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Racconti del '900 – Dalle foto di un Natale

Miragolo San Marco: la scalinata che non c’è più

Dalle foto fatte per il Natale alpino del CAI di Bergamo ad oggi con il contributo finale di Ornella Chiesa

Di Giovanni Gelmini e Ornella Chiesa

Alzo il telefono, è Enrico Bottazzi, presidente del CAI di Bergamo, che mi invita a partecipare ad una “missione”: il Natale CAI a Miragolo San Marco.

L’anno precedente avevo vinto un grosso premio fotografico in un concorso sulla Montagna, organizzato dalla Sezione di Bergamo del CAI; con quei soldi mi ero comprato la mia prima macchia fotografica reflex, fin ad allora avevo lavorato con una macchina di mio padre degli anni ’30, ottima, ma proprio difficile da usare. Mi ero quindi sentito in dovere di prestare la mia opera di fotografo per la Sezione.

Partiamo nel primo pomeriggio con il pulmino Volkswagen del dott. Bottazzi e dopo Zogno, ci inerpichiamo per una strada piena di curve e non certo larga: Endenna, Somendenna, infine un bivio e la strada diventa veramente “campestre”, ma non si può chiamare così una strada di Montagna, no? Eccoci arrivati: una bella chiesa ci accoglie e iniziamo a scaricare i pacchi dei regali da distribuire ai bambini che già ci attendono curiosi.

Una grande stanza piena di bambini e genitori.

Guardo oggi le foto e cerco di leggere dalle espressioni dei bimbi cosa provino; nessun sorriso, tensione, occhi bassi, bocche cucite che guardano in basso, raramente uno sguardo curioso.

Forse si chiedono cosa faranno questi “stranieri” venuti dalla città; ci porteranno via? Paura magari inconscia, vissuta con le terribili favole bergamasche (vedi: "DIAVOLI PITOCCHI E STREGHE" di Bepi Belotti, edito da Museo della Valle nel 1974, Zogno) o più semplicemente non sanno come comportarsi, non sono abituati a vedere persone estranee e può essere che il prevosto li abbia ben bene istruiti evocando le pene dell’inferno e chiudendo con: “non mi fate fare brutte figure”.

Si apre il primo scatolone e inizia la distribuzione. I bambini sono meno tesi, qualche viso soddisfatto finalmente, poi nel cortile si liberano della tensione: eccoli nella foto finale di gruppo.


Un momento di riposo e colgo l’occasione per un giro esplorativo attorno. La chiesa, in stile neoclassico, è una costruzione elegante e semplice e ci si può meravigliare che un così piccolo paese possa avere un così bel gioiello, ma la storia dei nostri luoghi ci insegna che è possibile grazie a famiglie che si sono fatte carico di donare alla comunità cose così belle.

Sul fronte parte una scalinata che scende a una cappelletta; è un invito, scendo. La santella è, come la chiesa, elegante e con la statua della madonna e di due pastorelli.


Mi volto e resto affascinato da quello che vedo. Nella nebbiolina, la scalinata scura, sbocconcellata, bagnata, che assume riflessi lucidi, porta lo sguardo verso la facciata bianca degli archi del loggiato della chiesa, una forte immagine evocativa romantico gotica.

Risalgo la scalinata, giro attorno alla chiesa e trovo un’altra immagine che mi emoziona: il cimitero bianco in contrasto con lo scuro del cielo e della collina.

Ritorno con gli altri nella canonica e dopo un rinfresco offerto dal parroco si riparte per Bergamo.

Questa esperienza lascia un segno in me.

Nel viaggio di ritorno chiedo a Bottazzi se posso ripetere l’esperienza con i miei Scout (allora ero Commissario Provinciale GEI). Bottazzi è molto contento della mia idea e mi indica Dezzo di Scalve come possibile posto dove realizzare la “Befana Scout”. Il luogo mi piace, anche perché sono molto legato alla Valle di Scalve e cosi mi dò da fare ad organizzare; il giorno delle Befana siamo a Dezzo a consegnare questa volta giocattoli oltre a qualche dolce.

Ma il segno lasciato non finisce qui; infatti qualche settimana dopo torno a Miragolo, innevata e con il sole, per vedere e scattare altre foto.


