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Istat , Nota mensile dell’economia italiana: “un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine”.

Con nostro commento

Di Giovanni Gelmini

Il commento

Malgrado tutte i tentativi di parlare di “ripresa”, la realtà delle rilevazioni economiche dell’ISTAT indica che siamo sempre in una situazione di galleggiamento in cui gli indicatori passano dal leggermete positivo al negativo a secondo delle situazioni congiunturali e mai tutti sono positivi contemporaneamente.

Il perdurare della situazione di tensione internazionale causata dagli attentati continui e diffusi, che non sembrano ridursi e le incertezze in UE per la coesione dopo il referendum nel Regno Unito non possono che avere effetti ulteriormente negativi nel secondo semestre del 2016.

Giovanni Gelmini

L’estratto dal Documento Istat

Prosegue la fase di crescita moderata dell’economia italiana sostenuta dal miglioramento dei ritmi produttivi dell’attività manifatturiera e dai primi segnali di ripresa delle costruzioni, in presenza di un recupero della redditività delle imprese e di un aumento dell’occupazione. Segnali meno favorevoli provengono dai consumi, dal clima di fiducia delle famiglie e dalle imprese dei servizi. In questo quadro, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha segnato un’ulteriore discesa, prospettando un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine.

La congiuntura italiana

Imprese

In aprile l’attività produttiva nell’industria al netto delle costruzioni ha registrato un incremento congiunturale (+0,5%, Figura 3), trainato dalla dinamica positiva dei beni intermedi e di consumo (rispettivamente +2,2 e +1,1% rispetto a marzo); per contro, si sono registrati dei risultati lievemente negativi per i beni di investimento (-0,1%) e un calo più marcato per l’energia (-1,5%). Segnali di miglioramento giungono anche dai giudizi sulla fiducia delle imprese manifatturiere di giugno.

In aprile, inoltre, il fatturato industriale ha segnato un aumento (+2,1% rispetto al mese precedente), determinato dal significativo miglioramento dalla domanda interna (+3,1%), in presenza del proseguimento della fase di debolezza delle vendite sui mercati esteri (+0,2%).
Per contro, la crescita degli ordinativi (+1,0% rispetto a marzo) ha riflesso il deciso incremento sul mercato estero (+8,1%) che ha più che compensato la flessione su quello interno (-3,9%). Segnali contrastanti giungono dagli scambi con l’estero (Figura 4). In aprile sia le esportazioni sia le importazioni complessive hanno segnato incrementi congiunturali positivi (+2,7 e +3,9%, rispettivamente).
La crescita congiunturale dei flussi commerciali è stata sostenuta da entrambe le principali aree di sbocco, con un incremento più accentuato per i mercati extra Ue. Tuttavia a maggio gli scambi commerciali relativi ai paesi extra Ue segnalano un calo sia degli acquisti sia delle vendite (rispettivamente -1,1% e -3,0% rispetto ad aprile).
Nel secondo trimestre le imprese indicano una riduzione dei principali fattori di ostacolo all’esportazione e le attese sul fatturato all’export risultano in miglioramento dopo la revisione al ribasso del primo trimestre. Il miglioramento della fiducia delle imprese di costruzione registrato negli ultimi mesi (Figura 5) trova riscontri solo parziali negli andamenti effettivi dell’attività produttiva: dopo la riduzione degli investimenti del primo trimestre (-0,5%), ad aprile l’indice di produzione ha segnato un significativo miglioramento (+2,5% rispetto al mese precedente). In T1 i prezzi delle abitazioni si sono sostanzialmente assestati sui livelli del periodo precedente (-0,4% la variazione congiunturale), rafforzando l’ipotesi di un arresto della prolungata fase di discesa.

In linea con le indicazioni già emerse dall’analisi della diffusione della ripresa nei settori dei servizi1, che evidenziavano una fase di debolezza del settore, a giugno il clima di fiducia delle imprese nei servizi di mercato e del commercio ha registrato un’ulteriore flessione.

Famiglie e mercato del lavoro

Nel primo trimestre 2016, il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici ha ripreso ad aumentare (+0,8% rispetto al mese precedente) mentre la spesa per consumi finali è risultata stazionaria dopo tre trimestri consecutivi di aumento.
La propensione al risparmio è, quindi, tornata ad aumentare, portandosi all’8,8% del reddito lordo disponibile (Figura 6).
In presenza di una riduzione del deflatore implicito dei consumi (-0,3%), il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato dell’1,1%.
Le informazioni disponibili per il secondo trimestre indicano un proseguimento di queste tendenze: ad aprile le vendite al dettaglio, misurate in volume, hanno registrato una variazione congiunturale nulla mentre il clima di fiducia delle famiglie è peggiorato nel secondo trimestre dell’anno.

