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Un po' di chiarezza sulla storia di Bergamo

Le Muraine di Bergamo, una storia poco conosciuta che attraversa un millennio

Per conoscere la storia di questa cinta muraria,che oggi sembra scomparsa, si deve risalire al XII secolo

Di Giovanni Gelmini

Le Mura Venete sono state dichiarate “Patrimonio dell’Umanità” e tutti i bergamaschi ne conoscono, più o meno, la storia; ma se chiediamo delle Muraine spesso i visi mostrano stupore.

Le Muraine sono qualcosa di quasi sconosciuto; qualcuno cita la fermata del bus che viene dalla Valle Seriana in via Battisti, pochi sanno qualcosa di più e spesso quello che sanno è abbastanza lontano dalla realtà.

Uno degli errori più comuni di chi ne sa qualcosa è di ritenerle solo una cinta daziaria realizzata nell’ottocento, invece le Muraine sono antecedenti alle Mura Venete e ovviamente avevano anche un carattere di protezione degli abitanti di Bergamo Bassa, dove si svolgevano le attività di produzione artigianale e c’erano anche sedi di commercianti.

Il Potere risiedeva in Città Alta, dove vi fu fin dall’epoca romana una cinta muraria di protezione. Nel medioevo venne rifatta e allargato lo spazio racchiuso entro di essa. Nell’ultima versione, prima della costruzione delle Mura Venete, le mura medioevali avevano due “forti”: la Cittadella e la Rocca, congiunti fra di loro dalle mura.

A nord le mura passavano per Via del Vagine, poi, aggirando il Convento di San Francesco, raggiungevano la Rocca; a sud invece, aggirato il Colle di San Giovanni, dove oggi sorge il Seminario, procedevano all’interno del tracciato studiato per le mura Venete, praticamente a sinistra scendendo dal Viale delle Mura. Tra il passaggio attuale della Funicolare e la chiesa di Sant’Andrea, risalivano verso la Rocca.
Traccia del loro passaggio sono i resti della “Porta Dipinta”, che dà il nome attuale alla via. Sono giunte fino a noi abbondanti segni sia delle Mura romane sia di quelle Medioevali.

Oltre alle mura chiamate Medioevali, i borghi erano a loro volta circondati da mura, con porte per l’accesso. Così il Fornoni indica la cinta di Borgo Canale, di Borgo San Lorenzo e quella di Sant’Andrea, che forse comprendeva anche il colle di San Michele e il monastero di Sant’Agostino (quest’ultima ci interessa in particolare per la nostra storia delle Muraine).

Ma qualcuno può chiedersi: come mai tutte queste fortificazioni e relative porte di accesso? La spiegazione la troviamo in modo chiara e precisa nel libro “Le mura di Bergamo” (Azienda Autonoma di Turismo, Bergamo 1977) a pagina 247:

    I borghi, legati alla città dalla parità dei diritti e dai doveri della comune di¬fesa, si formano gradualmente con l'avvento del Comune, cominciando da quei vici disposti quasi a ridosso delle antiche mura e delle loro porte lungo le principali vie che scendono al piano.

    La preoccupazione di delimitare con fossati, fortificazioni isolate o compatte cerchie di mura queste nuove zone periferiche, appena acquisiscono i diritti burgensi, risponde ad una esigenza «di politica interna» prima ancora che «di politica estera, poiché serviva ad individuare con esattezza i cittadini re¬sidenti e a controllare le loro attività. con riguardo particolarmente al loro assoggettamento a un determinato regime fiscale».
Nello stesso tempo queste semplici fortificazioni davano sicurezza agli abitanti, perché così non erano più soggetti a possibili incursioni di banditi o di “lanzichennecchi” alla ricerca di bottino.

Alvise Cima – La città e i Borghi di Bergamo prima delle Mura Venete– Biblioteca Civica di Bergamo

Ben diverse, per concezione e struttura, sono le fortificazioni militari, di cui il più bell’esempio che abbiamo sono le Mura Venete, costruite per difendere il potere e in grado di reggere ad assedi. Le Muraine risultano un sistema più articolato delle cinta dei borghi di città alta e nella realizzazione finale hanno anche una struttura più robusta delle cinta precedenti.

Aggiravano, infatti, tutti i borghi più recenti, sorti sui contrafforti e sulla vicina pianura, precisamente: Borgo del Mugazzone (Pignolo o Sant’Antonio) e il Borgo San Leonardo e il “Prato di Sant’ Allessandro”, allora poco abitato, ma compreso tra i due borghi citati e centro di scambi commerciali. Borgo Santa Caterina e Borgo Palazzo restano fuori da questa recinzione.