L’atmosfera non è più romantico gotica, tutto si vede bene e risplende con il sole e il bianco della neve.La chiesa è posta su una zona quasi piana, della vallata, ma non c’è il paese attorno che normalmente vediamo.

In effetti mi accorgo ora che Miragolo San Marco è fatto di case sparse su quell’area quasi pianeggiante.
Mi concentro sulla scalinata, che tanto mi ha attratto. L’immagine che vedo dà tristezza: una delle due fiancate è molto rovinata. È ben strana questa scalinata: imponente, anche se fatta con materiali non preziosi, e finisce alla Cappelletta; tra la salinata e la cappelletta passa una stradina in terra battuta poco più di un sentiero.
Quale fu l’idea di chi la fece costruire?




Qui finisce la mia esperienza di Miragolo, ma qualche anno fa, quando mi sono messo a classificare le mie foto, ho cercato la conferma che quello fosse effettivamente Miragolo san Marco.
Ho cercato a lungo perché non trovavo traccia della scala; nessuna chiesa della zona aveva uno scalone simile, eppure ero sicuro che le foto fossero state scattate in quella zona.
Finalmente ho trovato una vecchia cartolina che mostrava la chiesa con scalone e la dizione: “Miragolo San Marco”.

Controllo meglio la situazione attuale e noto che la Cappelletta è ancora ai piedi della chiesa, ma è separata da essa da un alto muraglione, non c’è più lo scalone e al suo posto passa una strada, che conduce a gruppi di case che prima non c’erano.


Anche l’ingresso del cimitero è cambiato: una ventata di modernità! Però sento una stretta al cuore, è come avessero tagliato un pezzo della mia vita.

Ornella Chiesa, che ho conosciuto proprio per delle foto di Miragolo San Marco, mi racconta la storia recente di questo borgo.

Da ragazzina, come tanti di noi a Zogno, si andava a sciare a Miragolo; si facevano anche gare di sci di una certa importanza e d'estate si andava lassù a fare passeggiate e picnic, ma la cosa importante è che Miragolo era un villaggio di vacanza frequentato dalla gente bene di Zogno, che aveva le ville e trascorreva vacanze invernali ed estive. Però venivano anche da Bergamo e Milano a Miragolo per le vacanze e il paese era molto animato.

Ora queste ville sono disabitate, come molte case. Un cascinale con roccolo, molto bello, che si vede andando verso Miragolo San Salvatore, appartiene alla Famiglia dell'architetto Vito Sonzogni, nativo di Zogno. Io ero amica dei figli e li ho partecipato a feste molto belle.

Alla fine degli anni 70 è stato costruito l'Hotel Mauro, un albergo molto bello, che lavorava molto anche come location per banchetti di nozze; infatti, nel 77 anch'io ho fatto lì il mio pranzo di nozze. Sulle alture di Miragolo c'è il Monte Castello, un grande spiazzo con abeti e lì molte famiglie andavano a fare picnic. Anche la mia grande famiglia frequentava quel luogo e mio papà ci allietava suonando la fisarmonica.

Gli Alpini di Zogno hanno edificato una chiesetta e tutti gli anni si fa la festa alla fine di agosto. Poi piano piano, come in tutti i paesi della valle, la gente ha scelto per le vacanze le zone di mare o paesi esotici e così anche Miragolo si è spopolata, lasciando un silenzio troppo malinconico.

Ora vi abitano pochissime famiglie, anche se con la pandemia qualcuno da Milano è tornato a frequentare quel paesino bellissimo, che han una panoramica sulle Orobie da non invidiare a montagne più famose.

La scalinata che non c'è più, è la Miragolo che non c'è più, anche perché da paesello semplice di montagna, abitato da contadini e muratori, negli anni 70 si è riempito di ville e gente chic, ma dopo 20 anni, è sparito tutto e la vecchia scalinata, sostituita con una bella terrazza di cemento, ne è l'emblema.

Noi continuiamo ad andare a Miragolo a passeggiare e cercare funghi.

Ecco questa è la storia di un borgo di montagna bellissimo, ma ora un po' triste.


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Argomenti:   #bergamo ,        #cai ,        #miragolo san marco ,        #natale ,        #zogno



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