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 Anno III n° 10 OTTOBRE 2007    -   FATTI & OPINIONI



Lo “stato di necessità” della gente è ora certificato anche dalla Corte di Cassazione

Di Giacomo Nigro


"Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo". Questo prevede l’art. 54 del Codice Penale, in pratica si giustifica chi agisce borderline in stato di necessità.

Recentemente la Cassazione ha stabilito che il “diritto all'abitazione” va annoverato fra i “beni primari collegati alla personalità” che meritano di essere annoverati tra i diritti fondamentali della persona tutelati dall'articolo 2 della Costituzione. La Corte ha, infatti, annullato con rinvio la condanna per occupazione abusiva di una casa dello IACP, inflitta a una donna indigente dal Tribunale e dalla Corte d'Appello di Roma.

In pratica i supremi giudici hanno ritenuto che l'occupazione abusiva di una casa, da parte di una persona indigente e in stato di necessità, possa ritenersi “giustificata” e non portare alla condanna penale; il caso rientra nel concetto “di danno grave alla persona”.

Quindi rientrano in tale previsione anche quelle situazioni che minacciano solo indirettamente l'integrità fisica della persona in quanto si riferiscono alla sfera dei beni primari collegati alla personalità, tra i quali deve essere compreso il diritto all'abitazione in quanto l'esigenza di un alloggio rientra fra i bisogni primari della persona. Adesso la Corte d'Appello di Roma dovrà verificare le effettive condizioni di povertà della persona interessata per verificare se effettivamente ha occupato la casa in stato di necessità. In tal caso la condanna sarà totalmente cancellata.

Un altro episodio ha attirato, in questi giorni, l’attenzione dell’opinione pubblica: a Cagliari, un uomo di 75 anni è stato sorpreso dal titolare di un negozio di alimentari: l’anziano nascondeva sotto la camicia un pacco di pasta e un pezzo di formaggio. “Con la pensione non riesco a vivere, ho fame, devo mangiare”, ha detto l’uomo in lacrime, il titolare del negozio non lo ha denunciato, anzi gli ha regalato un po’ di viveri.

Questi fatti richiamano l’attenzione sui problemi oramai sempre più frequenti che affliggono la nostra popolazione: la sofferenza sociale è a livelli di guardia. Preoccupa che la politica si fermi alla semplice constatazione che per molte famiglie arrivare a fine mese col reddito mensile disponibile è un problema concreto, restando incapace di affrontare seriamente la questione costruendo un piano d’interventi credibili e concreti. Le estemporanee una tantum non possono rappresentare una soluzione accettabile.

Esaminando l’accaduto non possono non tornare alla mente le non sopite polemiche sulla tolleranza zero verso la microcriminalità e il lavoro abusivo dei “lavavetri” che ora stridono in grave contraddizione con il provvedimento della Corte di Cassazione che ha in pratica restituito dignità giuridica alla violazione della legge in nome della povertà.

La speranza è che su queste questioni si possa intervenire seriamente attraverso l’imminente Legge Finanziaria che ci viene preannunciata leggera ma che già si è già incamminata su una strada piena di ostacoli e rinvii diplomatici.



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