Secondo il Mazzi la costruzione delle Muraine sarebbe da circoscrivere entro limiti di tempo molto ristretti, tra il 1431 e il 1453; si tratterebbe di un’azione difensiva rapida, decisa da Vene¬zia subito dopo la conquista del 1428 per consolidare il proprio dominio.

Per me l’origine delle “Muraine” è parecchio antecedente e i Veneziani diedero ordine e consistenza a quella che probabilmente fu una costruzione senza un progetto globale, ma invece dettata da esigenze specifiche.

La torre del Galgazio oggi, si può notare il punto di attacco delle muraine


Colloco il momento iniziale quando, tra il XII e il XIII secolo per volontà del Co¬mune e con la collaborazione delle vicinie e dei comuni del contado, venne realizzato il Fossatum Communis Pergami, quello che oggi chiamiamo “Roggia Serio”.
Se guardiamo una mappa di Bergamo bassa possiamo notare come il territorio, che nel novecento divenne il centro della città, viene delimitato a est dal Torrente Morla e a sud dalla linea perfettamente dritta della Roggia Serio, cioè il Fossatum Communis Pergami, che corre dalla torre del Galgario a Loreto. Quello è il tracciato in sostanza delle Muraine.

Il tracciato, identificato dai due corsi d’acqua e non ancora con muri di sbarramento, disponeva di molte porte controllate da guardie, ma invalse la comoda abitudine di passare a guado ovunque; così nel 1253 fu prescritta la chiusura di questi passaggi abusivi, dal colle di Longuelo fino al mulino di Plorzano (situato all'estremità di borgo S. Caterina), perché fosse impedito di entrare o uscire «per ipsum Fossa¬tum nisi per portas Fossati ». Ciò chiarisce che le porte quindi in quell'anno erano difese da torri su cui stavano le sentinelle.

Queste opere probabilmente furono realizzate nella metà del XIII secolo e inizialmente potrebbero essere state in legno, ma di sicuro vennero in breve tempo sostituite da opere stabili in muratura. Già nel 1256 sono documentate così fatte.

Anche il Mazzi concorda che alla fine del '300 i borghi risultavano difesi quasi tutti da porte, torri e mura, quindi anche lui ammette che le Muraine hanno origine ben prima del 1400.

Che mura cingessero quella che poi sarà città Bassa, ben prima dell’arrivo dei Veneziani, lo troviamo anche nel diario di Castello Castelli, che riguarda gli anni 1378-1407; in esso il Castelli fa molti riferimenti a bastioni e, ad esempio, ricorda che, nel 1395, tre giovani di Alzano furono fatti prigionieri « fuori del muro dei Borghi, tra la porta di Cologno e la torre del Raso» e che il 7 giugno 1405 i guelfi assalirono «il muro del borgo di S. Andrea vicino al monastero del Galgario », abbattendo dieci merli.
Non tutto era protetto da una muraglia. Infatti nel 1403, a sud del Prato di Sant’Alessandro, per difendersi dall’assalto dei guelfi provenienti da Brescia, vennero erette fortificazioni provvisorie, ma già l’anno successivo venne imposta una tassa per finanziare la costruzione di una difesa permanente in muratura.

Gianmario Petrò ha pubblicato nel 2008 i risultati di una sua ricerca sugli atti notarili. In un capitolo dedicato alla fortificazione dei borghi. Dalle indicazioni troviamo che nel 1324 in Borgo San Leonardo la roggia Serio non ha ancora il muro di difesa, ma pochi anni dopo il 10 Maggio 1350 le mura ci sono perché così si legge in un atto “oltre il fossato del comune di Bergamo presso il borgo di S. Stefano della città di Bergamo, nel monastero dei frati e delle suore della chiesa o canonica di S. Giorgio”.

Su “Le mura di Bergamo” leggiamo:
    Così le indicazioni del Corio e del Ronchetti che dopo le lotte del 1403 il borgo di S. Leonardo fu fortificato, potrebbero indicare l'ampliamento della cinta murata estesa sino a compren¬dere anche la zona a sud delle Cinque Vie, che si sarebbe perciò allacciata alle porte di Cologno, di Colognola, di Osio e del Zoffo o di Credacio già esi¬stenti, seguendo una fossa scavata da tempo.
    Solo la presenza di una porta anteriore al XV secolo presso la chiesa di S. Rocco spiega la singolare rien¬tranza delle Muraine tra Porta Osio e Porta Broseta: infatti è solo nel corso del '400 la contrada di Broseta si dilatò verso ovest e si creò il muro del Lapacano con una nuova porta, il tratto della cinta da San Rocco alla nuova Porta seguì a nord l'andamento del fossato antico.


