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Cosa resta delle Muraine di Bergamo? Oltre a numerosi ruderi sbocconcellati, c’è ancora molto Lungo tutto il tracciato delle Muraine troviamo resti della antica difesa, ma oltre a questo sono rimaste tracce di vita che pervadono ancora oggi Bergamo. Difficile cancellare secoli e secoli di storia Di Giovanni Gelmini
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Nel precedente articolo ho parlato in breve della storia delle Muraine, adesso di cosa c’è oggi. I resti delle Muraine sono tanti e pochissimi nello stesso tempo: tanti perché ovunque si trovano delle loro tracce, anche consistenti, pochissimi perché poche cose sono arrivate integre e comunque si è persa la visione di insieme.
Poi ci sono delle costruzioni ottocentesche che non fanno parte del manufatto difensivo, ma del suo uso daziario. Si tratta delle porte rifatte nell’ottocento (ne parleremo poi nell’analisi dettagliata), primo fra tutte sono i Propilei di Porta Nuova che oggi è simbolo del centro di Città Bassa, la nuova città. Di tutte le porte non ottocentesche non ne è rimasta alcuna traccia, ma se cercate “Portello del Raso” in internet trovate qualcosa: oggi in quel posto c’è il passaggio tra via Camozzi e i giardini del Donizetti nel palazzo degli uffici della Provincia (ex sede della Banca Provinciale) che ovviamente non ha nulla delle Muraine. Vi sono “resti” che non sono parte diretta della struttura muraria, ma che sono legati comunque alla loro esistenza, come la struttura della Città Bassa, con il “centro” collocato dove c’erano la Fiera e l’Ospedale di San Marco, tra i due borghi storici di San Leonardo e Pignolo (prima chiamato Sant’Antonio o Mugazzone). Se si guarda la carta catastale di Bergamo si può identificare in modo millimetrico il percorso delle Muraine perché queste furono confine insuperabile per secoli e le proprietà vennero da loro divise in “Intra muras” e “Extra muras”. I resti di muratura si trovano un po’ ovunque sul tracciato, alcuni evidenti e visibili, altri non visibili perché in proprietà privata o addirittura inglobate nelle costruzioni. Le Muraine finirono ufficialmente di esistere nel 1901 quando ne venne deliberata la demolizione, ma non tutto fu abbattuto. Allora vi invito a fare un giro con me tra tutto quello che sono riuscito ad individuare, anche se non tutto sono riuscito a vedere. Il percorso sarà lungo e me ne scuso con i lettori, ma credo che le sorprese saranno molte.
Partiamo dalla Porta Sub-foppis, che, come già detto, è antecedete alle Muraine essendo del XIII secolo, ma in ogni caso era il punto di inizio della fortificazione prima della costruzione delle Mura Venete. La ritengo importante perché ci può dare un’idea di come erano le porte con torretta originarie, di cui non abbiamo alcuna documentazione se non delle piantine riportate dall’Angelini alle pagine 30 e 31 nel suo libro “Il volto di Bergamo nei Secoli” La Porta è stata modificata, le finestre che si vedono oggi non c’erano, nella seconda foto, qui sotto, si vede il particolare di una finestra originale murata della facciata verso Porta dipinta, nella terza un particolare del risalto in pietra che proteggeva la porta da possibili scassi. La dimensione dell’accesso è stretta e poteva passarci solo un carro alla volta: il tetto probabilmente non c’era e il culmine serviva da torretta per il controllo del territorio e degli accessi. Nella terza foto vediamo la facciata della porta verso la Fara e nella quarta ben si nota a sinistra (più scuro del resto del muro) quello che è rimasto dell’attacco delle mura alla porta.
Scendendo attraverso il borgo di San Tommaso e via Battisti non vediamo più nulla fino alla Torre del Galgario, ma, anche se è quasi impossibile scorgerlo, c’è un pezzo di Muraine dietro l’Accademia Carrara. Possiamo vederne una foto a pagina 290 su “Le Mura di Bergamo” del 1977 pubblicato dall’Azienda Autonoma di Turismo
Questi resti sono poca cosa, però ad un osservatore attento indicano che la Caserma Montelungo risulta all’interno delle Muraine e che via Frizzoni, prima detta Via Pitentino, era all’esterno delle stesse. Il marciapiede alto, che procede verso via Pignolo invece era all’interno (era la strada chiamata appunto Via delle Muraine, che andava dalla porta di Santa Caterina a quella di Sant’Antonio e da qui proseguiva, sempre all’interno della cinta muraria come via Torre Del Raso). La via Muraine, rinominata via Cesare Battisti è resistita così fino al 1947, quando venne coperta la roggia e nacque via Frizzoni, mentre la Via Torre del Raso resiste ancora qualche anno, fino agli anni cinquanta quando vennero costruiti i nuovi palazzi.
