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 Anno III n° 6 GIUGNO 2007    -   IL MONDO - cronaca dei nostri tempi



Sesso e perversione a go go: siamo passati dalle veline superscosciate alla pedofilia
Però i veri problemi di oggi sono legati in modo principale alla famiglia che ha abdicato al suo ruolo fondamentale: educare e aiutare
Di Giovanni Gelmini


Siamo subissati dalle “magagne” della nostra società; sesso, omosessualità, pedofilia. Tutte cose principalmente legate a problemi o deviazioni sessuali; tutte cose che sembrano essere esplose oggi, ma non è così. Chiunque può verificare nella storia, nell’arte e nella letteratura che sono problemi sempre esistiti.

La prostituzione è detto “il mestiere più vecchio nel modo” e qualunque femmina sa che deve usare la sua presenza per attrarre, il problema grave quindi non è la negazione della sessualità come fatto normale e le deviazioni come problemi psico-sociologici da risolvere, ma sta nello sfruttamento dilagante del sesso e nella convinzione sempre più forte che si debba trasgredire per dimostrare di essere qualcuno.

I nuovi mezzi di comunicazione di massa: internet, foto digitali, cellulari in grado di fare fotografie e filmati non hanno particolare colpa nello sviluppo delle deviazioni, casomai hanno solo il merito di averle poste all’attenzione esplicita di tutti ed hanno solo ampliato la possibilità di azione degli sfruttatori. E questo è il vero problema da affrontare in modo drastico.

Da sempre si sa che esistono preti e insegnanti pedofili, ma una volta lo si sussurrava all’orecchio, da sempre si sa di donne, e anche di uomini, che si vendono, ma perlomeno in Italia fino alla legge Merlin, il tutto avveniva in posti “riservati”, gli omosessuali ci sono sempre stati, ma pochi avevano il coraggio di dichiaralo apertamente. Cosa è cambiato oggi?

Sono cadute delle barriere di “buon gusto”. Oggi tutti ritengono di avere il diritto di fare quello che desiderano, nel giusto e nell’ingiusto. Il tabù sessuale della verginità è crollato e la cultura comune dà ai giovani l’idea che il sesso è un mezzo per avanzare.
Sembrerà strano, ma senza nessuna costrizioni giovani si prostituiscono per guadagnare qualcosa, una ricarica telefonica o qualcosa di simile. Non dico che questo sia la norma, ma non è neanche una cosa strana; le cronache dei giornali riportano una documentazione sufficiente di questa situazione e ricordiamo che quello che viene scoperto e portato alla conoscenza di tutti è solo una piccola parte della realtà.

Allora da una parte abbiamo una società permissiva, che esalta ovunque l’ostentazione, in particolare del sesso, dall’altra abbiamo un sistema di comunicazione globalizzata che rende difficile un controllo preventivo di tipo censorio ed in mezzo abbiamo famiglie che abdicano all’educare e giovani e bambini e adolescenti intellettualmente impreparati a fronteggiare la massa delle offerte allettanti.

Come prima dicevo, tra tutte queste problematiche la parte veramente schifosa è lo “sfruttamento”. Che una donna o un uomo usi il suo corpo per trarne reddito non è certo una cosa edificante, ma già il Vengelo ha detto come ci si deve comportare. Chi invece induce alla prostituzione deve essere punito in modo forte e tale da fermare questo tipo di attività.
La cosa più schifosa tra tutti gli sfruttamenti è sicuramente la pedofilia. Questa è una aberrazione inaccettabile quando arriva addirittura a coinvolgere bambini o infanti, ma chi ha questi comportamenti non può essere rinchiuso in una galera perché è sicuramente una persona ammalata; quindi va sì isolata, come si isola una ammalato di meningite virale, ma nello stesso tempo va curata. Chi deve essere condannato è chi traffica su queste deviazioni e ci guadagna, in genere belle cifre.