Il Pertò ci dice che anche la difesa lungo il prato di Sant’Alessandro esisteva già prima del ‘400, infatti in un atto si legge:
    … nel prato di S. Alessandro in colonna della città di Bergamo presso il muro dello stesso prato che è presso i molini dello stesso prato, a ovest dello stesso muro o degli stessi molini). Giovanni fu Guarino de Riboldis da Curnasco e il maestro Giovanni che hanno ottenuto l'appalto dei lavori e che il giorno 4 precedente hanno sottoscritto i patti per fare, alzare e rifinire il muro nel prato di S. Alessandro nel tratto tra la torre del Raso e il muro dei borghetti di S. Stefano…
Ancora il Petrò ci dà una indicazione sullo spostamento della porta di Broseta dalla posizione a fianco della chiesa di San Rocco al Lapacano; infatti in un atto del novembre 1336 legge: “… sulla via pubblica presso il muro del Lapacano, si riferisce ad un ampliamento della cerchia antica sul colle per ricomprendere la parte alta del borgo di S. Stefano” e tira le fila del discorso sulle date di fortificazione della Città Bassa così:
    Va anticipata, forse alla metà degli anni '60 del XIV secolo, anche la decisione di ampliare il circuito delle mura per includere i borghetti di S. Leonardo, dando ormai per certo che la porta di Colognola e le altre di Cologno e di Osio esistevano già nel primo '300. La documentazione emersa, seppure frammentaria (ma gli atti ancora da leggere per esteso sono molte migliaia), attesta che il circuito delle mura (i "muri novi cirche comunis Pergamo") è già ultimato all'inizio dell'ultimo quarto del '300.”

Le Muraine del Lapacano (segnante in arancione)
Particolare di una foto del 1885 di Cesare Bizioli – Archivio fotografico Sestini – -Museo delle storie di Bergamo - Fondo Lucchetti.

Non contraddice la conclusione raggiunta il ritrovamento di un atto del 1461 che così cita: “…sotto il muro merlato recentemente costruito) con la precisazione che "…inter dictum ortum et suprascriptam petiam terre casatam ut supra constructus est noviter de anno presenti dictus murus"40 (tra il detto orto e la soprascritta casa c'è il detto muro costruito nel presente anno…” perché sappiamo che i Veneziani interferirono pesantemente sulla fortificazione e il muro, costruito nel 1461, potrebbe essere ben compreso nelle opere di adeguamento intraprese dai Veneziani.

È da segnalare come i rilievi fatti dal Petrò sulle Muraine dagli atti notarili riguardino in modo preponderate il Borgo di San Leonardo, per nulla si parla della parte est dei borghi; forse questo è legato alla maggiore vivacità economica e di espansione urbanistica di quella zona in cui si svilupparono le attività commerciali e produttive più che nei borghi ad est, che in quel periodo erano certamente non grande cosa. Secondo La Storia Economica e Sociale di Bergamo nel 1430 nei borghi di Santo Stefano, Sant’Alessandro in colonna e San Lorenzo c’erano 367 focolari, cioè famiglie, escluse le comunità religiose, mentre ad est Sant’Alessandro, della Croce, Santa Caterina e Sant’Antonio ne avevano solo 129.

Se vediamo le rappresentazioni antiche, prima di tutte quella di Alvise Cima, la cinta muraria di Bergamo mostra una città turrita, ma non è così; le torri erano 33, di cui solo due tonde (si è salvata solo quella del Galgario, ma… ne parleremo nel prossimo articolo).

Angelini cita 6 porte fortificate con torre: di Broseta, Osio, Colognola, Cologno, Torre del Raso, S. Antonio, ma dalle mappe ne possiamo contare nove; le non citate (via Tre Armi, via Zambonate, e Santa Caterina) dobbiamo pensare che non fossero fortificate?

Dobbiamo ancora ricordare che nel 1528 venne aperto il Nuovo Portello, detto anche Barriera delle Grazie, oggi Porta Nuova.

Tutte le porte, ad esclusione di quella di Broseta e di Tre Armi, erano dotate di ponte levatoio e sulla cima delle mura passava un corridoio di ronda.

Sempre l’Angelini, nel suo libro “Il volto di Bergamo nei secoli” ci dà alcune indicazioni sulla consistenza delle mura:
    La costruzione era costituita da un muro di forte spessore coronato da merlature del tipo guelfo con frequenti torri quadre e talvolta tonde collegate da un corridoio di ronda, co¬me apparve in un breve tratto di Via Camozzi quando nel 1933 si stavano eseguendo nuove costruzioni e che descritto nella Rivista Ber¬gomum dà le esatte misure dell' altezza del muro (m. 6) con merlature soprastanti quadre alte m. 1,50 e lunghe m. 1,15 intervallate fra loro di m. 1 con le buche balestriere aperte nello spessore del muro
Dobbiamo presumere che non tutto il manufatto murario avesse questa possanza; infatti leggiamo che Elia Fornoni, nel fare un sopraluogo prima dell’abbattimento, rilevò differenti qualità del muro.