Secondo i dati delle forze di lavoro, a maggio, è proseguito per il terzo mese consecutivo il miglioramento dell’occupazione (+0,1 rispetto ad aprile, 21 mila individui in più, Figura 7), ma ad un ritmo più contenuto rispetto al mese di aprile (+0,3% rispetto a marzo).
L’aumento degli occupati ha riguardato esclusivamente la componente femminile (24 mila unità in più, +0,3%), a fronte di una sostanziale stabilità degli occupati maschi.
L’espansione ha coinvolto i dipendenti a carattere permanente (+0,1%, 11 mila occupati in più), e a termine (+37 mila, +1,6%) a fonte di una contrazione della componente indipendente (-0,5%).

Il tasso di disoccupazione ha ripreso a scendere (11,5%, un decimo in meno rispetto al valore di aprile). A giugno, le aspettative formulate dagli imprenditori sulle tendenze dell’occupazione per i successivi tre mesi risultano avere andamenti diversi secondo il settore: in peggioramento nei servizi e nelle costruzioni, stabili nella manifattura e in aumento nel commercio. Nello stesso mese si segnala il peggioramento delle attese delle famiglie sulla disoccupazione. Gli incrementi delle retribuzioni contrattuali, pro capite, permangono limitati segnando a maggio una crescita dello 0,6% rispetto al corrispondente periodo del 2015.

Prezzi

La caduta dei prezzi al consumo si è ulteriormente accentuata in giugno. Secondo la stima preliminare, l’indice per l’intera collettività nazionale è diminuito su base annua dello 0,4%, un decimo di punto in meno rispetto a maggio (Figura 8). Pur rimanendo su ritmi positivi, anche l’inflazione di fondo ha evidenziato un rallentamento, portandosi (nell’accezione che esclude beni energetici, alimentari e tabacchi) allo 0,4%, un valore molto vicino al minimo toccato nei primi mesi del 2015 (+0,3%).
La dinamica complessiva ha risentito della attenuazione della crescita tendenziale per i beni non alimentari e non energetici. La debolezza della dinamica inflativa di fondo, e della componente dei beni in particolare, riflette l’accentuazione della caduta dell’inflazione nelle fasi iniziali di formazione dei prezzi. E’ ancora in atto il processo di propagazione delle pressioni deflative originate dalla caduta delle quotazioni delle materie prime, petrolifere e non, cui si è accompagnato il relativo apprezzamento del tasso di cambio dell’euro dei mesi primaverili.
Prosegue la diminuzione dei prezzi all’importazione dei beni di consumo (-1,7% la variazione tendenziale ad aprile) sintesi di un aumento dei prezzi per i beni durevoli e di una forte riduzione di quelli non durevoli (-2,2% dal -0,1% di gennaio), con riduzioni diffuse oltre che nelle industrie alimentari anche nel tessile. Prosegue inoltre la fase deflativa dei prezzi alla produzione dei beni venduti sul mercato interno (-0,7% per quelli di consumo).

Le attese di inflazione degli operatori non evidenziano orientamenti molto differenti rispetto al recente passato, confermando prospettive di una inflazione ancora debole. Oltre la metà dei consumatori continua ad aspettarsi prezzi al consumo stabili nei prossimi dodici mesi, mentre tra i produttori di beni di consumo le indicazioni di possibili aumenti nel breve periodo rimangono molto limitate.

Prospettive di breve termine

Nel primo trimestre le performance delle società non finanziarie hanno confermato la tendenza al miglioramento dei mesi precedenti: rispetto al trimestre precedente il valore aggiunto è aumento dell’1,2%, il risultato lordo di gestione dell’1,5% e gli investimenti fissi lordi dell’1,0%.
A questi segnali corrisponde, tuttavia, un’evoluzione modesta ed eterogenea degli indici di fiducia nel secondo trimestre che segnalano il lieve miglioramento dei giudizi delle imprese manifatturiere e di costruzione a fronte del peggioramento di quelli delle imprese dei servizi di mercato e del commercio. In assenza di una quantificazione dei possibili effetti economici dell’esito del referendum del Regno Unito, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha evidenziato un’ulteriore decelerazione, proseguendo la tendenza in atto da inizio anno (Figura 9).


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