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Mostra di fotografia “Guardami” – Pepi Merisio A Bergamo, Convento di San Francesco, fino al 1° Settembre 2019 Di Giovanni Gelmini
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La luce che scolpisce l’immagine e la rende al nostro occhio dalla stampa della foto; ma quale luce? Naturale, morbida, al massimo riflessa da una parete bianca, per dare ambiente; è questa la luce usata da Merisio per trasmetterci il suo modo di vedere il mondo ed è proprio quella luce che crea attorno ai soggetti fotografati una atmosfera particolare, voluta, anche se Merisio usa quasi esclusivamente la luce naturale. Chi guarda oggi le foto presentate nella mostra può pensare che Merisio sia andato a caccia di cose “antiche”: assolutamente no! Quello che lui presenta è la realtà del mondo di allora fuori dalle città, quello che potevi trovare nei piccoli paesi delle valli o nelle cascine della pianura: certo un mondo diverso per i “cittadini”, ma un mondo assolutamente reale; un mondo forse più semplice. Al centro dell’attenzione di Merisio c’è la persona umana. Credo che la sequenza delle sezioni della mostra ci fornisca anche una chiave per capire quale persona umana interessa l’autore; si parte infatti dalla famiglia per finire con il lavoro, la vita e la fede. La sezione “Ex oriente” mostra ancora questi passaggi, ma in un ambiente diverso da quello che ci è vicino, a dimostrazione che la figura dell’uomo è identica a qualunque latitudine. Uno dei perni della famiglia sono i bambini e Merisio ce li mostra in tutti gli atteggiamenti possibili: nei giuochi, nei momenti di riflessione, a scuola, con la madre e con il padre, riuntiti nell’intimità familiare.
La fatica del lavoro rende le persone più coriacee, lo sguardo non sempre si vede, ma si intuisce, però aleggia sempre un respiro di serenità, di fiducia, che io ritengo sia la caratteristica che ci vuol trasmettere Merisio. Nella sezione “La vita” Merisio ci fornisce tanti quadri di come la gente vive, nelle strade, nelle piazze, nei momenti del divertimento, in un reparto d’ospedale, nel teatro, ecc., ma è sempre l’uomo al centro della sua indagine. “Stella matutina”, l’ultima sezione, contiene forse le testimonianze più importanti per Merisio: dalla “In Morte di Zio Angelo”, che lo ha reso famoso, alle foto del Papa e tante altre che ci ricordano l’elemento della fede, altro punto che mi appare come basilare per la sua interpretazione dell’uomo. . Guardami”; Pepi Merisio spiega questo titolo in un pannello proprio all’entrata della mostra: “l'ho voluto proprio io perché era la domanda che facevo ai miei soggetti al primo incontro. Ho sempre pensato, anzi sentito, che la fotografia debba essere un colloquio e se non ci si guarda negli occhi è molto difficile capirsi.” Prosegue poi spiegando il rapporto che si instaura tra fotografo e soggetto. Un pannello da leggere assolutamente prima di vedere la mostra, perché ci introduce alla lettura della sua opera.
Non ho parlato di nessuna foto perché, contrariamente a quello che la gente pensa, la fotografia ha dei contenuti fortemente soggettivi, come già era stato detto in Il Novecento tra storia e fotografia , Ragionando sulla “Fotografia del No” di Mario Cresci alla GAMeC e come ha anche ricordato Alfonso Modonesi nel raccontarci i suoi dieci scatti qualche settimana fa. La prima soggettività è quella che esercita il fotografo quando scatta e poi seleziona le foto per il pubblico, che Merisio così descrive: “Sul vetro smerigliato della reflex si imponeva centrale e importante (ed io sospiravo…) "guardami", e contemporaneamente lo scatto secco e silenzioso della Contax o dell'Hasselblad e, in me, un senso di soddisfatto traguardo. Mi pareva di aver centrato qualcosa di indescrivibile, tutto solo mio: un silenzioso colloquio nell'aria che miracolosamente ero riuscito a sentire e fermare. Il miracolo della fotografia”. La seconda è quella di chi guarda la foto: l’immagine suscita emozioni e risveglia ricordi, magari in modo inconscio, e quindi quello che noi vediamo è interpretato in modo diverso da ogni persona. Per questo ritengo inopportuno parlare delle singole foto esposte e che sia meglio lasciare ad ognuno le sue emozioni. Le oltre 250 foto presentate ci permettono di conoscere il modo di fotografare di Pepi Merisio, il suo messaggio, ma vi invito a osservare anche per imparare. Potrete così fare degli scatti meno banali, visto che oggi la fotografia è alla portata di tutti con la parte tecnica quasi completamente risolta dalla macchina elettronica. “Guardami” – Pepi Merisio Convento di San Francesco, Piazza Mercato del Fieno, 6 - Bergamo Apertura al pubblico: Da Mercoledì 8 Maggio a Domenica 1° Settembre Orario: da martedì a venerdì 9.30-13 e 14.30-18; sabato e festivi 9.30-19 (chiuso lunedì). Biglietti: Biglietto Intero 7 euro Biglietto Ridotto 5 euro Amici del Museo delle storie di Bergamo, studenti universitari fino a 26 anni, soci Touring - Club Italiano, gruppi di almeno 15 persone Biglietto Gratuito studenti fino a 18 anni, disabili, soci ICOM, giornalisti, guide abilitate, Abbonamento Musei Lombardia. I biglietti di Museo della fotografia Sestini + mostra “Guardami” sono acquistabili anche dal sito www.ticketlandia.it Il 6 Luglio 2019, in occasione di Art2night Bergamo 2019 il Museo della fotografia Sestini Il Convento di San Francesco, il Museo della fotografia Sestini e la mostra fotografica “Guardami” di Pepi Merisio saranno visitabili dalle 19 alle 23 con biglietto ridotto! Apertura speciale dalle 19 alle 23 con ingresso ridotto a 5 euro. Ultimo ingresso: ore 22.00. : Vedi anche www.museodellestorie.bergamo.it/ |
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