È di qualche giorno fa la notizia che un gruppo di blogger ha fatto oscurare un sito che annunciava la “giornata dell’orgoglio pedofilo”, ma è una vittoria limitata perché un altro riaprirà. C’è che solo da chiedersi come è possibile che occorra una azione di massa per far muovere chi dovrebbe farlo a seguito di una sola telefonata.

Ma torniamo a bomba sul problema più abbietto: la pedofilia.
Precisato che chi la attua è di norma ammalato, scopriamo che, ancora oggi, non è internet il posto dove si hanno i maggiori casi, ma l’ambiente famigliare, includendo in questo gli amici, i vicini, e gli ambienti frequentati normalmente dai bambini come oratorio e scuola.

Quel che succede negli ambienti del clero era già noto a tutti e oggi è stato messo in piazza apertamente dalla BBC, senza essere mai smentito da nessuno.

Nella Scuola la Corte dei Conti segnala che dal 2001 a oggi, su 47 casi esaminati di dipendenti condannati con sentenza definitiva per violenza sessuale, sfruttamento della prostituzione e pornografia, solo in 23 occasioni insegnanti e bidelli sono stati licenziati o destituiti al termine del procedimento disciplinare. Ben 18 dipendenti del ministero dell’Istruzione sono ancora al loro posto. E gli altri sei si sono dimessi volontariamente o sono andati in pensione.
Sono solo 47 i casi arrivati sul banco della Corte perché troppo spesso questi non arrivano alla denuncia agli organi competenti, ma si agisce in modo silenzioso con trasferimenti, anche secondo la Corte dei conti si parla di “mancata o scarsa considerazione da parte del sistema disciplinare delle istituzioni scolastiche nel suo complesso, verso gli interessi di genitori e alunni” che già dal 2001 segnala come “per i reati a sfondo sessuale si era potuto accertare che i primari interessi consistenti nella prevenzione, nel rigore verso i condannati, nella vigilanza, nella certezza dei rimedi, venivano spesso conculcati e sacrificati alla logica della tolleranza verso dipendenti condannati per reati di pedofilia e di violenza nei confronti di minori”, e che “la situazione attuale non è migliorata”.

Oggi, come sempre, si cerca il capro espiatorio: internet, la scuola, l’oratorio, le compagnie; invece la responsabilità è quasi esclusivamente della famiglie che delegano, che pensano che un figlio sia “autosufficiente”, non sanno che invece ha bisogno sì di libertà per crescere, ma di una libertà sempre controllata in modo che non esca dai limiti del rischio “sopportabile”, perché un bambino non ha il senso del limite e il senso della sua incapacità di affrontare cose sconosciute.
Se i genitori non delegano ad altri, parenti o organizzazioni, l’educazione del proprio figlio, non lo scaricano ad asili nido o a vicini, ma lo seguono, attentamente difficilmente andranno in contro a sorprese.
Questo non vuol dire tenere chiusi in casa i figli e non lasciarli vivere la loro socializzazione o non usare quelle strutture che permettono ai genitori di lavorare, ma vuol dire seguirli attentamente, senza far sentire pressioni inutili, vivere con loro le loro esperienze, lasciare che portino a casa gli amici per giocare, usare la casa per feste ed attività non avendo paura di sporcare i pavimenti o rovinare mobili, ma casomai giocare con loro e divertirsi anche; giocare da bambini non fa male mai.

Internet è visto come un grave rischio, ma non è proprio così.
Certo che è una occasione da tenere sotto attento controllo, ma se i figli sono bene “addestrati” può essere addirittura una opportunità educativa, per far capire rischi e problemi reali, ritengo che uno dei peggiori errori degli educatori sia quello di tenere nascosti i pericoli.
La verità è che internet abbatte le barriere sociali e culturali e questo va sostenuto da una maggior capacità a leggere i rischi, ma alla fine non è diverso da quello che ai miei tempi era un uomo all’uscita da scuola che adescava i ragazzi con caramelle e figurine. Se i ragazzi sanno riconoscere l’adescamento lo evitano.

Allora il problema ritorna alla capacità dei genitori di formare i figli, capacità che purtroppo sembra essersi ridotta a ben poca cosa.



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