Di questo reperto parla anche l’architetto Angelini, con una proposta di ripristinarne la struttura completa al fine di farne un monumento a ricordo. Recentemente altri reperti sono stati ritrovati e lasciati a vista nel palazzo del Banco di Roma, oggi Intesa San Paolo. Ma c’è ancora qualcosa, se entriamo nella Trattoria Camozzi, occasione per un ottimo pasto, e saliamo nella sala del ristorante: là troviamo che un lato di questa è in effetti un pezzo delle Muraine, quindi la casa è appoggiata su di esse. Arriviamo così al reperto più recente, ma anche più famoso: i Propilei di Porta Nuova. Questi vennero realizzati nel 1837 per dare lustro alla visita dell’Imperatore Ferdinando I° d’Austria ed erano chiusi da una elegante cancellata; la cancellata fu tolta nel 1901 come tutte le altre e Porta Nuova divenne un punto di riferimento per il nuovo centro della Città Bassa.
È che via Spaventa e via Palazzolo non corrispondono alla strada che correva all’esterno lungo le Muraine. Appena passato il palazzo del Coin c’è il Vicolo della Foppa, questa è un pezzo di strada che costeggiava le Muraine all’esterno. In fondo al vicolo, oggi diventato proprietà privata, c’è ancor un pezzetto usato come muro divisorio. Possiamo vederlo chiaramente con Googlemaps 3D e possiamo anche vedere che oltre via Giacomo Quarenghi proseguono quasi intatte, come muro di confine, fino all’Oratorio dell’Immacolata. Le aule dell’oratorio, nel lato sud, le usano come muro a cui si appoggia l’edificio. Non le possiamo vedere perché all’interno delle proprietà private, ma all’inizio di via Greppi le possiamo intravedere dai cancelli, sia a destra che a sinistra.
Procediamo nel nostro giro virtuale, passiamo la già citata porta ottocentesca di via San Bernardino, a circa metà di via Previtali, alla fine del ‘900, nella costruzione di un palazzo nuovo, emerse un breve tratto di muro sbocconcellato, un residuo di Muraine, niente di straordinario.
Non sempre ci si è comportati così, abbiamo visto nel “Il mistero della Cappella della Peste e le Muraine” come le cose siano state modificate e cancellate. Possiamo vedere un bel pezzo di Muraine ben tenute, quasi nascosto, all’interno del cortile del palazzo di via Palma il Vecchio N°3, un reperto importante, perché mostra come in quel punto la cinta muraria si allontani dalla “circonvallazione” per dirigersi verso La Roggia Serio, che la raggiugeva vicino alla chiesa di San Rocco. Prima di arrivare al N°3 di via Palma il Vecchio, all’inizio della via, a fianco della porta ottocentesca troviamo un pezzo di mura con un torrione rotondo in mattoni; se le pietre del muro possono essere attribuite alle Muraine il torrione rotondo è un falso fantasioso fatto nell’800 che troviamo già disegnato nelle mappe di fine ottocento del Fuzier e del Migliorini, realizzato forse in ricordo della perduta Torre delle Cavette.