Nella parte di pianura le Muraine avevano un fosso che correva lungo quasi tutto il loro percorso; ad est il Torrente Morla, a sud, dalla torre del Galgario fino alla porta di Zambonate e dalla chiesa di San Rocco fino alla porta di Broseta, la Roggia Serio, infine dalla Porta Zambonate alla Porta Osio la roggia Colleonesca. Oggi di tutta questa acqua si vede poco o nulla, perché sia il torrente Morla che le rogge citate sono state coperte; resta in vista solo la Roggia Serio, a fianco del Triangolo, ma io ne ricordo anche l’esistenza da Via Zambonate a Porta Nuova.

Le Muraine, segnate in rosso, nella “Pianta di Bergamo” del 1874 di Manzini 

Così le Muraine, con le dovute manutenzioni, arrivarono alla fine del settecento, nel frattempo il tipo di guerra era cambiato e l’ottocento portò una novità: con la Repubblica Cisalpina napoleonica e poi del Lombardo Veneto Bergamo perse la prerogativa di “città di confine” e così le Muraine divennero esclusivamente cinta daziaria; le porte torri non avevano più senso e vennero abbattute e ricostruite con edifici adeguati all’uso. In tutte i portoni di legno vennero sostituiti da cancelli di ferro.

Possiamo vedere le Muraine e le Mura Venete rappresentate in modo chiaro nelle mappe ottocentesche. Per questo lavoro ho scelto la mappa Manzini del 1874 perché riporta in modo dettagliato le torri.

Le mappe ottocentesche però presentano la situazione dopo la costruzione delle Mura Venete, ma come si raccordavano le Muraine con la cinta medioevale di Città Alta?

Le Muraine e il baluardo di San Giacomo, segnate in rosso, a sinistra in una rappresentazione prima della costruzione delle Mura Venete a destra in una interessante foto del 1885 di Cesare Bizioli – Archivio fotografico Sestini - Museo delle storie di Bergamo – Fondo Lucchetti.  

Ad Ovest lo sperone di San Giacomo va a sovrapporsi in modo quasi perfetto alle Muraine e al loro collegamento con la cinta medioevale, ma ad est la cosa non è così. Le Muraine aggiravano il Convento di Sant’Agostino, per poi salire affiancando il colle di San Michele fino alla porta Sub Foppis, come si vede chiaramente dal particolare della tavola di Alvise Cima qui riportato

La fine delle Muraine fu decretata nel 1901; con la riforma del regime daziario, le Muraine sparirono, inglobate all’espansione della città e anche i pochi resti lasciati furono abbassati. Nel prossimo articolo vi parlerò di quanto oggi è rimasto e dove lo possiamo trovare.

A sinsitra: Alvise Cima, “Descrizione della nobilissima et antichissima città di Bergamo havanti che fosse fortificata cavata dall’antico con li luoghi antichi e moderni -Particolare. Biblioteca Civica di Bergamo- in rosso le Mura Venete in azzurro l’ultimo tratto delle Muraine, in rosa la porta Sub Foppis 
A  destra: la porta sub foppis come è oggi

Ricordo ancora che non sono uno storico, ma solo un curioso che cerca di capire. Tutte le informazioni sono tratte da libri e non da documenti originali.


Vedi anche:

Cosa resta delle Muraine di Bergamo? Oltre a numerosi ruderi sbocconcellati, c’è ancora molto
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La Cappella della Peste di Via Palma il Vecchio, una testimonianza antica. Ma non era troppo vicina alla cinta daziaria di Bergamo, chiamata Muraine? Dove passavano le Muraine attorno al Borgo di San Leonardo? La Cappella è stata spostata quando negli anni ’80 sono stati abbattuti i complessi industriali Zopfi e Arti Grafiche e realizzato il complesso del “Triangolo”?
............ 


Sono stati consultati i seguenti testi:

Le Mura di Bergamo, Azienda autonoma di Turismo 1977
Luigi Angelini, Il volto di Bergamo nei secoli, Banca Popolare di Bergamo, 1951
Gianmario Petrò, Dalla Piazza di S. Vincenzo alla Piazza Nuova. I luoghi delle istituzioni tra l'età comunale e l'inizio della dominazione veneziana attraverso le carte dell’archivio notarile di Bergamo, Sestante, 2008



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