REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno III n° 12 DICEMBRE 2007 FATTI & OPINIONI


Crisi economica: i monetaristi sbagliano e a pagare siamo noi
Di Giovanni Gelmini


Da sempre l'economia subisce la visione monetaristica dei fenomeni perché chi "comanda" è il Governatore della Banca Centrale. Questo privilegia sempre gli aspetti legati alla finanza invece di quelli legati alla corretta dimensione degli investimenti produttivi.

Il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, lancia un segnale grave: secondo lui siamo di fronte a un inflazione elevata accompagnata a un'espansione economica modesta, se non addirittura stagnante. Una delle peggiori situazioni economiche in cui ci si possa trovare e che ricorda molto quella del ’29 americano, infatti noi la riceviamo di riflesso a quella che è una crisi del sistema statunitense e non abbiamo gli strumenti pronti per affrontarla, malgrado quella crisi storica dovrebbe averci insegnato come evitarla.

L'inflazione europea viaggia sul 2,6% (il limite tollerato dalla BCE sarebbe il 2%), il caro petrolio (ormai vicino a 100$ al barile) e i colpi di coda della cattiva finanza legata al fenomeno dei sub prime rendono difficile il controllo della situazione.

Almunia raccomanda: l"evoluzione salariale che deve sempre rimanere in linea con la produttività", sembra così dare ragione a Montezemolo che continua a chiedere di dare maggiore importanza alla contrattazione aziendale che è legata alla produttività reale delle imprese. Anche nel suo ultimo intervento ha dichiarato "Vogliamo poter pagare di più chi lavora di più". Almunia ricorda inoltre la necessità di riportare i bilanci statali al pareggio e che non tutti gli stati stanno operando in questo senso, anche se ha aggiunto che "Italia e Portogallo concluderanno il 2007 senza deficit eccessivo".

Si deve però ricordare a tutti che non basta la politica di bilancio, la via per aumentare la produttività è negli investimenti innovativi, che ovviamente devono essere sostenuti da bassi interessi. Quindi la via della politica economica deve essere: la differenziazione dei tassi e non il tasso unico, stringere il credito al consumo, aumentare le retribuzioni dove c'è la produttività, ridurre i privilegi dell'apparato politico, specialmente tagliare gli incarichi inutili e gli stipendi elevati dei manager, con buona pace di Dini e Mastella, infine eliminare le prassi burocratiche inutili.

Gli incentivi alla ricerca sono basilari, ma non bisogna dimenticare che quando si parla di ricerca da incentivare, non si parla dei cosiddetti “ricercatori” che, nella maggior parte dei casi, solo degli scagnozzi dei Chiarissimi Docenti Universitari; inoltre si deve agire per una scuola che insegni e non che sforni solo titoli cartacei.

Sappiamo come l'Italia soffra per infrastrutture carenti e l'Anas lancia un allarme: gli stanziamenti previsti nella finanziaria "non appaiono coerenti ne con il programma degli investimenti ne con le esigenze per il funzionamento dell'Anas- e poi - risultano inoltre assenti stanziamenti per gli anni 2009-2010". Intanto i politici sono impegnatissimi a discutere di partiti nuovi e di proporzionale in varie salse.

Se è così, siamo messi bene.

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