Arriviamo così alla Roggia Serio. Vicino alla Sagrestia della Chiesa di San Rocco possiamo vedere la chiusa dell’Oriolo Solza, che scorreva all’esterno delle Muraine, raggiugeva la Cappella della Peste e da qui andava ad irrigare i campi. È in quel punto che le Muraine superavano la roggia e piegavano verso la Porta Broseta. Il muraglione, che vediamo al di là della roggia, tra quella chiusa e la Via Palma il Vecchio, è un pezzo di Muraine abbassato notevolmente. Se guardiamo attentamente, prima di raggiungere via Palma il Vecchio troviamo uno strano movimento del muro, un piccolo spiazzo oggi usato per tenere i bidoni della spazzatura; ebbene si tratta della base di una torretta, forse l’unica rimasta, che è chiaramente indicata sia nella mappa Fuzier del 1898, sia in quella del Manzini del 1874. Anche qui, un poco più di attenzione non sarebbe male. Siamo così arrivati dove c’era la Porta Broseta, oggi completamente scomparsa e proseguiamo per via Lapacano dove alla destra salendo troviamo molti pezzi di Muraine. Faccio notare che Lapacano e Broseta sono due toponimi che ho ritrovato nelle carte che parlano delle Muraine fin dall’inizio, dal XIII secolo. I resti presenti in via Lapacano sono cosa nota, ma voglio segnalare un pezzo che forse ai più è sfuggito.Non lo trovo segnalato mai, invece a questo attribuisco una certa importanza. Sull’angolo di via Lapacano con via Manara c’è un tratto di muro, utilizzato come già visto in altri casi, come muro maestro. un pezzo avanza di qualche centimetro dalla facciata e si può così vedere e toccare quella che doveva essere la possanza di questa difesa, tramandata invece come cosa di poco conto. Salendo in via Lapacano, poco prima di arrivare all’incrocio di Via Garibaldi, troviamo ancora qualcosa: una struttura merlata, ma non lasciamoci ingannare, il muro è autentico, ma i merli no! C’è anche una feritoia, e dubito che anche questa sia originale: infatti ho scandagliato attentamente la fotografia ottocentesca di Cesare Bizioli, pubblicata nel precedente articolo, e non c’è traccia di feritoia. Arriviamo così a dove Via Lapacano sbocca in via Garibaldi. Una volta la strada proseguiva fino a via Sant’Alessandro, ma sembra che ormai non ci sia più nulla; siamo a un incrocio di chiaro sapore inizio novecento, ma non è così! Se guardiamo bene, proprio in corrispondenza di Via Lapacano, al di là della strada, c’è il cancello di un passo carraio: ecco dove proseguiva la via che oggi è stata inglobata nelle proprietà private. Da qui, per un pezzo salendo verso Città Alta, non ci sono reperti visibili. Per proseguire la nostra ricerca dobbiamo prendere via Nullo, verso Città Alta. Arrivati all’incrocio con via Torino c’è una diramazione a destra, tra le case quasi in fondo, riecco le Muraine, ancora usate come muro di cinta delle proprietà private. Ritorniamo sui nostri passi e raggiungiamo con lo “scalone” via Sant’Alessandro. Eccoci arrivati alla cima dello scalone e ci troviamo esattamente dove finiva via Lapacano e si inseriva in via Sant’Alessandro. A destra ci sono i resti delle Muraine che salgono e a sinistra ci sono ancora resti delle Muraine, che vanno verso via Tre Armi. Anche queste, ormai comprese nelle proprietà private, sono non visibili alla gente. Peccato perché qui sembra esserci un’altra base di una torretta. Ora saliamo fino all’incrocio tra via Sant’Alessandro e Via Tre Armi. La porta, dopo la costruzione delle Mura Cinquecentesche, era proprio lì sulla via, tra lo spigolo del Bastione di San Giacomo e la Chiesa della Madonna del Giglio. Ecco ancora un resto delle Muraine: è il muro che fiancheggia a destra la via Tre Armi, fino alla scaletta di Santa Lucia, e poi prosegue lungo la scaletta fino a quando questa piega ad angolo retto a destra. Credo sia l’avanzo più lungo tra quelli visibili da tutti.
Ci è facile però notare che oltre i sassi sono rimaste le vie, i confini tra le proprietà e, forse, qualcosa di più, qualcosa di ancora vivo che credo sia nel cuore di tutti bergamaschi. Vi chiederete di cosa sto parlando. Partiamo da una osservazione: fuori dalle porte c’erano trattorie con rimessa dei cavalli. Una di queste c’è ancora ed è ben viva e vivace. Vi invito a guardare il particolare della fotografia di Cesare Bizioli del 1885 in cui si vede chiaramente il “Fuori Porta” di via Broseta, notate la trattoria che porta l’insegna che ancora oggi è sull’ingresso della “Trattoria D’Ambrosio” detta da tutti “Da Giuliana”. Un argomento che approfondirò perché credo interessi a molti la storia di questa trattoria, rivitalizzata e resa attuale dalla capacità di Giuliana.
Vedi anche: Le Muraine di Bergamo, una storia poco conosciuta che attraversa un millennio Per conoscere la storia di questa cinta muraria,che oggi sembra scomparsa, si deve risalire al XII secolo ............ Bergamo: il mistero della Cappella della Peste e le Muraine La Cappella della Peste di Via Palma il Vecchio, una testimonianza antica. Ma non era troppo vicina alla cinta daziaria di Bergamo, chiamata Muraine? Dove passavano le Muraine attorno al Borgo di San Leonardo? La Cappella è stata spostata quando negli anni ’80 sono stati abbattuti i complessi industriali Zopfi e Arti Grafiche e realizzato il complesso del “Triangolo”? ............ Argomenti: #bergamo , #mura venete , #muraine , #saggio , #storia Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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