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 Anno III n° 8 AGOSTO 2007    -   FATTI & OPINIONI



Chi ha paura del lupo... Forleo?

Di Giovanni Gelmini


E ci risiamo. Secondo qualcuno, i parlamentari sono sopra la giustizia. Secondo qualcuno, più precisamente secondo loro! Lo ha ben detto anche Bertinotti, che... ora non è il momento opportuno per sollevare la difesa della “casta”.

Dopo Tangentopoli i cittadini elettori si sono infuriati per la cosiddetta “immunità parlamentare”. Questa, in uno stato di diritto, ha ben ragione di essere, ma con lo scopo esclusivo di proteggere la indipendenza del parlamentare da ricatti e pressioni e evitare le denuncie per “diffamazione” in caso di dichiarazione rese nel ruolo di rappresentante dei cittadini.
L’ immunità però non è e non deve essere un privilegio di “impunibilità” o di blocco dell’attività della magistratura. È evidente che se una parte dell’indagine viene oscurata dall’immunità, l’indagine sarà limitata ed il dibattimento in tribunale non potrà essere “vero”. Ciò succede in questi casi lo abbiamo potuto misurare nel processo per il rapimento di Abu Omar, in cui il segreto di stato impedisce di fatto lo svolgimento degli atti di giustizia.

L’azione della Forleo è legittima e necessaria, il fatto che abbia espresso termini forti come “progetto criminoso” non inficia la sua azione, anche perché il significato delle parole usate nella azione di giustizia è spesso diverso da quello attribuito nel linguaggio comune; né possiamo dimenticare che la legge Boato impone al GIP comportamenti precisi e sulla base di queste prescrizioni la Forleo doveva comunque fare l’ordinanza per verificare se i politici che appaiono nelle intercettazioni hanno in essere un “piano criminoso” o meno. Nessuna accusa pre-costituita quindi.
Tra le altre cose queste intercettazioni sono da anni riportate sui giornali senza averne il quadro complessivo. A tal proposito mi sento di dire che la legge Boato ha peggiorato notevolmente la difesa della libertà dei politici e la difesa della loro “integrità”, quando ovviamente c’è. Sembra incredibile che sia più facile difendersi se si è colpevoli.

E qui centra di sicuro il comportamento dei mass media.
Fassino ha richiamato, non proprio a proposito, il pensiero di Luigi Einaudi. Ma cosa diceva Einaudi?
In una lettera ad Albertini, direttore allora del Corriere della Sera, scriveva “Nove volte su dieci le soluzioni invocate dalla grande maggioranza dei giornali sulla maggior parte delle questioni sono così dannose al paese, sia economicamente che politicamente, che non c’è via di mezzo. O stare zitti, ovvero difendendo la tesi della verità e del buon senso o farsi gridare la voce dagli adulatori delle masse e del popolo”. Cioè l’invito era a non usare il “partito preso”, a non essere complici nel sostenere, al di fuori del vero, le cose che possono essere dannose (ad esempio vedi biodisel e idrogeno), solo perché sono “di moda” o volute da un gruppo di potere, questa deve essere l’indipendenza della stampa! Non è certo nello stile di Einaudi invitare a tacere.

Ma detto questo allora vediamo chi “ha paura del Lupo”

Quasi tutto il centro sinistra e AN sono per una concessione rapida delle autorizzazioni a procedere. Casini sembra orientato per un “NI”, cioè è il solito Ponzio Pilato che se ne lava le mani.
La Lega non si è ancora espressa e probabilmente sta, come al solito, valutando quanto gli sia opportuno non scontentare il suo amico Silvio.

Per il “NO” sono solo Mastella, Rotondi e Berlusconi. Perché? Lasciamo perdere le motivazioni che adducono e guardiamo ai fatti.

Mastella da sempre è nell’Ulivo a mezzo servizio e quindi non c ‘è da stupirsi se è l’unico fuori dal coro anche questa volta e sicuramente è uno che ai privilegi parlamentari ci tiene.

Ma le motivazioni del No addotte da Berlusconi sono in contraddizione con i fatti. La Forleo chiede di usare le intercettazioni per 6 parlamentari in modo equo, tre sono della sinistra: D’Alema, Fassino e Latorre, e su questi si è scatenata la stampa, ma ce ne sono anche tre di Forza Italia: Salvatore Cicu, Romano Comincioli, e Luigi Grillo.

Risulta a questo punto poco credibile la motivazione al no di Silvio Berlusconi che sostiene: "Abbiamo dei principi che restano fermi, che sono sempre quelli, indipendentemente dalle persone che sono coinvolte" e gli fa eco sul Il Giornale Mario Cervi che scrive “Berlusconi ha spiegato con molta chiarezza perché, essendogli stata offerta da Clementina Forleo l'opportunità di sferrare all'opposizione un colpo di quelli che fanno male, abbia invece deciso di rinunciarci”; infatti, come già detto, non ci sono solo i tre diessini, ma, tra i sei, tre sono di Forza Italia e il senatore Grillo è anche indagato.

Allora mi sembra credibile l’ipotesi che il “sacrificio” che si farà sia più che altro per evitare, in difesa di “valori superiori”, che la giustizia faccia il suo corso.



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