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I racconti del Novecento

Rifugio antiaereo: la mia paura

Un ricordo sfuocato dai decenni passati, ma oggi tornato nella mia mente

Di Giovanni Gelmini

La guerra, troppi che vivono oggi in Italia l’hanno solo sentita raccontare per capirla; loro vedono solo le armi, le battaglie e i morti, ma la guerra è ben altro: è paura, paura di tutto, paura di quel che può succedere, paura di restare soli, paura di non arrivare al giorno successivo.
Ero piccolo e ben pochi particolari mi sono rimasti impressi, più che altro legati a suoni o a luoghi.

I suoni: la sirena e il bussare alla porta mi fanno ancora rabbrividire.
Il bussare alla porta credo che per me si leghi alla vista dei tedeschi in casa nostra, come ho già raccontato in “Partigiani, tedeschi e fascisti” ; invece quello della sirena, che sembra più ovvio, si lega anche ad un luogo: il rifugio antiaereo.

Oggi, quando ho visto le foto degli ucraini nella metropolitana, trasformata in rifugio, la mia mente è andata ai tempi di guerra.

Il rifugio, quello nella nostra casa, in cui abitavano quattro famiglie, era stato ricavato nella nostra cantina, abbastanza grande da contenere tutte le persone e ben riparata perché aveva solo una piccola parte di un lato all’esterno. Per evitare il possibile crollo del soffitto erano stati messi dei robusti pali.

Quando suonava la sirena dell’allarme, tutti scendevano nel rifugio; tutti meno uno: lo zio Amedeo, che non poteva camminare e restava seduto sulla sua poltrona con le rotelle; mia madre, oltre l’ansia per l’incursione aerea, aveva la paura per quello che sarebbe potuto succedere a suo fratello. Ecco la paura era il sentimento che pervadeva tutto.

Io non posso ricordare i particolari, ma la paura è per me il vero ricordo.
Quando andavo da mia Zia Emma, che abitava in Viale Vittorio Emanuele, arrivato al cancello che si incontra dopo il Tempio della Chiesa Valdese, provavo paura e non capivo perché. Poi mi hanno detto che quello era il passo carraio del Comando tedesco.

Paura, i miei ricordi non possono essere altro, troppo piccolo per averne di dettagliati, ma ora penso alla paura degli ucraini e sento che è come la mia.

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Brutta cosa la guerra, la mia infanzia l’ha vissuta nei giorni peggiori, quando la paura era dominante: bombardamenti, insicurezza perché non sapevi cosa poteva succederti anche solo girando per una strada, parenti al fronte o prigionieri, di cui si sapeva pochissimo, ma, oltre a tutto questo, sappiamo che c’era anche il problema di trovare il necessario per mettere insieme il pranzo e la cena...

 



Argomenti:   #guerra ,        #memoria ,        #paura ,        #rifugio antiaereo ,        #seconda guerra mondiale ,        #storia



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