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Ricordi fotografici

Il primo supermercato di Bergamo

Guardando una foto del Fondo Lucchetti conservato al Museo Della Fotografia di Bergamo

Di Giovanni Gelmini

La data del 27 novembre 1957 è per gli italiani l’inizio di un grande cambiamento: nasce a Milano il primo supermercato self-service.

È dai primi decenni del novecento che c’erano i Grandi Magazzini in Italia di tipo francese; ricordo la Rinascente e la catena UPIM. Si trattava sì di grande distribuzione, ma era concentrata sui prodotti non alimentari e non era self-service, la c’era sempre la presenza di una commessa che gentilmente ti serviva. Anche a Bergamo c’era la Upim, era all’angolo tra via Sant’Orsola e Piazza Matteotti.

Per la spesa alimentare si doveva andare in vari negozi specializzati. Il frigorifero negli anni ‘50 aveva cominciato a diffondersi, ma non era ancora arrivato in tutte le famiglie e per questo si doveva fare la spesa tutti i giorni e, a volte, anche due volte al giorno. La spesa era un’operazione complessa, che richiedeva competenza e che occupava parecchio tempo.

È così che l’idea di Nelson Rockefeller di portare a Milano un supermercato di tipo americano, supportata da soci italiani tra cui capifila troviamo i fratelli Caprotti, ha un successo strepitoso: lì trovavi tutto quello che poteva servire per pranzo e cena e te lo sceglievi tu!

Vedi la foto: Il Supermercato di Via Zambonate a Bergamo - Archivio fotografico Sestini – Museo delle Storie di Bergamo - Fondo Lucchetti.

Bergamo non resta indietro, poco dopo anche lei ha il suo supermercato in Via Zambonate e l’insegna parla chiaro.

Si trattava di un grande stanzone, una dimensione mai vista prima per un negozio alimentare. Dalla strada vedevi due grandi porte vetrate; si entrava da quella di destra e si usciva da quella di sinistra; l’interno era diviso in due parti.

Appena entrati si vedeva una lunga fila di scaffali, ma la prima cosa che ti colpiva erano i carrelli: piccoli, quasi giocattoli, non come quelli a cui siamo abituati oggi, ma vi ho già detto che la spesa era giornaliera, non c’era assolutamente l’abitudine di fare “scorte” di cibo, cosa avvenuta nel periodo bellico, ma ormai ben volentieri dimenticata.

Sugli scaffali c’erano solo prodotti confezionati e che non avevano bisogno di freddo per la conservazione, cioè biscotti, farina, zucchero, ecc.., c’erano anche dei prodotti per la casa come la carta igienica. Dobbiamo ricordare che l’industria di prodotti per il consumo non era ancora preparata a questo tipo di commercio e ancora molti prodotti venivano forniti in grandi confezioni per il rivenditore, da vendere poi sfusi, e non potevano trovare posto sugli scaffali per il self-service, ma le grandi marche avevano già confezioni adatte e i prezzi del supermercato erano di certo interessanti.

Arrivati sul fondo della prima corsia, mi sembra e non ne sono sicuro perché si potrebbero sovrapporre ricordi di altri supermercati, c’era un banco di salumeria. Quindi si entrava nella seconda corsia, interamente dedicata alla frutta e alla verdura, in cui non c’era più il self service, ma si era serviti da personale del supermercato. Mia madre mi disse che l’idea era venuta a un Gambirasio già attivo nel commercio di frutta e verdura e questo spiegherebbe quel grande reparto.

Quindi si arrivava alla Cassa, dove si pagava in contanti. Non esistevano ancora carte di credito o bancomat e, anche qui, come in tutti i negozi del centro, non si faceva credito. Invece, in quelli dei borghi più piccoli, dove le persone erano conosciute, c’era la consuetudine del “libretto”, su cui l’importo della spesa veniva segnato e il debito veniva saldato a fine mese con l’arrivo dello stipendio.

A questo seguirono altre iniziative, tra le quali la Standa su Viale Vittorio Emanuele e un’altra iniziativa molto particolare del Comune di Bergamo che ebbe sede nel vecchio palazzo del municipio, con ingresso da via Mario Bianco e, penso, successivamente in uno dei Propilei di Porta Nuova. Non sono certo di questa sequenza, che mi sembra la più ovvia; il tempo passato è tanto e di quello che racconto non si trova traccia.

Però ricordo una cosa: mia madre un giorno si chiese come fosse possibile che la carta igienica del supermercato costasse meno di quella che compravamo dal rivenditore all’ingrosso sotto casa e allora fece un esperimento: pesò un rotolo di quella del supermercato ed uno del rivenditore; quest’ultima pesava molto di più dell’altra. Ecco svelato il mistero ed uno dei trucchi spesso usati da chi fa prezzi stracciati.

La Standa a Bergamo in viale Vittorioe Emanuele - Foto Giovanni Gelmini, novembre 1963



Per vedere alcune delle foto concervate dal Museo delle Storie di Bergamo:
https://archivio.museodellestorie.bergamo.it/

Per la storia di Bergamo vedi anche:

La ragazza delle caldarroste ovvero, a Bergamo cosa c’era prima del Coin?
Un po’ di storia della città tra i ricordi di fiori, giornali, angurie e caldarroste.............

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Cosa resta delle Muraine di Bergamo? Oltre a numerosi ruderi sbocconcellati, c’è ancora molto
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La Cappella della Peste di Via Palma il Vecchio, una testimonianza antica. Ma non era troppo vicina alla cinta daziaria di Bergamo, chiamata Muraine? Dove passavano le Muraine attorno al Borgo di San Leonardo? La Cappella è stata spostata quando negli anni ’80 sono stati abbattuti i complessi industriali Zopfi e Arti Grafiche e realizzato il complesso del “Triangolo”?
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Breve storia del Castello di San Vigilio, detto anche Cappella, e della Bàstia
Tratto quasi integralmente da un libricino di Angelo Mazzi, pubblicato a Bergamo nel 1913
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Argomenti:   #anni 50 ,        #bergamo ,        #commercio ,        #grande distribuzione ,        #standa ,        #storia ,        #supermercati



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