dal gennaio dello scorso anno, Figura 8). La caduta tendenziale continua a risentire dell’evoluzione dei prezzi per le componenti più volatili. Si è infatti accentuata la riduzione annua per quelli energetici (-7,4%), anche per effetto dei ribassi della componente regolamentata decisi in occasione dell’adeguamento trimestrale; seppur con ritmi più moderati, è proseguita la caduta tendenziale per gli alimentari non lavorati (-0,5%).
L’inflazione di fondo, riflettendo gli effetti ritardati e indiretti delle tendenze deflative esogene, continua a oscillare su valori storicamente molto bassi ed è risultata di nuovo in moderato rallentamento (+0,5% il tasso di crescita tendenziale).
L’evoluzione delle principali componenti ha mostrato una nuova decelerazione, più significativa nei servizi (+0,4% dal +0,7% di marzo) rispetto ai beni alimentari al netto degli energetici (+0,5% dallo 0,7% di marzo).
Negli ultimi mesi le pressioni al ribasso sui prezzi si sono diffuse a tutti gli stadi della loro formazione. Osservando i prezzi dei prodotti importati, la fase di riduzione dei prezzi già in atto per i beni energetici e intermedi si è estesa anche ai beni di consumo che, a febbraio, hanno registrato una variazione tendenziale negativa dello 0,6% (-0,8% per i non durevoli e +1,2% per i durevoli).
Anche sui prezzi alla produzione continuano ad agire spinte deflative: in particolare a marzo si è accentuata la flessione tendenziale per i prezzi dei beni di consumo venduti sul mercato interno (-0,8%). Per i prossimi mesi la dinamica dei prezzi si prefigura estremamente debole, in linea con le attese di ribassi dei listini industriali.
Prospettive di breve termine
Nei primi mesi dell’anno la dinamica dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane si mantiene altalenante. In aprile si è registrato un sensibile miglioramento della fiducia nei servizi di mercato e nelle costruzioni cui si è accompagnato un aumento moderato nella manifattura; per contro il commercio al dettaglio ha segnato un ulteriore peggioramento dopo la flessione in marzo. A febbraio l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana (Figura 9) ha segnato una battuta d’arresto, suggerendo un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine.
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Giovanni Gelmini (n° articoli 506)
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