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Fabio Mauri “Arte per legittima difesa” Alla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dal 7 ottobre 2016 al 15 gennaio 2017 |
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Maestro della Nuova Avanguardia Italiana e fondatore di alcune delle riviste più interessanti e programmatiche che alimentarono il dibattito in quegli stessi anni, Mauri interagì con figure del calibro di Italo Calvino, Umberto Eco e Pier Paolo Pasolini, e intraprese una ricerca artistica che si interrogava e permetteva al pubblico di interrogarsi su alcune questioni centrali della nostra esistenza e cultura, soprattutto sull’utilizzo del linguaggio quale meccanismo manipolatorio da parte del potere politico e mediatico.
Il percorso espositivo espositivo, sviluppato in quattro sale sale, annovera alcuni lavori storici degli anni Sessanta e Settanta, opere degli anni Novanta e dei primi anni Duemila che includono installazioni, fotografie, oggetti, opere su carta e tracciano un excursus esaustivo della ricerca artistica di Fabio Mauri; una selezione di one opere volta ad abbracciare cinquant’anni di lavoro dell’artista, presentando al pubblico alcune tematiche fondanti della sua poetica: Diritti, Identità, Ideologia, Linguaggio, Narrazione e Tempo. Tra questi, i lavori su cui campeggia protagonista la scritta “FINE” o “THE END”, un termine che Mauri ha utilizzato più volte negli anni – a partire dalla fine degli anni Cinquanta – e in varie declinazioni tipografiche, con l’intento di sottolineare un diverso aspetto estetico formale che profetizza l’idea di crisi, vista non come un elemento negativo, bensì come un’opportunità per chiudere con il passato e affacciarsi a un nuovo inizio.
Un’opera che affronta il tema della libertà d’espressione – altro elemento caratteristico della ricerca di Mauri – è “Linguaggio è guerra” (1974), un’installazione monumentale che si compone di oltre cento immagini fotografiche riguardanti le guerre del Novecento, tratte da riviste inglesi e tedesche.
L’artista si chiede “se l’uomo come idea e come fatto in sostanza è quel linguaggio – evidenziando come – l’aderenza fra linguaggio e uomo è così stretta, in condizione di guerra, che sul tavolo analitico se ne ricava una nozione antropologica maligna: il linguaggio è cattivo, o il suo uomo lo è, o l’uno e l’altro lo Sono”. “All’inclinazione perversa del linguaggio si può contrapporre, unico antidoto, l’esercizio della critica”, per questo l’artista persegue, sin dagli esordi, un’arte per legittima difesa, caratteristica chiave di tutta la sua ricerca, tentando di suggerire un “comportamento poetico come guardia stretta, nel senso di parteggiare o contrattaccare, […] indicando perentoriamente che ‘l’oggetto grave’ in Europa, cioè la ‘storia’, era proprio e per tutti quello dell’ideologia”.
E ancora, gli oggetti che sono stati i protagonisti della mostra Ariano (1995), che si è formata gradualmente quale complementare di “Ebrea”. Un progetto che intende mettere in luce la categoria dei non perseguibili attraverso la presentazione di oggetti d’uso comune che non ispirano memoria di dolore, ma che fanno trapelare uno spirito non caritatevole verso chi ha assunto l’identità “ariana” quale segno di sicurezza, verso il razzista, verso il borghese che tutela esclusivamente i propri interessi.
Il muro di valigie e le immagini sono testimonianza del fenomeno asiatico con cui ci stiamo confrontando negli ultimi decenni, sia dal punto di vista delle problematiche esterne nel rapporto Oriente/Occidente, sia rispetto alle questioni interne relative alla libertà d’espressione, tema su cui Mauri torna a concentrare la propria attenzione. Completano il percorso la serie “Studenti” (1992), quadri di piccole dimensioni che presentano ritagli di esercitazioni scolastiche, realizzati con materiali eterogenei quali carta, legno, gomma e soprattutto piombo (elemento alchemico e metaforico, sovrano del buio, della morte e del tempo che passa), e la serie “Autobiografia come teoria” (1997-1998), che mette in evidenza il concetto di “oggetto” per Mauri, che è, per prima cosa, un segno e non semplice merce di consumo. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da GAMeC Books, che non è una semplice documentazione della mostra, ma si propone di evidenziare la “contaminazione del linguaggio”, tratto caratteristico dell’artista, attraverso una serie di interviste costruite attorno i sei nuclei tematici che vanno a comporre la mostra ospitata alla GAMeC. Il Direttore Giacinto Di Pietrantonio, oltre ad arricchire il catalogo con un testo introduttivo sulla complessa poetica di Mauri, interroga lo scrittore Tommaso Pincio e il giornalista e saggista Antonio Gnoli, rispettivamente sui temi della “narrazione” e dell’“identità”; Giovanna Brambilla Brambilla, responsabile dei Servizi Educativi della GAMeC, dialoga sul tema dell’“ideologia” con il filosofo della scienza Giulio Giorello; Sara Fumagalli, curatore della GAMeC, si confronta sul tema dei “diritti” con il docente e ricercatore in antropologia culturale Luca Ciabarri Ciabarri; Valentina Gervasoni, assistente curatore della GAMeC, intervista sul tema “tempo” Antonio Somaini, docente e studioso di cultura visuale alla Sorbona di Parigi; Stefano Raimondi, curatore della GAMeC, raccoglie la testimonianza del semiologo Paolo Fabbri, rispetto al tema del “linguaggio”. In contemporanea alla mostra alla GAMeC, dal 26 novembre 2016 al 6 marzo 2017 il MADRE-Museo d'arte contemporanea Donnaregina di Napoli ospita una differente retrospettiva dedicata all’artista che, insieme alla mostra di Bergamo e a complemento della stessa, restituisce un profilo esaustivo della sua ricerca (www.madrenapoli.it ). br> Per approfondire: Visto per voi Rochelle Goldberg alla GAMeC di Bergamo con “NO WHERE, NOW HERE” di Giovanni Gelmini Michelangelo Pistoletto a Bergamo, alla GAMeC “Immagini in più, oggetti in meno, un paradiso ancora” dal 7 OTTOBRE 2016 al 15 GENNAIO 2017 di Giovanni Gelmini Presentazioni: GAMeC 2016: mostre di inizio inverno Un anno ricco di iniziative per la GAMeC, ben 20 mostre realizzate, che nello scorcio di fine anno ci offre una serie di mostre veramente interessanti di G. G. Alberto Burri - Indagini conoscitive sull’opera della collezione della GAMeC Umberto Mastroianni - Arte per la libertà di pensiero Rochelle Goldberg - No Where, Now Here Bergamo, dal 25 novembre 2016 al 15 gennaio 2017, alla GAMeC FABIO MAURI ARTE PER LEGITTIMA DIFESA A cura di Giacinto Di Pietrantonio GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Via San Tomaso, 53 – Bergamo Dal 7 ottobre 2016 al 15 gennaio 2017 Orari d’apertura: Lunedì - domenica ore 10:00-19:00 giovedì: ore 10:00-22:00 martedì chiuso La biglietteria chiude un’ora prima. Biglietto d’ingresso (valido per tutte le mostre in corso) Intero: € 6,00 Ridotto: € 4,00 Scuole: gratuito Biglietto famiglia 1+1: € 7,50 Biglietto famiglia 2+1: € 12,00 Biglietto famiglia 2+2: € 15,00 Tel. + 39 035 270272 www.gamec.it Argomenti: #arte , #arte contemporanea , #bergamo , #gamec , #mauri |
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