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Breve storia del Castello di San Vigilio, detto anche Cappella, e della Bàstia Tratto quasi integralmente da un libricino di Angelo Mazzi, pubblicato a Bergamo nel 1913 Di Giovanni Gelmini
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Nel riordinare la mia biblioteca mi sono ritrovato in mano un libricino ereditato, cui non avevo mai dato peso; penso fosse di mio nonno.
Ci ricorda anche le lotte che dilaniarono l’Italia tra Berengario e Guido da Spoleto per la corona di Re d’Italia, dopo la deposizione, avvenuta nell’ottobre del 887, di Carlo il Grosso, ultimo imperatore della dinastia carolingia. Queste lotte causarono gravi danni alla città di Bergamo “La città, contro la quale vennero indirizzati gli assalti, non potè resistere a lungo, perché, sebbene ancora in principio del secolo XII una sottilissima costa la separasse dall'altura ove sorgeva il castello, nulla meno la cattedrale di S. Alessandro ed i circostanti edifici renderono facili gli approcci, onde le mura già vecchie, battute in mille maniere da questo lato, diroccarono, ed apertosi il varco a quella barbara turba sitibonda di sangue e di preda, non vi fu eccesso a cui non si abbandonasse”. È a seguito di queste distruzioni che troviamo la prima notizia dell’esistenza del Castello, infatti, il Mazzi scrive: “Proprio dal “Bergomense Castello Arnolfo - il vescovo scomunicato di Bergamo - datò il suo diploma del febbraio 894, col quale donava alla cattedrale di S. Vincenzo i beni confiscati al chierico Gotefrido” e prosegue “Sembrerebbe dal particolare favore, col quale furono trattati i canonici di S. Vincenzo, che questi si fossero mantenuti fedeli alla corona di Berengario, mentre il vescovo e quelli di S. Alessandro avessero aderito al suo antagonista”. Lotte intestine all’interno della città che proseguirono per secoli. Conseguenza di queste lotte fu che il Castello, dove Arnolfo si era barricato, venne abbattuto, secondo la consuetudine di abbattere le fortificazioni che avevano reso difficile vincere. Nelle vicinanze del Castello vi era una Cappella dedicata a Santa Maria Maddalena e dopo l’abbattimento, la proprietà delle terre, su cui sorgeva il Castello, passò a questa cappella, di cui oggi si è dimenticata l’esistenza. Così, scomparso il Castello, il luogo iniziò ad essere denominato Cappella, nome che restò per molti secoli.
Quelli sono gli anni della Lega Lombarda contro il Barbarossa. Le mura della città erano state sistemate ed allargate per comprendere i nuovi abitati, ma “Era sulla incombente vetta del S. Vigilio, che manifestatasi il pericolo; e forse il ricordo non ancora spento di Arnolfo faceva sentire più impellente la necessità di un provvedimento”. Il Castello ricostruito venne mantenuto come scrive il Mazzi “Ma se il Comune non permise più, che il nostro fortilizio avesse a cadere in rovina, tanto maggior cura n'ebbero le Signorie, che gli tennero dietro, perché se serviva alla difesa della città, era anche un sicuro freno agli umori dei cittadini.”
Nel 1419 Filippo Maria Visconti diede ordine al Carmagnola di riconquistare Bergamo e questi per prima cosa si assicurò il possesso della Cappella, da cui bombardò la città e la ridusse alla resa, ma la cosa durò poco perché nel 1428 arrivarono i Veneziani. Questi si resero subito conto dell’importanza strategica del fortilizio e decisero di allargarlo sul lato d'oriente (verso la Città); ma la prima pietra delle opere venne posta solo il 26 marzo del 1487 perché la città e il territorio, ai quali toccavano due terzi della spesa, nicchiavano.
Quando nel 1512 i Veneziani tornarono a Bergamo furono i Francesi, questa volta, a trovare scampo nella “Cappella” e da lì bombardarono la città, senza fare grandi danni, ma tenendo in ogni caso in scacco la città. Il provveditore Bartolomeo Mosto avrebbe voluto venirne a fine con questa continuata minaccia, ma solo il 28 ottobre si giunse a degli accordi.
Nel 1515 gli spagnoli abbandonarono la Città, ma anche in questo caso lasciarono nella Cappella un loro castellano. Tornarono cosi i Veneziani, anche se la Cappella rimase spagnola ancora per molti mesi e la resa venne solo nel gennaio dell’anno successivo. Quando gli spagnoli lasciarono la Cappella questa risultò “ruinata”. I Veneziani, come da tradizione, ordinarono la demolizione, ma il fortilizio non venne né demolito, né riparato, così, all’avvicinarsi delle milizie alemanne di Massimiliano, il 1° Aprile 1528 il Provveditore di Venezia scappò a Crema.
Ora i Veneziani decisero la fortificazione della Città con la costruzione delle Mura Venete, oggi dichiarate Patrimonio dell’Umanità, ma anche in questo caso sembra che lo Sforza Pallavicino non ritenesse importante rafforzare la Cappella e si limitò a piccoli interventi.
Il Mazzi smentisce anche la diceria che fosse stata usata per prigionieri politici, riportando un solo caso che possa essere qualificato come tale, quello dell’ex gesuita Luigi Mozzi, che vi rimase rinchiuso quindici giorni nell'aprile del 1797. Oggi noi siamo abituati a considerare tre fortezze in Bergamo: la Rocca, la Cittadella e infine il Castello, ma ce n’è stata una quarta che ha anche lasciato il nome al luogo dove sorgeva, anche se oggi non ce n’è più traccia. Si tratta della Bàstia detta anche La Vetta, perché è la più alta del complesso collinare di Bergamo. Il colle in effetti si chiamava Monte Miliono e incombeva sulla struttura del Castello. Il Mazzi lamenta la mancanza di notizie, però ricorda che nel 1373 le nostre Valli, specialmente quella di S. Martino, erano in ribellione contro Barnabò Visconti e c’era il duca di Savoia che si era appostato nel milanese e aveva gettato un ponte sull’Adda, a Brivio, per poter superare il fiume e collegarsi col Legato Pontificio, che era nel bresciano con i ribelli di quella città.
Non v'era luogo migliore della vetta del Monte Miliono, che rispondesse a questo scopo anche per la sua vicinanza alla città, ove poteva esser tosto trasmesso ogni avviso; ed Ambrogio vi fece appunto innalzare una «bastia», la cui fossa era compita il 2 maggio, se in quel giorno erasi dato pane e vino a chi dovette collaudarla
Tutte le citazioni, messe tra virgolette o in periodi rientrati sono tratte da: Angelo Mazzi, Il Castello e la Bàstia di Bergamo, Per la Festa del Natale Di Roma, Comitato di Bergamo della Dante Alighieri 21 Aprile 1913, Istituto Italiano D'arti Grafiche Il libro è stato donato alla biblioteca della Fondazione Bergamo nella Storia e sarà consultabile dopo la catalogazione. Argomenti: #bastia , #bergamo , #san vigilio , #storia Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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