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CENSIS:la crisi del circo: il rilancio passa dalla riforma

Tra il 2010 e il 2015 -11% di spettacoli, -5% di spettatori, -9% di contributi pubblici, azzerati gli investimenti. E l'Italia è uno dei pochi Paesi ancora senza una legge sull'impiego degli animali nel settore circense


Roma, 22 febbraio 2017

Il settore circense ha subito un calo tra il 2010 e il 2015 che ha riguardato sia il numero di spettacoli rappresentati (-11%, più sensibile al Centro: -29%), sia il numero di spettatori (-5%, in particolare nel Nord-Est: -42%).
Sono diminuiti del 9% anche i contributi destinati alle attività circensi dal Fondo unico per lo spettacolo. Si sono quasi dimezzati i contributi a favore dei circhi con animali (-46%) e si sono azzerati i finanziamenti relativi ai nuovi investimenti.
La spesa al botteghino è aumentata del 21% a livello nazionale, ma solo grazie al volano di Expo 2015, che con “Le Cirque du soleil” ha influito sull'aumento dei ricavi al Nord-Ovest, mentre sono diminuiti in tutte le altre aree geografiche.
È quanto emerge dallo studio realizzato dal Censis in collaborazione con la Lav sul mondo circense in Italia e sul possibile impatto della legge di riforma del settore.

In calo il numero di spettacoli anche nelle regioni a tradizione circense.
Tra il 2010 e il 2015 il numero di spettacoli messi in scena è passato da 17.100 a 15.242, con una riduzione dell'11%. Il calo è più evidente al Centro (-29%), in particolare in Umbria (-53%), ma anche in regioni con una forte tradizione circense come la Toscana (-30%) e il Lazio (-20%). Al Sud (-10%) la riduzione è stata forte in Abruzzo (-60%), Campania (-32%) e Puglia (-23%), mentre Calabria (+46%) e Sicilia (+55%) mostrano un sensibile aumento.
Segno negativo anche per il Nord-Est: -15%. In controtendenza rispetto al dato nazionale è il Nord-Ovest (+20%), in particolare la Lombardia (+29%), che nel 2015 è stata la seconda regione per numero di spettacoli circensi dopo la Sicilia (rispettivamente con 1.725 e 2.034 rappresentazioni).
Solo il Nord-Ovest ha retto al botteghino, ma grazie ad Expo.
Il numero di spettatori ha superato di poco il milione nell'ultimo anno, con una riduzione nel periodo 2010-2015 del 5%, più consistente al Nord-Est (-42%), seguito dal Centro (-27%) e dal Sud (-9%). La maggiore disaffezione si registra in Friuli Venezia Giulia (-55%) e in Emilia Romagna (-54%).
La straordinaria crescita della Lombardia, che tra il 2014 e il 2015 ha registrato un incremento di presenze del 300%, ha consentito all'area del Nord-Ovest di essere l'unica a registrare una variazione positiva di pubblico tra il 2010 e il 2015, pari al 61%. Tuttavia, questo incremento è riconducibile in buona parte alle manifestazioni circensi realizzate nell'ambito di Expo 2015, tra le quali “Le Cirque du soleil”.

Spesi 14 milioni nell'ultimo anno per gli spettacoli circensi.
Nell'ultimo anno si sono spesi più di 14 milioni di euro per assistere a spettacoli circensi. La spesa al botteghino è cresciuta a livello nazionale del 21% tra il 2010 e il 2015, ma l'incremento è determinato in parte dall'aumento del costo medio del biglietto, che è passato negli ultimi cinque anni da 10,7 a 13,1 euro.
Il calo della spesa ha coinvolto tutte le aree geografiche (Nord-Est -59%, Centro -45%, Sud -13%), ad eccezione del Nord-Ovest (+314%).
Cali importanti in Emilia Romagna (-76%), Toscana (-70%), Friuli Venezia Giulia (-64%). Aumento esponenziale di biglietti staccati in Lombardia (+584%), prima regione per spesa al botteghino, con 7.162.000 euro nel 2015.

Il circo non investe più.
I contributi del Fondo unico per lo spettacolo destinati al complesso delle attività circensi sono diminuiti del 9% tra il 2010 e il 2015, passando da 3.318.000 a 3.010.000 euro e da 50 a 18 domande accolte.
I contributi erogati relativi ai nuovi investimenti (cioè per l'acquisto di nuove attrazioni, impianti, macchinari, attrezzature e beni strumentali) sono passati da 241.000 euro nel 2012 (furono accolte 6 domande) a 0 nel 2015.
Si dono dimezzati i contributi per i circhi con animali (da 2.508.492 euro nel 2011 a 1.358.026 euro nel 2015), mentre aumentano i contributi per i Circhi contemporanei (da 30.000 a 296.722 euro) e per i Circhi tradizionali senza animali (da 10.000 a 263.528 euro).

L'Italia ancora senza una legge sull'impiego degli animali nei circhi.
Il Disegno di legge per la riforma del settore sta completando l'iter di approvazione cominciato un anno fa ed è all'esame del Senato.
L'Italia al momento non è dotata, né a livello nazionale né a livello locale, di una normativa che regolamenti l'utilizzo degli animali nei circhi.
Su 53 Paesi europei ed extraeuropei esaminati, solo 5 non hanno ancora alcun tipo di legislazione riguardante l'impiego di animali nei circhi.
In Europa, Bosnia e Herzegovina, Cipro, Grecia, Lettonia e Malta hanno vietato l'uso di tutti gli animali nei circhi (Bolivia e Honduras nel resto del mondo).
Belgio, Croazia, Olanda, Slovenia, Norvegia e Serbia impediscono l'uso dei soli animali selvatici (nel mondo, la stessa restrizione è prevista in Costa Rica, Nicaragua, Paraguay, Perù, Colombia, El Salvador, Messico, Iran, Israele e Singapore). Estonia, Finlandia, Polonia vietano l'uso di animali catturati in natura (lo stesso per l'Equador). Altri Paesi prevedono restrizioni a seconda delle specie animali, mentre in alcuni la decisione di divieto avviene solo a livello locale.

Questi sono i principali risultati della ricerca «I circhi in Italia», realizzata dal Censis in collaborazione con la Lav, che è stata presentata oggi a Roma da Sergio Vistarini, ricercatore del Censis, e discussa da Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, Roberto Bennati, Vicepresidente Lav, Gaia Angelini, Campaigner Lav animali esotici, Fabrizio Gavrosto, Direttore artistico Festival Mirabilia di circo contemporaneo, Cristina Nadotti, giornalista de «la Repubblica».



Argomenti:   #censis ,        #circo ,        #economia ,        #indagine ,        #italia

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